L’intervista a Stefano Gurioli, giovane cantautore eporediese, in occasione dell’uscita del suo primo disco
Venerdì 12 maggio uscirà “Giorni Migliori”, il primo disco di Stefano Gurioli, giovane cantautore eporediese. Il disco rappresenta un concentrato di pop sfaccettato da sonorità rock’n’roll.
Racconta in maniera brillante e tagliente di una generazione che brancola tra la difficoltà di trovare un personale equilibrio e la precarietà sistematica nel vivere a pieno la vita.
La carica d’energia la si sente già in apertura, nel primo brano dal titolo “Fantasie”, per poi scendere e salire d’intensità come se ci si trovasse su vorticose montagne russe tradotte in musica.
“Jenny” è il confetto, la piccola punta di diamante che troviamo subito al secondo posto della tracklist; una musa ispiratrice che ha smarrito il suo orizzonte e si trova forzata a farsi compiacere, tra lo sballo d’un drink di troppo e un sorriso che ha perso il suo smalto.
Dulcis in fundo, il viaggio musicale si chiude con “La mia generazione”, una ballad rigorosamente acustica che entra senza chiedere permesso in testa e non se ne va più via “…non disseta lo sai l’acqua di tutto il mare”; un’ottima chiusura che può far riflettere senza lasciare dell’amaro in bocca; quel che esce non è un messaggio pessimistico, quanto uno spiraglio di speranza che dev’essere ricercato nella consapevolezza.
Gli arrangiamenti sono ben curati, soprattutto nei minimi passaggi (minuzie sulle quali talvolta gli esordienti non ci perdono neanche tempo).
“Giorni migliori” lo si può acquistare da Discoccasione in via Quattro Martiri 44 a Ivrea, oppure riceverlo direttamente a casa:
Ma non solo, sarà disponibile anche sulle più importanti piattaforme digitali: Itunes, Amazon e Spotify.
È sicuramente un lavoro e un artista da non perdere d’occhio.
Partiamo dal titolo del disco, entrando nel dettaglio. Per te cosa significa, senza minimi termini, “Giorni Migliori”?
“Giorni Migliori” è innanzitutto il titolo di una delle 11 tracce del disco, ma, ovviamente, non solo.
Mi andava che fosse il titolo, perché il testo di quella canzone penso sia abbastanza un emblema del mio modo di scrivere che, senza farlo apposta, risulta sempre molto intimo e autobiografico; e perché, comunque, questo mio primo album racchiude alcuni dei giorni dei miei vent’anni in cui ho scritto canzoni; giorni, nel bene o nel male, di emozioni forti, detto in breve: i Giorni Migliori!
Volendo, dal momento che i miei testi cercano anche di comunicare un messaggio di speranza, può essere interpretato come una ricerca dei propri Giorni Migliori futuri.
Insomma… ognuno ci può vedere quello che vuole.
Quali sono le pretese e le attese che riponi in questo tuo primo lavoro?
Le mie attese sono che passi la veridicità emotiva che sta dietro ad ogni canzone e magari anche la cura negli arrangiamenti, che senza essere chissà che innovativi (alla fine mi andava di fare un album che suonasse in piena sintonia con la tradizione del pop-rock italiano), sono comunque molto curati.
Di pretese è difficile averne, mi piacerebbe trovare un pubblico che si possa affezionare a certi testi e a certe canzoni e che quindi non venga tutto bruciato alla veloce come si usa fare oggi.
Come pensi sia cambiato fare musica oggi rispetto al passato? E soprattutto, credi che questi molteplici canali di pubblicità a costo zero, tra i quali Facebook e Youtube, abbiano favorito l’artista o l’abbiano gettato in pieno oceano tra altri migliaia?
Difficile parlare di confronti tra epoche senza essere un po’ scontati o generici, comunque posso dirti che a me oggi sembra che l’obbiettivo di ricercare consenso abbia superato anche quello di esprimere un proprio pensiero, o un proprio suono. Per farsi conoscere ,oggi, sicuramente bisogna piacere sui social, e i contenuti che hanno più successo sono quelli molto immediati. Il problema è che l’arte non deve per forza essere immediata!
D’altro canto però, in un epoca in cui le case discografiche sono impegnate solo a far investimenti sicuri su artisti usciti dal web o talent, i social ti danno la possibilità di alzare la manina e dire “hey, ci sono anche io”, quindi non li condanno assolutamente, ma, anzi, oggi è importante imparare a usarli nel modo corretto.
Fondamentalmente credo che siano un discreto mezzo per fare conoscere la propria musica, ma è indispensabile rimanere se stessi e non snaturarsi per il semplice obbiettivo di cercare più consensi.
Certe sonorità ricordano molto Ligabue; quali altri star hanno influenzato particolarmente il tuo percorso musicale?
Ligabue è sicuramente uno tra gli artisti che ho ascoltato di più fin da quando ero più piccolo, ma vorrei che il fatto che certe mie sonorità lo ricordino non porti a pensare che io cerchi di emularlo. Io sono più in generale un amante della musica che affonda le sue radici negli anni ’70, e se dovessi dirti altre star di cui sono andato a spulciare nel dettaglio le biografie potrei dirti sicuramente Keith Richards, Bruce Springsteen e Fabrizio De Andrè.
Una cosa che mi ha colpito è stata scoprire che frequenti un corso universitario insolito quanto affascinante: enologia. Pensi sia forte l’anello di congiunzione che unisce il vino alla musica?
Sicuramente il legame tra cantina e musica live è sempre stato forte, ma non ho scelto questo percorso pensando ad un suo possibile legame con la musica.
Io credo che una condizione necessaria per fare musica sia quella di potersi esprimere liberamente, usando i suoni che si vuole e andando a dire esattamente quello che si vuole, e perché questa totale indipendenza sia possibile è importante che alla base ce ne sia anche una economica. Nel momento in cui sei costretto a vendere musica per guadagnarti da vivere probabilmente sei meno libero di esprimerti, o è probabile che tu finisca a scrivere canzoni per gli altri e non per te stesso.
Per salutarci, parlaci dei tuoi progetti futuri. E nel frattempo: IN BOCCA AL LUPO!
I progetti futuri sono di suonare il più possibile nei festival o nei locali che me lo permetteranno e cercare di portare questi disco in mano a più persone possibile.
Intanto la vita va avanti e ogni giorno continuerà ad essere pieno di incontri o spunti che mi porteranno a scrivere nuove canzoni, quindi, piano piano, prima o poi, prenderà forma il pensiero di incidere il prossimo album.
Si dice “crepi il lupo”, no ?
Grazie di cuore.
Riccardo Bonsanto