Lettera aperta di Enrico Giacopelli e Laboratorio Civico: I lavori sulla ferrovia a Ivrea, l’Amministrazione comunale poteva fare di meglio
L’avvio della gara per la progettazione esecutiva dei lavori di elettrificazione della linea ferroviaria Ivrea Aosta annunciata il 30 dicembre scorso, pone fine a qualsiasi discussione su un progetto, senz’altro necessario, ma che, visto dalla prospettiva di Ivrea risulta gravido solo di aspetti negativi nel medio e – probabilmente – anche nel lungo periodo.
Il progetto, salvo eventi assolutamente imprevedibili, dunque si realizzerà. Con buona pace dei cittadini di Ivrea che dovranno subirne gli impatti in termini di trasformazioni dall’esito ignoto del Lungo Dora nel tratto interessato dall’innalzamento della galleria ferroviaria e di tre anni (almeno) di caos nella circolazione stradale a causa dei cantieri alle imboccature del tunnel ferroviario. Mentre i pendolari subiranno il resto a causa del blocco della ferrovia attorno al nodo di Ivrea e all’attivazione di sistemi di trasporto alternativi.
Poteva andare diversamente? Forse no, vista la pressione della Valle d’Aosta che ha trovato facili alleati nei comuni canavesani della tratta a monte di Ivrea, la necessità oggettiva dell’opera e la disponibilità finanziaria per realizzarla messa a disposizione dal PNRR.
Tuttavia, anche se non c’è stata battaglia, l’esperienza sconta, purtroppo sulle spalle dei cittadini di Ivrea, gli effetti del modo con cui l’attuale maggioranza ha governato il tema della trasformazione della città: senza visione prospettica, capacità di creare alleanze territoriali e di rapportarsi con le istituzioni di livello superiore, opacità dei processi decisionali e mancanza di comunicazione alla cittadinanza.
Di fronte all’impatto delle opere sull’assetto del lungo Dora, si sarebbe dovuto rivendicare il controllo della qualità urbana da parte della città invece di accettare che fosse delegato a qualche oscuro ufficio progetti di Ferrovie d’Italia, pretendendo che il disegno del nuovo assetto del lungo Dora fosse oggetto di concorso di architettura o quanto meno affidato ad un paesaggista di fama come quell’importante brano di città merita.
Si sarebbero potute negoziare con Ferrovie compensazioni in termini di opere di miglioramento della viabilità cittadina, per favorire ad esempio una mobilità più sostenibile, in cambio del disagio determinato dai cantieri e concordare tempi e metodi più compatibili con l’esigenza di ridurre la loro durata e l’impatto sul funzionamento della città.
Su un altro fronte, la mancata solidarietà dei comuni lungo la tratta nei confronti della posizione di Ivrea è la plastica dimostrazione della incapacità di tessere rapporti fuori dell’uscio di casa di questa amministrazione, il cui sindaco si è mosso in ritardo (lo studio di fattibilità dell’opera è del 2019!) e quando l’ha fatto, nel 2022, ha incontrato l’interlocutore sbagliato, andando a parlare al Ministero dei Trasporti quando era noto che il progetto è di competenza di Ferrovie.
Ma l’aspetto forse più critico dell’intera vicenda è nel modo con cui l’amministrazione non ha reso partecipe la popolazione ad una trasformazione “epocale”, riproducendo – speriamo per l’ultima volta – la ormai antistorica distinzione fra chi prende decisioni e chi le subisce passivamente.
Non si è andati al di là di qualche comunicato stampa in cui il sindaco annunciava i suoi tardivi movimenti e di un voto contrario unanime del Consiglio Comunale. Per il resto alla cittadinanza non è stata offerta alcuna occasione per farsi un’opinione propria in merito al tema. Nessun rappresentante di Ferrovie d’Italia è stato invitato a illustrare il progetto, magari in contradditorio con l’amministrazione in pubbliche assemblee; né l’Amministrazione si è peritata di rendere pubblico il progetto e di offrire al pubblico dibattito almeno i render del progetto di riassetto del lungo dora e di piazza Perrone prodotti da Ferrovie su richiesta della Soprintendenza (per inciso, l’unico Ente che si sa concretamente attivato durante il processo per difendere la qualità urbana di Ivrea!).
La popolazione cittadina ha dovuto quindi accontentarsi del passa parola, e di qualche raro articolo di giornale che tentava di porre problematicamente il tema.
In definitiva, quella a cui tutti abbiamo dovuto assistere è dunque la storia di una sconfitta annunciata. Sconfitta sul piano dei contenuti perché il progetto verrà realizzato in totale difformità ed indifferenza dal punto di vista della Città (così come espresso dalla sua Amministrazione); sconfitta anche sul piano del metodo, perché la vicenda ha segnato il punto basso di una modalità di governo distante dalla cittadinanza, figlia di una visione del mondo che al di là delle belle parole considera i cittadini incapaci di giudizio autonomo e privi di competenze da mettere in campo in un processo più aperto ed inclusivo di governo della città. Una modalità che ha fatto il suo tempo e i suoi danni e da cui è ora di uscire, anche a Ivrea.
Enrico Giacopelli e Laboratorio Civico Ivrea
Ivrea, 27 gennaio 2023