Formiche

Rubrica Contronatura di Diego Marra

Formiche impegnate in una unità ponte (Fonte foto: © lirtlon – Adobe Stock)

Ci riteniamo la specie animale dominante e soprattutto l’unica ad aver sviluppato tecnologie per la sopravvivenza, la più importante delle quali è sicuramente la produzione di cibo tramite agricoltura e allevamento che permise il nostro sviluppo sociale da un tempo antico legato a caccia e raccolta.

Ma siamo proprio sicuri di essere unici?

Immagino che le formiche vi infastidiscano, soprattutto se le trovate nella dispensa alla ricerca di briciole di cibo: allora mano agli insetticidi, che sono più dannosi alla nostra salute di una piccola invasione di insetti. Lo so, le formiche pizzicano, ma non tutte, producono ponfi, bruciori e pruriti fastidiosi; in Italia, come se non bastasse, sono apparse anche le formiche di fuoco, originarie del Brasile, che infliggono punture alquanto dolorose e possono provocare gravi danni alle radici delle piante; per tale motivo sono inserite nella lista delle cento specie invasive più dannose del mondo. Vediamo più da vicino questi splendidi insetti.

Le formiche appartengono all’ordine degli Imenotteri, sono strette parenti di api e vespe anch’esse dotate di veleno e pungiglione, si stima ne esistano circa 16000 specie, sono comparse 100 milioni di anni fa  e da allora si sono espanse diventando quasi ubiquitarie: assenti solo in Antartide, Islanda e Groenlandia (sarà per questo che Trump la vuole?). Si stima ne esistano più di 10 milioni di miliardi (circa 1,5 milioni per essere umano!), hanno una biomassa di circa un quinto di quella umana, ma superiore alla sommatoria di mammiferi e uccelli viventi e la stima è conservativa! Se confrontiamo il modello della nostra socialità con quello degli altri vertebrati osserviamo che nessuno ha un assetto sociale profondamente organizzato come il nostro. Ma se consideriamo gli invertebrati scopriamo che sono alcuni di loro ad aver concepito incredibili strutture eusociali (eusocialità= il livello più alto di organizzazione sociale che si realizza in alcune specie animali); segnatamente: api, vespe, termiti e, soprattutto, formiche. Su questo argomento molto è stato scritto da E.O. Wilson e B. Hölldobler di cui consiglio vivamente il libro “Formiche” che è sì un saggio scientifico, ma si legge come un sorprendente romanzo. Leggendolo scoprirete che le formiche comunicano tra di loro in modi variegati, senza bisogno di smartphone, cooperano alla costruzione dei nidi, coltivano funghi per nutrirsene, allevano afidi, combattono guerre tra specie e formicai, concludono anche alleanze, imparano dall’esperienza. Tutto ciò non si realizza in un organismo, ma in un superorganismo che è l’insieme degli individui del formicaio, dove ogni formichina ha un compito preciso ed inestricabilmente connesso con le altre. Alla base ci sono le operaie specializzate, alcune cercano il cibo, altre coltivano fungaie nel formicaio, altre si occupano delle uova e delle larve come perfette babysitters, per ogni compito esiste un’operaia che lo può compiere, ma sono anche intercambiabili. Vi sono poi i soldati (o soldatesse), formiche più grosse e forzute che vigilano sulla sicurezza della comunità, in alcuni casi il dimorfismo tra soldatesse e operaie è molto marcato, come nel genere Pheidole in cui la testa di un soldato è grande come un’operaia. Tutti gli individui del formicaio sono femmine sterili salvo la regina che è più grande delle altre e vive solo per produrre uova. E i maschi? Come in molte specie di invertebrati i maschi sono un accessorio che serve solo al rimescolamento genetico tramite la fecondazione; avrete visto formiche alate svolazzare in cortei nuziali dove avviene l’accoppiamento, i maschi, come accade nelle api, purtroppo passano poi a miglior vita, mentre le femmine fecondate perdono le ali e formano una nuova colonia.

Alcune considerazioni sull’eusocialità di formiche e umani. La società delle formiche è matriarcale i maschi non sono necessari, la regina può produrre uova non fecondate, la nostra è una società essenzialmente patriarcale dove le femmine sono spesso considerate esseri inferiori. Non esistono femminicidi tra i simpatici insetti, semmai avviene il contrario, non si uccidono i maschi, ma li si lascia morire di inedia (tanto sono inutili). Le formiche hanno una struttura sociale fortemente gerarchizzata anche se molto cooperativa in cui nessuna soffre la fame o il disagio; però hanno una regina che detta la vita del formicaio e gestisce la riproduzione secondo le esigenze delle caste. Praticamente una dittatura, o se vogliamo nominarla con un termine più moderno un’autocrazia. Mi viene un sospetto: l’eusocialità potrebbe condurre fatalmente alla comparsa di un autocrate? Vi ricorda niente? Ma le formiche non votano, mentre noi poveri imbecilli spesso li portiamo al potere.

Diego Marra