Lunedì 8 novembre sciopero di otto ore dei lavoratori del CIC dopo l’annuncio dell’azienda della cessazione delle commesse in scadenza il 31 dicembre prossimo.
Parte tardi la mobilitazione al CIC, diciamo almeno con tre anni di ritardo. Infatti le sorti del Consorzio potevano ben essere previste fin dal 2013 con le prime crisi di liquidità e stipendi non pagati, e poi nel 2014 con la cassa integrazione e infine nel 2015 quando i soci pubblici (Comune di Ivrea, CSI e ASLTO4 in testa che insieme arrivavano quasi al 60%), decisero di abbandonare il virtuoso progetto di un consorzio pubblico per l’informatizzazione di enti pubblici comunali e aziende sanitarie e vendettero ad un soggetto privato, la CSP.
Sulla vendita del CIC alla CSP abbiamo scritto più volte esprimendo sempre critica e preoccupazione, anche quando altri stappavano bottiglie per il “salvataggio” e si vedevano foto con i volti sorridenti dei salvatori Claudia Pasqui e Pio Piccini. Naturalmente fu un fatto positivo conservare nell’immediato i posti di lavoro, ma non c’era da stare tranquilli perché gli elementi per sospettare che la chiusura fosse solo rimandata c’erano tutti.
Primo elemento la presenza nell’operazione di un nome già tristemente noto nel nostro territorio, quel Pio Piccini condannato nel processo per bancarotta fraudolenta di Agile ex-Eutelia, presentato come consulente di CSP (non poteva infatti essere socio o amministratore di CSP pena l’esclusione, appunto per la condanna in Agile, della società dai bandi pubblici).
A ulteriore conferma dei dubbi sull’operazione, passato meno di un anno e mezzo dalla vendita del CIC si ha notizia di indagini della Procura e della Corte dei Conti di Torino sulle privatizzazioni dei centri informatici piemontesi, fra questi il CIC e il CSI. Dalle indagini è uscito un quadro di scatole cinesi con protagonisti i soli noti, oltre a Piccini, la presidente di CSP Claudia Pasqui (concittadini e coppia di ferro che torna spesso in diversi “salvataggi” di aziende pubbliche e private). E ancora, ad aprile di quest’anno sono scattati gli arresti per l’ex presidente di Finpiemonte, Fabrizio Gatti e di nuovo per il nostro Pio Piccini, in seguito all’indagine sul buco da 6,5 milioni di euro in Finpiemonte, l’accusa è di peculato. E arriviamo al 19 giugno scorso quando i finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Torino eseguono tre ordini di custodia cautelare per frode fiscale nei confronti della presidente di CSP Claudia Pasqui e del consigliere delegato Fabrizio Bartoli, responsabile operativo in CIC e vengono sequestrati beni per oltre 10 milioni di euro, l’equivalente presunto del profitto dei reati tributari contestati.
Con questo quadro è normale che in CIC la situazione sia di nuovo esplosa. Ad inizio luglio non sono state pagate le quattordicesime e lo stipendio di giugno è arrivato a rate, con fatica.
E solo a questo punto viene quindi avviata la procedura di mobilitazione e l’8 novembre prossimo ci sarà il primo sciopero di otto ore in reazione alla comunicazione aziendale della “definitiva cessazione di tutte le commesse al prossimo 31.12 in quanto già assegnate dai vari Committenti ad altre Aziende e l’inesistenza di ogni clausola sociale a tutela dell’occupazione.“, leggiamo nel comunicato di CGIL e UIL che continua “le scriventi Organizzazioni Sindacali, preso atto della gravissima situazione venutasi a creare e della concreta ricaduta negativa sul piano occupazionale per i lavoratori ad oggi impiegati sulle lavorazioni che saranno prossimamente dismesse e riassegnate, indicono per il prossimo 08.11.2018 una giornata di Sciopero con astensione dal lavoro di tutto il personale dipendente per l’intera giornata lavorativa.”
Le organizzazioni sindacali hanno anche chiesto un incontro in Regione con tutti i committenti di CIC e sentiranno il sindaco di Ivrea dopo l’incontro interlocutorio del luglio scorso.
Ma cosa mai potranno dire i committenti che hanno già riassegnato le commesse ad altri soggetti (Leonardo Finmeccanica, Dedagroup e altri attraverso gara Consip)? E cosa mai potrà dire il sindaco Sertoli che non ha nemmeno assegnato la delega al lavoro dando chiaro segnale di quanto valuti l’intervento dell’amministrazione sulle questioni del lavoro?
Cadigia Perini