Governo, Sinistra, FCA e destino industriale di Torino, razzismo al centro della festa, un contributo alla ritessitura di un filo che è andato perdendosi.
La Festa della Fiom di Torino torna in un “mondo” che, a distanza di un anno dall’ultimo appuntamento, appare totalmente cambiato: un “razzista” (si può dire?) al governo, un imbarbarimento del confronto politico sconcertante, una sinistra ancora stordita dal risultato elettorale e quindi una reazione timida e comunque inferiore alle potenzialità, come dimostra invece la bella e partecipata manifestazione di Ivrea. E poi il lavoro, le promesse elettorali sulle pensioni, le iniziative del governo di modifica del Jobs act – più di facciata che di sostanza – con il Pd che però insiste in modo autolesionistico a difendere sic et simpliciter l’operato dei governi precedenti – e una sostanziale indifferenza alle vicende industriali (Fca in testa), se si eccettua il caso dell’Ilva dove l’incertezza la fa drammaticamente da padrona.
Come sempre Torino è una piazza difficile ma significativa, considerando anche il territorio della provincia: una delle vertenze irrisolte più gravi riguarda la Comital di Volpiano, a due passi da Ivrea, e non solo dal punto di vista geografico.
La Festa prova a “prendere di punta” questa situazione, di cui anche i metalmeccanici sono – spesso loro malgrado – parte, cercando di solleticare l’opinione pubblica sulle questioni più scomode e provando a contribuire a ritessere un filo che in questi anni è andato perdendosi.
E quindi nei 4 giorni di festa, a partire dal lavoro, c’è un confronto sul governo, e uno successivo sulla sinistra. Dedichiamo poi una giornata a Fca e alle prospettive industriali di Torino. “L’italia sta diventando razzista” è invece il titolo provocatorio ma diretto per parlare di migranti. Saranno infine i Lou Dalfin a chiudere l’8 sera la Festa con un concerto.
Federico Bellono