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Tipologia evento
L’Arte Bella
L’evento nasce da una collaborazione tra il Corso di Laurea in Infermieristica di Ivrea, L’ASL TO4 e l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Torino e Provincia per richiamare l’attenzione sul valore della cura come fondamento della vita sociale.
Ideato da Valerio Dimonte, professore di Scienze Infermieristiche dell’Università di Torino, e dalla regista Alessandra Rossi Ghiglione, direttrice di SCT Centre, lo spettacolo porta in scena una narrazione teatrale che prende spunto dalla drammatica esperienza del Covid coinvolgendo idealmente una figura di grande ispirazione per la professione infermieristica, Florence Nightingale, in dialogo con un’infermiera dei nostri giorni.
La pioniera inglese nell’Ottocento dettò le prime regole in corsia trasformando l’assistenza ai malati in vera e propria professione ed è ancora oggi considerata “pietra miliare” per coloro che decidono di intraprendere questo percorso formativo.
“L’assistenza è un’arte e se deve essere realizzata come un’arte, richiede una devozione totale e una dura preparazione, come per qualunque opera di pittore o scultore; con la differenza che non si ha a che fare con una tela o un gelido marmo, ma con il corpo umano, il tempio dello spirito di Dio. È una delle belle arti. Anzi, la più bella delle arti belle”, era solita dire la Nightingale.
Un principio che continua ad ispirare le nuove generazioni di infermieri e che il testo teatrale restituisce nella sua narrazione. Sul palco mito e realtà si incontrano in una scelta registica insolita. Florence è un personaggio interpretato da un’attrice professionista, Antonella Enrietto, mentre Teresa Siena interpreta sé stessa, perché nella vita è realmente una infermiera e al pubblico offre una narrazione esperienziale dell’emergenza sanitaria, vissuta tra le corsie di un reparto ospedaliero torinese. «La narrazione teatrale si rivolge a un mito fondatore per interrogarlo e sfidarlo. Il teatro ritrova la sua necessità di luogo di catarsi collettiva, come nell’antica Grecia, e di rito civile. La finzione teatrale ci consente collettivamente di ritrovarci insieme curanti e cittadini ed elaborare le emozioni e i sentimenti vissuti in questo biennio pandemico e rifondare così le condizioni del nostro esser società civile poiché vediamo e condividiamo i valori sui quali vogliamo essere società futura e società della cura», spiega la regista Alessandra Rossi Ghiglione. Due storie di vita in scena, due generazioni distanti, due luoghi temporali che dialogano. Passato e presente si rincorrono per narrare della cura e della sua sapienza, per dare voce al ruolo di chi ogni giorno si impegna professionalmente e umanamente per prendersi cura della salute di tutti. «Lo spettacolo fa emergere i principi fondamentali promossi da Florence: la considerazione della persona umana, la vicinanza ai malati, l’accudimento, ma non come spirito caritatevole bensì come elementi che accompagnano la formazione e strutturano la competenza – spiega il professor Valerio Dimonte – Sono valori ancora attuali che la pandemia non solo ha rivalutato all’interno della professione ma ha reso evidenti all’esterno».
Allo spettacolo seguirà un dibattito per condividere pensieri, emozioni e prospettive. Ci saranno le voci delle professioniste e dei professionisti in prima linea negli anni 2020- 2021, delle Associazioni, delle attrici. La domanda sottesa sarà: cosa abbiamo imparato e cosa abbiamo già dimenticato?