Quando
Dove
Via Dora Baltea, 40b, Ivrea
Tipologia evento
Hibaku Jumoku
Il trio nasce da un’idea di Paolo Inserra, eclettico batterista piemontese (Baustelle, Uppertones, Giuliano Palma). A completare il connubio si aggiungono: al basso tuba Francesco Bucci, musicista sperimentale e compositore (Ottone Pesante, Zobibor, Calibro 35) e al sax tenore Antonio Gallucci, musicista e compositore (Vertical, Gli Stellari).
La band è al suo esordio con questo progetto ipnotico e coinvolgente che offre un’esperienza strumentale dal colore psycho-jazz dove il basso tuba, oltre a sostenere e caricare l’impulso ritmico creando loop e riff aggressivi, contribuisce allo sviluppo melodico con effetti e soluzioni timbriche al limite del crossover; la batteria disegna dinamici groove con sonorità jazz-rock che offrono spesso un pregevole tributo al punk più immaginifico, mentre il sax tenore chiude il cerchio con un contributo melodico intessuto su timbriche inusuali spesso impreziosite dall’elettronica, dando vita a temi originali e a momenti solistici visionari.
Il nome Hibaku Jumoku deriva dal nome dell’unico albero sopravvissuto alla bomba atomica di Hiroshima: la band abbraccia il tema anti-atomico raccontando un’apocalisse contemporanea in cui musica e cultura sono elementi imprescindibili di reincanto, gioco e mutamento.
——————————————————–
Massimo Pupillo è noto soprattutto per essere il membro fondatore degli Zu, con i quali ha pubblicato 18 album e suonato più di 2000 concerti in tutto il mondo.
Ha mantenuto un approccio molto aperto e multidisciplinare
che lo ha portato a lavorare con alcune delle figure più acclamate nel mondo dell’arte di oggi: il fotografo sudafricano Roger Ballen, gli attori Malcolm McDowell e Marton Csokas, il regista Romeo Castellucci (del leggendario gruppo teatrale d’avanguardia Societas Raffaello Sanzio), la star dell’opera francese Marie-Agnes Gillot, il gruppo di danza contemporanea Dewey Dell, ecc.
Industrial Slave è il mio nuovo live set.
È ispirato all’omonimo poema dell’autore, poeta, attore, musicista e attivista politico nativo americano John Trudell. Questa poesia sarà ascoltata per intero all’inizio del set, per poi lasciare spazio esclusivamente al suono fino alla fine, dove, come trasmissione ai tempi attuali, sarà ascoltata anche la poesia di uncle lee (William S Burroughs),
Un suono che vive oggi, ma che affonda le sue radici e le sue radici nel movimento elettronico e industriale degli anni ’80 e ’90, ispirato tanto da Spk, Clock DVA, quanto da Scorn e Techno Animal, ma digerito e ributtato in una dimensione “post everything”. Un suono che descrive e raffigura un nuovo mondo fatto di scatole digitali, gabbie digitali, codici a barre, codici QR per accedere ad altri codici QR, A.I., pass vari e telecamere di sorveglianza praticamente ovunque. La durata di questo set è di circa 50 minuti.