Erdogan, Wikipedia, la Turchia e il pop tamarro: Gülşen, videoclip di “Bangir, Bangir”, Turchia 2015; nella rete; 10.5.2017
“Il 29 aprile le autorità turche hanno bloccato l’accesso a tutte le versioni linguistiche di Wikipedia”. Leggo la notizia e l’appello al governo turco mentre apro la wiki per cercare informazioni su un cantante turco di musica popolare citato nel bel romanzone “Il Museo dell’Innocenza” di Orhan Pamuk che sto leggendo: cerco spesso di recuperare i riferimenti in modo da integrare la lettura con altre esperienze.
Da molti anni vado ogni tanto in Turchia (nord, sud, ovest, centro – non l’est). Mi piaceva (e mi piace tuttora) questo paese, cerniera tra culture passate e recenti, esempio di un’evoluzione politica e religiosa unica in Europa e nel Vicino Oriente. Un paese che sorprendeva sempre perché metteva in crisi (ogni volta) i nostri (i miei) stereotipi e pregiudizi sull’evoluzione del mondo islamico. Le notizie che ci arrivano invece di questi tempi mi mettono in guardia come non mai.
Per chi non lo sapesse, Gülşen è una cantante turca di musica pop; un pop evoluzione della musica popolare del paese. Frutto di un fenomeno che negli ultimi anni ha invaso la musica pop occidentale: l’integrazione della musica etnica nel pervasivo pop multinazionale e diciamo, senza giudicarne in assoluto il valore, tamarro. Basti pensare al reggaeton di Maluma derivato dal reggae: il videoclip della sua polemica e discutibile canzone, “Cuatro Babys” del 2016 sta per raggiungere i 700 milioni di visualizzazioni; oppure il tormentone di Don Omar “Danza Kuduro”, scopiazzamento del più nobile e antico kuduro angolegno, che ha raggiunto i 150 milioni. Per non parlare dell’iraniano Arash: il curioso e significativo videoclip “OMG – Oh my God” ha già superato i 75 milioni di visualizzazioni.
Di Gülşen ho scelto di evidenziare il videoclip della canzone “Bangır, Bangır“. E’ un videoclip emblematico e al top della musica pop turca e non. Nella rete ha già raggiunto 250 milioni di visualizzazioni, non poche per una musica, seppure pop, derivata dai ritmi e dalle cadenze della musica turca. E’ un videoclip allegro e divertente. Gülşen fa molto bene il suo lavoro. La musica è ritmica come si confà ad un tormentone da ballare. Le parole sono interessanti e atipiche per il genere: cercare la traduzione. I ragazzi e le ragazze belli e spensierati. La scelta del luogo dov’è girato non è casuale.
Una modesta proposta: vedere il videoclip di “Bangir, Bangir”, vedere poi “OMG” di Arash, riflettere nel frattempo sulle proprie idee sulla Turchia e su quello che sta succedendo lì e nel Vicino Oriente. E anche qui. Per completare ascoltare con cautela “Cuatro babys” di Maluma e soci (previa traduzione italiana delle parole), poi mettere di sottofondo il tormentone “Danza Kuduro”. Femminismo, maschilismo, violenza, repressione, liberazione, gioco, cultura, società, politica, business, elitarismo, oriente, occidente, evoluzione…
Paco Domene