A cinque anni dalle precedenti amministrative il PD cala drasticamente, ma il centro-sinistra rimane la prima coalizione della città; il centro-destra unito è trainato dalla Lega che incassa un risultato sei volte migliore rispetto al 2013; la coalizione civica di Comotto è premiata e raddoppia i consensi, pur non riuscendo ad arrivare al ballottaggio; il M5S sprofonda rispetto alle politiche del 4 marzo, ma migliora rispetto al 2013
Molti credevano si sarebbero trasformate in uno “tsunami” politico, ma le elezioni comunali del 10 giugno ad Ivrea, pur rivelando “sorprese” e tendenze significative certificano il primato della coalizione di centro-sinistra eporediese. Un risultato di continuità rispetto alla storia della città, ma che va contestualizzato e che dovrà essere confermato al ballottaggio che si terrà il 24 giugno. Rispetto al 2013, tuttavia, le differenze sono molte ed evidenti.
Il centro-sinistra: un amaro primo posto
Il centro-sinistra rimane la prima forza politica della città, conquistando, con il candidato sindaco Maurizio Perinetti, 3.847 voti. Un risultato sul quale non molti avrebbero scommesso, soprattutto se inserito in un contesto nazionale difficile (alle elezioni politiche del 4 marzo il centro-sinistra l’aveva “spuntata per un soffio” a Ivrea). Per quanto sia difficile attribuire meriti sulla capacità di ricucire in fretta e furia rotture e divisioni interne alla formazione democratica, è evidente come la figura di Perinetti abbia giocato un ruolo conciliante; i costanti e pedestri battibecchi dei cosiddetti ex-balluriani, infatti, non hanno inficiato il risultato finale. Nonostante ciò, il Partito Democratico ha ottenuto solo 2.762 voti. Un risultato scoraggiante per un partito che nel 2013 aveva totalizzato 4.065 voti e che da allora ha continuato a perdere consensi (alle elezioni del 4 marzo il PD aveva perso 658 voti, fermandosi a quota 3.407). Dal 2013 al 2018 il bilancio del PD è indubbiamente negativo e gli elettori persi sono 1303.
Le altre tre liste a sostegno della coalizione, ovvero Libera Sinistra per Ivrea, Moderati e Ivrea+Bella hanno collezionato risultati modesti, per un totale complessivo di 1032 voti, sufficienti a garantire il primo posto al centro-sinistra eporediese con il 35,79% dei voti.
Il centro-destra unito: necessario, ma non sufficiente
La scelta del centro-destra di presentarsi unito (e non diviso come nel 2013) ha indubbiamente pagato, per quanto la coalizione guidata da Stefano Sertoli non sia riuscita nell’impresa di superare il centro-sinistra. Il centro-destra guadagna 3.304 voti complessivi, ovvero il 30,74%. A trainare la coalizione è la Lega che passa dai 197 voti del 2013 ai 1.295 del 2018: più di sei volte il risultato di cinque anni fa. Male, invece, per Forza Ivrea: nel 2013 (allora si chiamava Popolo della Libertà) aveva totalizzato 754 voti e alle elezioni del 4 marzo era addirittura salita a 1.410 voti, mentre il 10 giugno i suoi consensi sono stati di appena 573.
All’interno della coalizione la lista civica Cambiamo insieme ha ottenuto 823 voti, mentre la lista Insieme per Ivrea di Ballurio 491 voti. Su quest’ultima lista, in particolar modo, i riflettori erano puntati sull’ex Presidente del Consiglio Comunale Elisabetta Ballurio, sconfitta alle primarie del PD da Perinetti, uscita dal partito e “migrata” verso il centro-destra. Guardando alle preferenze risulta chiaro come il “salto della quaglia“, così com’era stato battezzato, non abbia ripagato, portando la candidata dalle 507 preferenze del 2013 alle 138 del 10 giugno, nonostante fosse candidata di una lista che portava il suo nome.
Le liste civiche per Francesco Comotto: raddoppiati i consensi
La coalizione civica guidata da Francesco Comotto, invece, raddoppia i suoi consensi e assesta un più che dignitoso 18,07% con 1.943 voti totali. I cinque anni trascorsi dai banchi dell’opposizione hanno dato i loro frutti ed è stata altresì premiata la scelta di guardare anche ad altre formazioni. La lista Viviamo Ivrea, infatti, da sola ha collezionato 878 voti (poco più di un centinaio rispetto al 2013), mentre un aiuto considerevole è arrivato dalla “lista col gallo” Cambiamo Ivrea (583 voti). Scarso, infine, il bacino di voti della terza lista della coalizione, Ivrea Comune – Sinistra e Costituzione (228 voti). Una considerazione a margine, ma doverosa, è il fatto che il candidato Comotto abbia preso, in proporzione rispetto agli altri candidati sindaci, più preferenze (254 preferenze in più rispetto al totale dei voti delle liste. Per intenderci: Perinetti ne ha presi 53 in più, Fresc appena 52 e Sertoli 122).
Il M5S: benino rispetto al 2013, malissimo rispetto alle politiche
Sul “flop del M5S“, come alcuni giornali hanno già cominciato a titolare, va fatta una riflessione. Il M5S, guidato a Ivrea dal candidato Massimo Fresc ha effettivamente ottenuto un risultato molto modesto: 1.456 voti, pari al 13,54%. Un risultato che era nell’aria, considerate le prime avvisaglie che erano giunte dalla vicina Val d’Aosta, ma questi numeri, per quanto condannino il M5S al penultimo posto della classifica elettorale, confermano i pentastellati come la seconda formazione politica d’Ivrea, preceduta solo dal PD. Nel 2013, infatti, i 5Stelle avevano totalizzato 1.219 voti, erano “vertiginosamente” saliti a 3.250 voti alle elezioni del 4 marzo, salvo poi ripiombare in basso, assestandosi ai 1.456 consensi.
Il “flop” c’è stato, ma va comunque tenuto in considerazione il lieve aumento rispetto al 2013. Rispetto al 4 marzo il M5S ha perso 1.794 voti, mentre rispetto al 2013 ne ha guadagnati 237. Quel che emerge chiaramente è l’infruttuosità della politica dell'”autosufficienza“, performante negli anni passati, ma inadatta in democrazia sul lungo periodo, anche in una piccola città come Ivrea.
Casapound: le narrazione che supera la realtà
Banchetti continui, volantinaggi a tutte le ore, pubblicità sui pullman e un candidato presente ad ogni incontro (persino allo Zac d’Ivrea, dove gli organizzatori, in evidente imbarazzo per la scelta di invitarli al dibattito del 29 maggio, hanno cercato di minimizzare con una lettera pubblica): sembrava che Casapound potesse riuscire a strappare diversi punti percentuali, ma la campagna elettorale ha indubbiamente deluso le aspettative dei neofascisti. Casapound ha infatti totalizzato 198 voti, pari all’1,84%: appena 37 voti in più rispetto al 4 marzo.
Il quadro complessivo risulta indubbiamente modificato rispetto al 2013, a partire dal fatto che il centro-sinistra dovrà confrontarsi al ballottaggio con il centro-destra, infrangendo l’ottimo risultato di cinque anni fa grazie al quale Della Pepa era stato eletto sindaco al primo turno (grazie anche ai contributi di Sel e PRC che quest’anno, invece, hanno appoggiato Comotto). Va rilevato che rispetto al 4 marzo tutte le formazioni politiche presenti anche a livello nazionale hanno perso consensi. A crescere è stato, purtroppo, il partito degli astenuti: solo il 55,24% degli elettori si è presentato alle urne, ovvero un cittadino su due e se consideriamo l’esercizio del voto come il più elementare dei processi di partecipazione alla vita politica di una città, possiamo solo immaginare che cosa resterà in futuro dell’autentica partecipazione degli eporediesi alla res pubblica.
Andrea Bertolino