Un contributo alla riflessione, e speriamo allo sviluppo di un sano dibattito, di Giulio de La Pierre, partigiano “Livio”, 3a Brigata LYS (Valle d’Aosta), classe 1921. Grazie Giulio!
E tu cosa ne pensi”? mi chiedi.
Un foglio bianco. Cosa posso risponderti? Sono vecchio e confuso. Non so giudicare, non mi fido più dei miei commenti eppure sento che devo, dobbiamo parlare.
Viviamo un’esperienza nuova per la grande maggioranza della generazione attuale e ci aggrappiamo ai ricordi di un tempo che sembrava potesse ripetersi.
E’ facile dire che siamo tutti responsabili di avere usato male il passato per analizzare il presente. Abbiamo sottovalutato gli avvertimenti dei tanti profeti che ci mettevano in guardia dai cambi di paradigmi che nuove culture tecnologiche diffuse in misura globale avrebbero introdotto nei nostri modelli di organizzazione del lavoro, nell’economia, e, in generale nell’articolazione sociale e nei costumi.
Il sistema liberal/democratico in cui siamo cresciuti non è più in grado di contrastare la propria degenerazione con cui si esprimono i programmi e le pratiche dei movimenti populisti/sovranisti (Cinque stelle e Lega).
Confidiamo che i valori etici, umani, laici e religiosi, che sembra stiano riscuotendo nuovo interesse e attenzione, siano portatori di potere terapeutico per contrastare le pratiche corruttive dilaganti negli ambienti economici e amministrativi, ma l’etica che conosciamo viene sovente strumentalizzata per giudicare gli “altri”, piuttosto che un imperativo assoluto.
Trump, Salvini, Erdogan, Orban e i loro sodali viste la nostra debolezze si sono precipitati a riempire il vuoto da noi lasciato con i rifiuti e le peggiori pratiche del passato e del presente.
Non continuo perché attardarci su questa strada ci porta alla dissoluzione.
Noi dobbiamo partecipare alla costruzione di un modello nuovo di società, con linguaggio e rapporti nuovi rispettosi anche verso gli avversari e non lasciarci sedurre dalla glorificazione dell’ignoranza vantata dagli autoproclamatisi innovatori, né lasciarci abbagliare dalla seduzione del “realismo.”
Dovremo occuparci dell’amministrazione di Ivrea e del territorio circostante.
Dovremo creare momenti di aggregazione, circoli, organizzare eventi convivali.
Dovremo lavorare per integrare i nuovi immigrati.
Viviamo in un ambiente naturale particolarmente favorevole: amiamolo, rispettiamolo e curiamolo.
Dovremo farlo con umiltà, tolleranza, rispetto, ascolto.
Studio, formazione sono modalità fondamentali.
E dobbiamo essere aperti agli altri, offrire collaborazione e chiedere sostegno se necessario.
Giulio de La Pierre
Dal Quaderno n. 1 “Storie di guerra e di pace, di impegno e di libertà”
Intervista a Giulio De la Pierre di Laura Chiono e Ignazio Sarlo
a cura della sezione ANPI Ivrea e Basso Canavese
Concludo queste memorie con la speranza che ancora mi anima: che siano l’attuale e le prossime generazioni di giovani a lottare contro le pratiche distruttrici che oggi predominano nel mondo globalizzato. Sono convinto che la memoria delle resistenze e delle liberazioni che illuminano il nostro passato arricchiscano le lotte odierne per fermare la deriva distruttiva che sembra prevalere nel mondo globalizzato e aiutino a costruire un mondo migliore, più umano, più solidale e più giusto.
(Giulio Della Pierre)