“Donne e uomini” : “Object”, coreografia, costumi e luci di Ivgi & Greben; danzatrice: Alyona Lezhava; musiche: S. Leonardi, M. Korb, B. Frost; danza contemporanea; 20′; Dansgroep Amsterdam, Olanda, 2011; Festival Interplay17; Teatro Astra, Torino 16. 5. 2017; anche www.youtube.com/watch?v=R4H4dQ_Q6tE
A prima vista sembrerebbe una donna, ma non è sicuro. Potrebbe essere un uomo travestito da donna o una donna travestita da uomo. E’ un corpo in ogni caso possente. I piedi scalzi, i capelli tirati all’indietro. Anche il costume che indossa manifesta una certa ambiguità: illuminato da una luce abbagliante esso sembra un body molto aderente, iper-glitterato e glamouroso, puro fascino; ad un sguardo più attento, però, esso risulta essere pura pellicola trasparente da cucina che avvolge il corpo con forza ed in più strati; la pellicola comprimerebbe, quindi, i seni, se di una donna si trattasse, i genitali, se di un uomo. Il corpo è immobile, le braccia lungo i fianchi, al centro di un grande cerchio bianco. Ha lo sguardo fisso e la sua bocca è sigillata da un nastro adesivo nero che rende difficile il respiro. Ma non è questo corpo ambiguo e in attesa quello che orienta (o disorienta) lo spettatore, bensì il suo gesto, appena accennato e già ricco di significato. Perché quel gesto non è il gesto di un uomo, ma di una donna, che sembrerebbe dire: “Questo corpo non mi appartiene, questo corpo è degli altri anche quando mi sforzo perché sia mio”, ma anche, forse, “Questo corpo mi appartiene, questo corpo non è degli altri, anche quando mi sforzo perché non sia mio”.
Lentamente il corpo si muove, si contorce, si tocca, si accarezza, si forza. Sì, è una donna. Una donna che danza. La musica, un rumore grezzo, complesso e persistente, efficacemente ingombrante, fa da sfondo al movimento. A volte il corpo diventa dinoccolato, le membra disarticolate, la figura disarmonica, altre, il corpo sembra raggiungere la perfezione della forma, l’armonia perfetta del movimento. Durante venti minuti questo corpo manifesta tramite precisi movimenti di danza le sue pulsioni più profonde, in alcune occasioni ai limiti dell’impudenza, i suoi momenti di impotenza e di rabbia, i suoi tentativi di mostrare anche a se stesso quello che è e quello che gli altri lo fanno essere. La stupefacente perfezione tecnica e l’originalità dei suoi movimenti non nascondono né attutiscono l’emozione che provoca. Ma adesso, dopo pochi minuti dall’inizio, non è solo un corpo che danza, ma la donna che di esso è soggetto. Non solo oggetto, come il titolo della coreografia indica, ma anche soggetto. Grazie alla luminosità della danza adesso siamo in grado di azzardare quello che questa donna forse ci vuole dire: “Io voglio essere mia e mentre cerco di essere mia mi accollo le mie contraddizioni, la mia lotta per essere me stessa, la mia dipendenza inevitabile e fatale dagli altri, la mia angoscia e la mia ribellione contro la violenza degli altri, la mia speranza“.
Questa bellissima coreografia è del pluripremiato tandem che formano l’israeliano Ivgi e l’olandese Greben. Della loro bravura bisognerebbe parlare se non fosse che i programmi di sala e le info promozionali trascurano ingiustamente la magnifica danzatrice. Quindi è di lei che è giusto parlare: la danzatrice e performer russa Alyona Lezhava è, senza dubbio e parlando in senso ampio, un’attivista dell’identità di genere e una femminista. Una donna interessata ad evidenziare le complesse e dinamiche relazioni tra i generi. Sua è la virale performance (più di 11 milioni di visualizzazioni sul solo You Tube), una sorta di “candid camera”, in cui, mentre si allena in una palestra russa, mette in crisi, un’ambigua e complessa crisi, i maschi che la aiutano o che osservano i suoi movimenti. Il contenuto “per adulti” del video richiede la registrazione degli utenti. Tutto dire.
Logico che sia stata lei a essere scelta per questa difficile coreografia nella quale ogni gesto femminile manifesta una diversa e anche contraddittoria dimensione, nella quale la linearità della narrazione, che spesso guida la danza contemporanea anche più astratta, viene sostituita da una sorta di sviluppo per flash, di cerimonia della confusione, di tormento passionale, di dolorosa confessione, che invita lo spettatore a riflettere e a dialogare con quanto sta vedendo.
Paco Domene