Dopo tre mesi di carcere e otto agli arresti domiciliari, lunedì 16 novembre torna libera Nicoletta Dosio
“La mia paura era di non poter rivedere casa mia, le persone care, i miei animali. La libertà non è, però, neanche quella che avrò domani, se penso a Dana e ad altri compagni, perché la libertà è un bene collettivo. Solo quando non ci saranno più le carceri e ci saranno più umanità, solidarietà e uguaglianza saremmo veramente liberi, ma per questo dobbiamo lottare. E io lo farò fino in fondo“.
Sono queste tre righe che riportano le sue parole la migliore biografia di Nicoletta Dosio, cofondatrice e cuore pulsante del movimento no-Tav sin da quando insegnava italiano e latino al liceo scientifico di Bussoleno. Condannata a un anno di reclusione per la protesta al casello autostradale di Avigliana nel marzo 2012 Nicoletta rifiuta qualsiasi misura alternativa e “sceglie” il carcere delle Vallette di Torino. E fa anche di questa condanna un’opportunità, per ribadire la sua posizione rispetto all’indulto e all’amnistia e rimarcare quanto l’emergenza Covid abbia ulteriormente aumentato l’isolamento dentro il carcere, senza più colloqui, senza i pacchi con il cibo che arrivano da fuori (e che si possono sostituire solo da quello che in carcere si può acquistare, ma a prezzi altissimi), con carenza di mascherine e disinfettanti. Un pensiero va a Dana Lauriola condannata per lo stesso episodio e con cui ha condiviso il periodo in carcere “Con Dana, di cui chiedo la liberazione, ci scriviamo, come con le altre detenute con cui ho mantenuto un legame forte. È importante ricevere lettere dall’esterno, leggere i giornali, (…) tutto quello che parla del mondo esterno è essenziale perché è una relazione con ciò che sta fuori“.
Simonetta Valenti