Due ragazze, un’artista e una sociologa, decidono di aggiungere senso alla vita e ad inizio anno partono per l’Argentina per lavorare come volontarie per una ONG locale (Munnay Fundación). La meta è Cordoba e precisamente il poverissimo quartiere La Bajada de San José.
Nell’articolo che Lucia ed Elisa ci hanno mandato descrivono con grande passione la loro esperienza in questa realtà molto dura. Chiedono anche un aiuto per i loro progetti, che può essere economico (basta molto poco) o anche semplicemente la diffusione del loro resoconto. Noi iniziamo con la diffusione e manterremo un canale sempre aperto con Elisa e Lucia per continuare a raccontarvi la loro esperienza.
UN MUNDO DONDE QUEPAN MUCHOS MUNDOS
(“Un mondo che comprende molti mondi”, citazione del Movimento Zapatista)
Creatività, curiosità di conoscere culture diverse e conoscere sé stessi, voglia di condividere e di entrare a far parte delle comunità locali sono alcuni degli obiettivi del nostro viaggio in Sud America.
Siamo una sociologa e un’artista plastica, entrambe della provincia di Torino. Con il tempo i nostri ideali e stili di vita si sono concretizzati in un progetto di arte-sociale itinerante che abbiamo chiamato Sinestesie. La sinestesia è una figura retorica che accosta due parole appartenenti a sfere sensoriali distinte e letteralmente significa percepire insieme. Il progetto vuole, infatti, creare spazi di scambio e interazione tra le persone attaverso l’arte e instaurare relazioni sociali con gli abitanti di una comunità. La creatività è per noi, dunque, sia un mezzo per avvicinarsi ad un territorio ed entrare nelle dinamiche socio-culturali, sia uno strumento capace di innescarvi cambiamenti.
L’Argentina è la prima tappa del nostro viaggio ed è qui che sperimentiamo e costruiamo questo progetto con la comunità de La Bajada de San José.
Introduzione al quartiere
La Bajada de San José è un quartiere situato nel sud-est della città di Cordoba, Argentina. È un quartiere popolare, storicamente sede di diversi insediamenti di popolazioni originarie, per lo più appartenenti all’etnia locale dei Comechigones. Nel secolo scorso, la gente della Bajada e dei quartieri limitrofi prosperava grazie alla presenza di molte industrie presenti nel territorio. Tuttavia, negli anni ’80 la situazione economica del Paese peggiora a causa dell’iperinflazione: l’aumento dei prezzi ha avuto un impatto diretto sui costi dei prodotti di base e sul salario reale dei lavoratori. Ciò ha fatto sì che la vita nel quartiere sia diventata precaria e che oggi giorno continui in condizione di marginalità. Situazione aggravata anche e soprattutto a causa di un forte disinteresse delle istituzioni, che non forniscono risorse sufficienti al miglioramento della vita: per esempio i pompieri e l’ambulanza non entrano nel quartiere, così come i trasporti pubblici e i servizi di pulizia urbana.
Sono diverse le persone e le associazioni che si sono avvicinate alla zona: la Fondazione Munnay è una di queste. I suoi membri partecipano da vari anni alla vita del quartiere contribuendo alla promozione sociale del territorio in una prospettiva di diritti umani e di genere.
La decisione di cooperare con questa ONG è nata grazie alla compatibilità degli ideali di Munnay con quelli di Sinestesie, tra cui l’educazione popolare, l’ecofemminismo e la prospettiva orizzontale volta al non-assistenzialismo.
“Come organizzazione lavoriamo con e per la comunità perché ne facciamo parte. Crediamo fermamente che tutti abbiano la capacità di svilupparsi, di realizzare un progetto di vita e di essere protagonisti del proprio destino. Basta avere le stesse opportunità“, spiega Pablo Pires Genta, membro dell’organizzazione. Da qualche mese, dunque, abbiamo avuto l’interessante occasione di conoscere le persone della Bajada e di creare con loro spazi di azione e decostruzione.
Munnay
“Come gruppo umano abbiamo iniziato a lavorare alla Bajada de San José circa 10 anni fa (dal 2010), ma solo da un anno abbiamo formalizzato la ONG, ottenendo la personalità giuridica sotto il nome di Fondazione MUNNAY (parola quechua che significa il potere dell’amore che trasforma). Alcuni membri dell’organizzazione vivono nella zona e conoscono le necessità della Bajada de San José: mancanza di servizi di base, diserzione scolastica, assenza di lavoro, problemi di dipendenza e violenze. Questo ci ha spinto a legarci alla comunità e a lavorarci” continua Pablo.
L’Organizzazione realizza moltissimi progetti, tra cui:
- il Progetto Spirale che consiste in uno spazio socioeducativo per ragazze e ragazzi dai 6 agli 11 anni, dove i giovani apprendono attraverso il gioco; ad esempio, è appena iniziato un corso di trampoli con i/le bambini/e
- corsi di formazione professionale per giovani e adulte/i che includono stage lavorativi in imprese e attivazione di micro-imprese
- attività sportive per la ricreazione sana e la possibilità di creare abilità come la motivazione, il lavoro di squadra, la convivenza e la padronanza delle emozioni.
Munnay crede, inoltre, nel potere di trasformazione dell’arte e per questo sono presenti anche laboratori culturali per lo sviluppo della creatività: arte come espressione dell’essere, per dare voce ai quartieri che poco vengono ascoltati.
Altri progetti in corso sono: prevenzione e riduzione di rischi nella dipendenza, spazio di reciprocità per le donne e per le persone trans con una prospettiva di genere, accompagnamento delle e dei giovani con problemi penali.
Sinestesie in pratica
Attaverso Munnay siamo entrate in relazione con alcune persone della Bajada e principalmente con le donne della comunità. Abbiamo conosciuto le loro storie, spesso dure, e la loro forza che non smette di ispirarci. Parlando con alcune di loro è sorta la volontà di riunirsi per condividere esperienze personali realizzando alcune attività ricreative per staccare dalla pesante routine quotidiana. Si è data così l’occasione di creare un piccolo circolo di artigianato e lavori manuali con donne e bambine/i. Questa pratica infatti ha il doppio beneficio dello sviluppo della creatività e della generazione di una possibile entrata economica in futuro.
Da poco sono cominciati gli incontri: la prima attività realizzata è un laboratorio di ceramica. Lavorando l’argilla, elemento della terra, abbiamo sperimentato la creatività in connessione con gli elementi naturali.
Questa è solo la prima di molte attività che ci piacerebbe realizzare, come ad esempio murales nel quartiere e altri corsi come pittura, vitrofusione, tessitura e filato, laboratori di costruzione di flex-yurtas (Capanne smontabili di canne di bambù di origine mongole) e un orto comunitario.
Sogni generano sogni
Con il tempo ci siamo accorte che Sinestesie è questo e molto altro: è il ponte per dare voce a molti altri progetti di cui le stesse donne del quartiere sono, non solo le protagoniste, bensì le ideatrici.
Maricel è una di queste anime intraprendenti e ci racconta oggi il suo sogno: “Il progetto che voglio realizzare ha il fine di togliere i ragazzi giovani, dai dieci/undici anni in avanti, dalla strada . Vorrei creare in loro una motivazione e un interesse professionale per un domani. In questo posto i ragazzi, soprattutto durante la pandemia, passano molto tempo per strada. Ci sono vari problemi, tra cui le dipendenze, violenze di genere e maltrattamenti infantili, diciamo maltrattamenti di tutti i tipi. La mia idea sarebbe di attivare dei corsi professionali di saldatura, cucito […] affinché i giovani possano vedere in questo un futuro e si entusiasmino al vedere che possono realizzare tutto quello che vogliono. L’idea è di creare vari oggetti e venderli al mercato cosicché vedano che essi stessi possono generarsi un’entrata apprendendo un mestiere e che possono provare la soddisfazione di guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro, il proprio sudore, il proprio sforzo e impegno. Che diranno i ragazzi vedendo questo? Voglio continuare a imparare e più imparano, più si entusiasmano, e in questo modo abbandoneranno la vita di strada. Può essere che non salviamo tutti i ragazzi ma se si possono riscattare anche solo tre, quattro o cinque su dieci è un gran passo. Io ho mio figlio di questa età e non mi piacerebbe che mio figlio né il figlio dei miei vicini né i miei nipoti né nessuno stesse lì nella strada. La mia idea è dunque di riscattare i ragazzi, di non lasciarli per strada, di non lasciare che si perdano” (Maricel, 1 Ottobre 2020).
Un ponte tra tanti mondi
La realizzazione di alcuni laboratori fino ad ora è stata possibile grazie ai fondi e al supporto fornito dalla fondazione Munnay, per questo ci piacerebbe diffondere il nostro progetto e quello della ONG e creare un ponte tra La Bajada e altre parti del mondo, per essere sempre di più a sostenere sogni e progetti della comunità.
Sebbene siamo coscienti di star passando un periodo di pandemia mondiale, che fino ad ora ha purtroppo dimezzato le attività alla Bajada, come dimezzati sono i fondi e l’economia al sostegno di questi progetti, presentiamo questo articolo per poter ricevere l’appoggio da chiunque sia interessata/o a partecipare con un apporto a Sinestesie.
Le donazioni saranno indirizzate all’acquisto di strumenti, quali macchine per cucire e saldatrici, e altri materiali di produzione per avviare delle micro imprese e soprattutto per costruire uno spazio fisico dove poter incontrarsi per svolgere questo tipo di attività (ad oggi ci riuniamo nella casa di Maricel che mette a disposizione il suo spazio). L’idea sarebbe anche quella di diffondere una coscienza alimentare che possa sostenere le famiglie da un punto di vista più sano e naturale: si pensava per questo di fare una spesa di prodotti biologici per il merendero (una volta alla settimana si cucina e si distribuiscono pasti a più di 80 famiglie del quartiere).
Infine ringraziamo di cuore chiunque voglia sostenere il progetto anche solo diffondendolo e condividendolo.
Un ringraziamento speciale va inoltre ad Andrea Cantero Laguna e Pablo Pires Genta, amic* e compagn* senza i quali sarebbe stato impossibile realizzare tutto questo.
Di seguito si può trovare di il link per le donazioni alla Fondazione Munnay (https://munnay.org.ar/donazione)
Nadie libera a nadie, ni nadie se libera sol@. Las personas se liberan en comunion. (Paulo Freire)
Elisa F.
Irene Lucia M.
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