Diversi esponenti politici hanno “ispezionato” la casa circondariale eporediese e il recente rapporto del Garante nazionale dei detenuti conferma quanto hanno potuto constatare
Il Carcere d’Ivrea continua ad essere, da diversi mesi a questa parte, tema di interesse generale. I fatti accaduti nella notte del 25 ottobre 2016 e la conseguente lettera di denuncia del detenuto Palo Matteo nella quale si parlava di “violenza indiscriminata” subita da parte degli agenti penitenziari hanno avuto ripercussioni significative.
Il ministro della Giustizia Orlando aveva deciso di inviare degli ispettori per stilare una relazione urgente al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria; il garante dei diritti dei detenuti di Ivrea Armando Michelizza aveva incontrato i carcerati coinvolti nell’episodio e la parlamentare PD Anna Rossomando aveva presentato, il 2 novembre, un’interrogazione allo stesso Ministro della Giustizia chiedendo che venisse fatta «al più presto chiarezza».
Per appurare la reale situazione carceraria presente ad Ivrea, nel mese di novembre la consigliera regionale del M5S Francesca Frediani aveva visitato la casa circondariale, traendone diverse considerazioni:
«Oggi [2 novembre 2016, n.d.r.] ho effettuato un sopralluogo presso il carcere di Ivrea in seguito ai fatti denunciati sul sito Infoaut.
Sono stata accolta dalla direttrice e ho avuto modo di parlare con lei di quanto successo. Ha evidenziato alcuni errori contenuti nell’appello apparso su Infoaut. Ha dichiarato di aver autorizzato soltanto l’uso di caschi e scudi, confermando inoltre di aver consegnato, ma senza aver visionato, le registrazioni dei filmati alla Procura.
Ho chiesto poi di poter incontrare i detenuti coinvolti negli avvenimenti del 24-25 ottobre. La direttrice, l’ispettore e alcune guardie mi hanno accompagnata al piano in cui si trovano Grottini, Dolce e un altro ragazzo di cui non ho afferrato il nome (il “ragazzo con le stampelle”). Qui si sono svolti i fatti.
Surco e Pena Arte sono stati recentemente trasferiti, rispettivamente nel carcere di Novara e in quello di Cuneo.
Da parte loro i detenuti hanno affermato di esser stati ammanettati, di aver subito pestaggi e di esser stati sistemati per due ore, senza vestiti, in un locale soprannominato “l’acquario”, situato al primo piano dell’istituto penitenziario. Nel corso del colloquio i detenuti hanno mostrato ecchimosi e contusioni sul volto e sul corpo. I fatti sono stati confermati da altri due detenuti che quella sera erano presenti nella sezione (pur non essendo stati coinvolti direttamente nelle vicende)[…]».
Lunedì 23 gennaio anche una delegazione composta da SEL e Radicali ha fatto visita al carcere. Marco Grimaldi (consigliere regionale SEL), Silvja Manzi e Igor Boni (direzione nazionale Radicali Italiani) hanno cercato di appurare e verificare l’attuale situazione della struttura carceraria.
Hanno appurato che il carcere, che ha come capienza 192 posti “regolamentari”, alle ore 00,00 del 22 gennaio 2017 ospitava 244 detenuti di cui 102 stranieri (41,80%). Per quanto riguarda il personale della Casa, delle 220 unità ottimali 183 sono in pianta organica, ma solo 144 sono effettivamente a disposizione della Direttrice Assuntina Di Rienzo.
La delegazione ha potuto, inoltre, visitare diverse aree, a partire dall’infermeria, che ospitava un caso di autolesionismo (di tre avvenuti nello stesso giorno). Qui i rappresentanti di SEL-Sinistra Italiana e dei Radicali hanno potuto parlare con gli operatori sanitari e del Sert, appurando che dei 244 detenuti ben 240 fanno uso di psicofarmaci, dai semplici analgesici a terapie più importanti. Una guardia medica è presente 24 ore su 24, mentre lo psicologo è attivo solo 24 ore al mese e lo psichiatra 2 ore a settimana. Vi sono inoltre 64 tossicodipendenti, tutti in terapia di mantenimento (a lievi dosi scalari).
La delegazione ha, infine, concluso sostenendo che «I fatti balzati agli onori delle cronache dei giornali non sono che il pixel di una fotografia ben più complessa e cruda. Facciamo appello al Ministero di Grazia e Giustizia e al Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria affinché non siano più sottovalutati da un lato i casi di insofferenza dei detenuti, dall’altro le difficili condizioni lavorative in cui si trovano gli agenti penitenziari. Il sovraffollamento e il calo dell’organico sono solo una parte di un problema che ha bisogno di investimenti certi per una migliore gestione delle aree comuni e dei diversi piani, a partire da un nuovo impianto di videosorveglianza, che costerebbe solo 40mila euro».
Hanno, inoltre, aggiunto: «Se il caso di fine ottobre è stato scatenato dall’assenza di televisioni e di canali di intrattenimento l’abuso di psicofarmaci e la scarsità di attività ricreative, di studio o lavorative (solo 80 detenuti hanno la possibilità di svolgere un lavoro) richiederebbe ben altro investimento da parte delle istituzioni locali e del Governo».
Il 25 gennaio il Garante nazionale dei detenuti ha elaborato e pubblicato una relazione sul carcere d’Ivrea, evidenziandone una «preoccupante conflittualità, con celle lisce, strutture decadenti e al di sotto della dignità umana» e confermando così le osservazioni dei politici di questi mesi.
La consigliera M5S Frediani ha replicato: «Viene confermato quanto evidenziato già nel corso del nostro precedente sopralluogo; ora chiederemo un’audizione in merito al garante regionale in commissione legalità».
Andrea Bertolino