Un nuovo articolo della rubrica Contronatura a cura di Diego Marra
Dall’enciclopedia Treccani: “Proposizione che si deduce da una verità già dimostrata. In matematica, un teorema che si deduce come diretta e immediata conseguenza di un teorema precedente, così da non richiedere un’ulteriore dimostrazione”.
Se il teorema nel mio precedente articolo era l’overtourism, ampiamente dimostrato e non dal sottoscritto, il corollario potrebbe essere l’intasamento automobilistico delle strade; essendo un corollario non v’è bisogno di dimostrarlo, ma ho potuto verificarlo personalmente e sgradevolmente.
Il giorno di ferragosto decidiamo di evadere dalla Valchiusella assediata da turistiche orde barbariche per recarci nella splendida conca di Scalaro e lì pernottare nell’accogliente agriturismo. In bicicletta ovviamente, dura realtà (per i piemontesi: becana vita sana). Lungo la provinciale che collega Calea con Quincinetto fila ininterrotta di auto, autostrada con coda a rilento o bloccata, il ponte sulla Dora tra Settimo Vittone e Tavagnasco occupato dalle auto, al casello di Quincinetto due colonne chilometriche di veicoli provenienti dalla SS26 e dalla SP69 si incrociano disputandosi l’accesso all’autostrada; tutto pur di raggiungere l’agognata meta valdostana. Unica, magra, soddisfazione per noi: sorpassare fila di auto transitanti a passo di lumaca. Mi pare il festival della decerebrazione! Ore in auto quasi fermi per recarsi dove sarà difficile anche parcheggiare, ritrovando lo stesso traffico di Milano nell’ora di punta e, magari, pure le stesse persone da cui si fuggiva. Imboccata finalmente la salita per Scalaro, qualche auto che saliva c’era, in un tornante dei tanti noto un’auto di fabbricazione tedesca (bavarese) da circa 50.000 euro parcheggiata e dietro un tavolino da pic-nic con due anziani italiani, forse più giovani di me, che celebrano il rito laico della scampagnata di ferragosto, ridicolo! A Scalaro folla non eccessiva e musica con dj fracassone, ma per fortuna in esaurimento serale e poi… la pace.
Un piccolo verme nematode trasparente molto usato negli esperimenti biologici di laboratorio si chiama Caenorhabditis elegans; è un modello semplice, abbondante, si riproduce rapidamente, ma soprattutto è composto da un numero di cellule invariabile: 959 di cui 302 di tipo nervoso. Il vermetto ha poi un genoma limitato semplice da indagare. Secondo una recente ricerca il corpo di un maschio adulto di 70 chili è composto mediamente da 36 mila miliardi di cellule, mentre in una femmina sono 28 mila miliardi, con tutte le possibili variabili del caso. La più recente stima dei neuroni umani si attesta su 86 miliardi. Giungo al punto. Il 30% delle cellule di Caenorhabditis elegans è rappresentato da cellule nervose; nei maschi umani solo lo 0,23% delle cellule è rappresentato da neuroni, meglio le femmine con un eclatante 0,30%. Ovviamente sono stime quantitative alquanto grossolane e, soprattutto poco scientifiche.
Cosa c’entra un verme nematode con la stupidità della specie umana?
Mentre osservavo il comportamento ferragostano dell’italiano medio mi balenava un pensiero: e se fosse questione di numero di neuroni? È vero ne abbiamo tanti, ma correlati con l’ammontare complessivo delle cellule umane sono percentualmente una piccola frazione. Mi lancio in un’ardita ipotesi scientifica che non credo mi frutterà il Nobel. E se il livello intellettivo dipendesse dal rapporto percentuale tra la quantità totale di cellule e i neuroni? In tal caso avremmo partita persa con il simpatico vermetto nematode. Ovviamente sto scherzando, ma osservando i comportamenti assurdi della specie umana mi sono diventati più simpatici i vermi.
Diego Marra