In ricordo di Alex Langer (22 Febbraio 1946- 3 Luglio 1995) uno degli intellettuali italiani che ha dato la vita per la causa della pace
Alex Langer, fondatore della Fiera delle Utopie Concrete di Città di Castello e direttore di Lotta Continua si è sempre occupato di questioni internazionali, del rapporto Nord Sud, del dialogo inter-etnico. A trent’anni dalla morte continua, con le sue posizioni “eretiche” a lasciare un’impronta profonda su tutto il panorama dell’eco-pacifismo italiano.
Contro la guerra, cambia la vita
“Abbiamo creato falsa ricchezza per combattere false povertà.
Di tale falsa ricchezza si può anche perire, come di sovrappeso, surriscaldamento,… Falso benessere come liberazione da supposta indigenza è la nostra malattia del secolo, nella parte industrializzata e sviluppata del pianeta.
Ci si è liberati da tanto lavoro manuale, avversità naturali, malattie, fatiche, debolezze… in cambio abbiamo radiazioni nucleari, montagne di rifiuti, consunzione della fantasia e dei desideri.
La domanda decisiva è: come può risultare desiderabile una civiltà ecologicamente sostenibile? Come suscitare impulsi e motivazioni che rendano possibile la svolta?
Sinora si è agito all’insegna del motto olimpico citius, altius, fortius (più veloce, più alto, più forte), che meglio di ogni altra sintesi rappresenta la quintessenza dello spirito della nostra civiltà, dove l’agonismo e la competizione non sono la nobilitazione sportiva di occasioni di festa, bensì l’ossessiva norma quotidiana.
Se non si radica una concezione alternativa, che potremmo forse sintetizzare, al contrario, in lentius, profundius, suavius (più lento, più profondo, più dolce), e se non si cerca in quella prospettiva il nuovo benessere, nessun singolo provvedimento, per quanto razionale, sarà al riparo dall’essere ostinatamente osteggiato, eluso o semplicemente disatteso. Contro la guerra, cambia la vita: le guerre scoppiano “a valle”, quando tutta una infausta concatenazione di soprusi, violenze e fallimenti si è già prodotta e sembra diventata irrimediabile; i popoli, la gente comune, sono poi chiamati a pagare il conto finale senza aver potuto intervenire sulle singole voci che lo hanno via via allungato.
Ma dinanzi al fallimento della politica e della negoziazione, che sfocia nella guerra, bisognerà pur rafforzare gli “anti-corpi” a disposizione di ogni singola persona per prevenire le guerre e per non lasciarsene, comunque, catturare, una volta che sono scoppiate.
Se tutto uno stile di vita (consumi, produzioni, trasporti, energia, banche) nel quale siamo largamente coinvolti, per potersi perpetuare ha bisogno di condizioni assai ingiuste che regolano le relazioni tra i popoli e con la natura, bisognerà dunque intervenire “a monte” e mettere in questione la nostra partecipazione (anche individuale) ad un “ordine” economico, politico, sociale, ecologico e culturale che rende necessarie le guerre che lo sostengono.
Se il consenso alla guerra (sotto forma di nazionalismi, razzismi, pregiudizi, stereotipi, ecc.) può con tanta facilità diventare maggioritario … si dovrà intervenire anche qui “a monte” ed allargare una solida base ideale e culturale di disposizione alla pace ed alla convivenza, disintossicando cuori e cervelli.
Se è considerato scontato che, una volta scoppiata la guerra, non resta che allinearsi ed arruolarsi (materialmente e culturalmente), bisognerà pur che qualcuno lavori per suscitare e consolidare scelte di “obiezione alla guerra”.
Sono dunque tante le forme di azione che si possono scegliere per “cambiare la vita di fronte alla guerra”, nel senso di negarle ogni consenso e sostegno e nel senso di farle mancare – ognuno – almeno un pezzettino di apparente giustificazione.
Non siate tristi, continuate in ciò che era giusto.”
Alexander Langer, 3 Luglio 1995.
Norberto Patrignani