Con una partecipazione al voto al minimo storico, si va il 24 giugno prossimo al più tradizionale dei ballottaggi per la città: coalizione piddina contro coalizione delle destre.
Era accaduto a gennaio, alle primarie del PD per la candidatura a sindaco, nelle quali, contro ogni pronostico, aveva battuto Ballurio, ed è accaduto di nuovo: Maurizio Perinetti si piazza al primo posto nelle elezioni comunali di Ivrea raccogliendo quasi il 36% dei voti, con oltre 5 punti percentuali di vantaggio sul candidato delle destre. E, rivelando le sue doti taumaturgiche, ci riesce contenendo l’emorragia di voti del PD rispetto alle politiche del 4 marzo scorso. PD che passa da 3.407 voti delle politiche di marzo a 2.762 nelle amministrative di domenica, restando però nettamente il primo partito della città con quasi il 27% dei consensi degli elettori.
Con il cupio dissolvi che sembra prevalere a livello nazionale nel partito retto da Martina e le farsesche vicende che hanno caratterizzato il circolo eporediese del PD, nonostante lo storico insediamento nella città, non era assolutamente scontato questo risultato. Tanto più se si considera l’onda favorevole cavalcata dalla Lega (che pur perdendo voti rispetto al 4 marzo, perché passa da 2.396 a 1.295 voti a Ivrea, resta trainante nella “grande coalizione” delle destre eporediesi) e il can can sul “governo del cambiamento” del Movimento 5 Stelle (con la frequente presenza di Casaleggio e la visita di tutte le star nazionali, da Di Battista a Di Maio, passando per Raggi e Appendino).
M5S che cresce di poco (circa 200 voti in più) rispetto al 2013, ma crolla in maniera clamorosa rispetto ai voti raccolti alle elezioni di tre mesi fa (passando da 3.064 voti del 4 marzo a 1.456 il 10 giugno) e subisce, come e più che in tutta Italia, probabilmente i primi effetti della operazione di “svuotamento” del suo bacino elettorale che la Lega persegue con evidente efficacia.
Bacino nel quale, a Ivrea, ha “pescato” probabilmente qualcosa anche la coalizione di Francesco Comotto, che riscuote un notevole successo personale alla sua candidatura (raccogliendo il maggior numero di voti al sindaco) e un buon risultato elettorale complessivo (quasi duemila voti, poco più del 18%) che lo colloca al terzo posto, ma a notevole distanza dalle due coalizioni che si confronteranno il 24 giugno.
Confronto che si preannuncia teso, con un esito non scontato e sul quale potranno in qualche modo influire eventuali accordi, in questa settimana, di Perinetti e Sertoli con le liste escluse dal ballottaggio. Perché, se è vero che non sono molti gli elettori che seguono pedissequamente le indicazioni di chi hanno votato al primo turno, è altrettanto vero che il prevedibile ulteriore calo della partecipazione al voto renderà “più pesante” ogni singolo voto.
La vera vincitrice delle elezioni comunali eporediesi è, infatti, l’astensione. Circa novemila elettori non si sono recati alle urne e, sommati ai 270 che hanno “votato” scheda bianca o nulla, portano l’astensione oltre il 45%, il massimo storico per le elezioni a Ivrea. Un messaggio chiaro e allarmante sulla situazione della partecipazione nella città.
Sì, lo sappiamo tutti che da dopodomani nessuno se ne ricorderà e tanto meno se ne preoccuperà, ma qualche problema per la vitalità civile di Ivrea e del territorio questo disinteresse al voto lo segnala. O, meglio, lo conferma. E questo, rendere partecipi gli eporediesi della loro città e del territorio, è oggi forse il primo problema che necessita di un’azione incisiva e straordinaria di molti e, in primis, dell’amministrazione comunale.
Un’amministrazione che, come ricordavamo qualche settimana fa su queste pagine, non neghi però tutti i valori che caratterizzano Ivrea da circa un secolo e che l’hanno resa “diversa” e più “grande” di altre città delle stesse e anche maggiori dimensioni: la capacità di innovazione (non solo e non tanto tecnologica, quanto sociale e culturale), l’apertura al mondo, la condivisione della connotazione democratica e antifascista, l’accoglienza e l’attenzione al lavoro e alla condizione sociale.
In sostanza era questa la domanda che veniva da una manifestazione di giovani e di 29 associazioni locali che giovedì scorso, 7 giugno, ha attraversato la città. E il 24 giugno gli elettori eporediesi decideranno se questa domanda potrà, se non avere sempre risposta adeguata, quanto meno essere ancora posta. O se invece sarà più semplicemente soffocata.
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