In Comdata si fa un uso improprio del Fis, viene sostituito alla malattia e inserito forzatamente per le interruzioni di lavoro dovute a problemi tecnici indipendenti dai lavoratori. Le denunce sindacali. Intanto l’azienda ha comunicato che prolungherà l’ammortizzatore sociale, si attende il Decreto Rilancio.
Con la pandemia stanno diventando familiari parole e sigle fino a ieri conosciute solo dagli addetti ai lavori, fra queste il FIS (Fondo di integrazione salariale). Il Fis nasce con il DL 148/2015 sulla riforma degli ammortizzatori sociali nell’ambito del Jobs Act (L. 183/2014). Il Fis è l’ammortizzatore sociale previsto per le aziende che non rientrano nel campo di applicazione della cassa integrazione. Infatti con il Jobs Act anziché allargare l’ambito della cassa integrazione per includere tutte le categorie e aziende, viene creato un nuovo ammortizzatore sociale. Neanche da dire peggiorativo. I lavoratori in Fis, ad esempio, non percepiscono gli assegni familiari, e nemmeno il decreto “Cura Italia” che ha previsto il Fis con causale Covid-19 ha sanato questa discriminazione fra i lavoratori in CIGO e CIG in deroga e i lavoratori in Fis. Questo nonostante siano circa 6 milioni (dato Cnel) i lavoratori coinvolti appartenenti al settore terziario, commercio, turismo, e ad aziende di servizi con più di cinque dipendenti. Rientrano fra queste ultime le aziende di servizi di call center, come Comdata della quale si parla in questi giorno per un uso disinvolto del Fis.
Fis e malattia secondo Comdata
Comdata ha attivato la procedura di Fis per Covid il 23 marzo con partenza retroattiva (permessa dal decreto Cura Italia) il 9 marzo. In questo contesto già critico per i lavoratori, Comdata ha pensato bene di mettere in Fis chi era in malattia prima del 9 marzo. Questa pratica contravviene quanto previsto dalla Circolare Inps 130/2017 che dice esplicitamente “In caso di sospensione a zero ore è necessario distinguere l’ipotesi in cui la malattia sia insorta durante il periodo di sospensione dall’ipotesi in cui la malattia sia precedente l’inizio della sospensione”. Nella prima ipotesi, cioè se un lavoratore si ammala mentre è in Fis (come pure in Cig), la malattia non interrompe l’ammortizzatore sociale, perché di fatto si è sospesi dal lavoro e non si deve nemmeno comunicare all’azienda di essere malati. Nella seconda ipotesi, cioè un lavoratore in malattia prima della data di partenza del Fis, il lavoratore resta in malattia e passa in Fis solo al termine di questa.
Perché Comdata abbia deciso di contravvenire alle regole è chiaro: farsi uno sconto sul costo del lavoro. Il Fis è infatti pagato per intero dall’Inps mentre la malattia è pagata per un terzo dall’azienda. Peccato che questa operazione penalizza i lavoratori che in malattia percepiscono il 100% della retribuzione mentre in Fis al massimo l’80%. Senza considerare che utilizzare l’ammortizzatore sociale impropriamente toglie risorse agli altri soggetti aventi diritto in quanto il Fis-Covid non gode di un finanziamento illimitato. Vista la ferma posizione dell’azienda a non modificare il suo comportamento, i sindacati hanno chiesto un parere alla Direzione Centrale degli Ammortizzatori Sociali dell’Inps che nella circolare 1822 del data 30 aprile chiarisce in maniera netta ed inequivocabile la scorrettezza del comportamento di Comdata. Nell’incontro fra segreterie nazionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom di venerdì scorso, l’azienda ha quindi finalmente dichiarato di voler recepire la circolare dell’Inps e che nel prossimo cedolino “andrà a sanare le situazioni di malattie iniziate prima del 9 marzo“. L’azienda dovrà sanare anche il passaggio da malattia a Fis di lavoratori in servizio al momento della malattia. Infatti Comdata ha messo in Fis anche lavoratori in malattia in giornate in cui da calendario turni dovevano essere in servizio. Non si può usare il Fis a piacimento aziendale per risparmiare sulle spalle dei lavoratori. Un comportamento indegno di una grande azienda quale è Comdata.
Fis e Smart Working
Che la maggior parte del lavoro da casa non sia “Lavoro Agile”, lo abbiamo già denunciato nell’articolo “Tu chiamalo se vuoi Smart Working”, ma Comdata è andata oltre. Ha pensato di diventare lei “smart”, decidendo di caricare automaticamente come Fis ogni fermata di lavoro degli operatori dovuta a questioni tecniche indipendenti dai lavoratori, come problemi di rete o il blocco di un applicativo aziendale. Un fatto assolutamente inaccettabile, un uso creativo del Fis che è subito stato denunciato dalle organizzazioni sindacali. “Denunciamo l’uso del FIS da parte di Comdata come strumento di flessibilità oraria atto a scaricare sui Lavoratori qualunque forma di rischio d’impresa o di disservizio tecnico. Rigettiamo categoricamente la decisione di utilizzare il FIS con preavviso di pochi minuti in base ai volumi delle singole mezz’ore nonché di applicarlo per i disservizi tecnici di qualunque natura chiedendo per di più ai Lavoratori di rimanere disponibili a riprendere prontamente l’attività lavorativa in qualsiasi momento.”, scrivono i delegati Slc-Cgil di Ivrea in un comunicato del 5 maggio scorso.
Intendiamoci, Comdata non è l’unica azienda ad usare il Fis come strumento di organizzazione del lavoro (sic), ma la sensazione è che Comdata sia fra le più disinvolte e attive, fra le più smart. “Anche in questa situazione di emergenza, che riguarda il mondo intero, è deludente constatare quanto Comdata stia cercando di scaricare quanto possibile sulle nostre teste e tasche! Fin da subito è stato chiaro l’intento di gestione unilaterale e non condivisa di uno strumento, il Fis Covid, che doveva servire esclusivamente a gestire le casistiche previste dalla Legge. Comdata non ha voluto sottoscrivere alcun accordo sul FIS nell’illusione, probabilmente, che questo le consentisse di operare indisturbata in modo unilaterale.”, continua la denuncia dei delegati Slc di Ivrea.
Avanti Fis!
Il Fis richiesto per Covid-19 con inizio 9 marzo aveva durata di nove settimane, il 9 maggio quindi quella procedura si è chiusa. L’azienda nell’incontro dell’8 maggio con le segreterie nazionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom ha informato di voler rinnovare il Fis-Covid tranne per le sedi di Rende (CS) e La Spezia (solo per queste sedi prevede un aumento di volumi di attività). Per rinnovare il Fis occorre però attendere il “Decreto Rilancio” (ex decreto aprile), nel frattempo i lavoratori sono comunque a casa senza lavorare, per ora gli viene caricata assenza generica che verrà poi modificata in Fis-Covid-19. I lavoratori colpiti dal Fis sono sempre gli stessi, non sono state finora assunte dall’azienda le richieste di rotazione dei lavoratori in Fis avanzate dai sindacati.
Nell’incontro dell’8 maggio l’azienda ha anche dichiarato che “intende risolvere la problematica in modo che non ci siano più lavoratori “appesi” con inserimento Fis per le ore improduttive dettate da problemi tecnici e richiamate in servizio”ad horas”“.
Un linguaggio aziendale che se riportato letteralmente dal comunicato sindacale è decisamente inaccettabile e da respingere. Usare il Fis quando ci sono blocchi tecnici, non è una “problematica da risolvere”, ma un atto improprio dell’azienda da eliminare.
Cadigia Perini