Il primo aprile la sede di Ivrea di Comdata ha riaperto gli uffici. Sono aumentati i numeri dello smart working, ma non c’è lavoro per tutti. Aperta la procedura per il Fis con partenza retroattiva il 9 marzo per tutte le sedi Comdata in Italia.
Lunedì 30 marzo si è riunito il Comitato di sorveglianza costituito, come da decreto, dopo il primo caso di positività al SARS-CoV-2 di un dipendente (oggi sono cinque in totale). Nell’incontro l’azienda ha informato le rappresentanze sindacali di aver ricevuto il via libera dallo SPreSAL (servizi di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro) per riaprire la sede di Ivrea il 1 aprile, e così è avvenuto, seppur con rientro graduale.
Nell’occasione l’azienda ha comunicato anche alcuni dati relativi all’impatto della pandemia sulle attività. Comdata ha dichiarato un calo del 30% dei volumi e di conseguenza di avere lavoro solo per 774 dipendenti sui 1061 totali. Di questi 774 non tutti possono lavorare in smart working (per mancanza di computer aziendali per tutti, computer personali non adeguati, connessioni lente), al momento sono 538 i dipendenti che lavorano da casa, i restanti 238 dovranno lavorare in sede dove l’azienda ha garantito misure di sicurezza per il contenimento del contagio (ora sì). Sono previsti principalmente:
- informazione capillare a tutti i Lavoratori attraverso il portale formativo aziendale Allenamente
- scacchiera rigida delle postazioni di lavoro con distanza di almeno due metri
- chiusura delle aree ristoro (l’azienda fornirà l’acqua)
- sanificazione delle aree settimanale, la domenica
La vigilanza non va comunque abbassata, non si parla ad esempio dell’obbligo all’uso delle mascherine da parte dei team leader e supervisor che girano fra le postazioni degli operatori nel caso di distanza ridotta. I rappresentanti sindacali avevano chiesto di fornire i dispositivi di protezione individuale (DPI) a tutti i lavoratori in sede. L’azienda ha risposto che se viene mantenuta la distanza di due metri o se vi è “una compresenza per non più di 15 minuti a una distanza minore” non è necessario adottare DPI. Non è si sa su quale base scientifica Comdata affermi che ci vogliano più di 15 minuti di distanza ravvicinata per contagiarsi. Su pressione delle RLS, l’azienda ha tuttavia ordinato delle mascherine lavabili e ha procurato dei guanti monouso.
Le prime commesse ripartite in sede sono state: Tim (50 operatori) , Wind (25), Vodafone (22), Giordano Vini (5), Zuritel (7), Unipol (8), Olivetti (3).
Di nuovo FIS
Sono quasi 300 nella sede di Ivrea i lavoratori messi in Fis (Fondo di Integrazione Salariale) a causa del calo di attività. Comdata ha comunicato l’apertura del FIS a livello nazionale per un numero massimo di 8.058 lavoratori il 23 marzo “a partire dal 9 marzo”, il decreto governativo concedeva infatti la retroattività. L’azienda ha poi “liberamente interpretato” questa retroattività per mettere in Fis anche persone che al momento della chiusura della sede erano in malattia (non solo a Ivrea). E’ invece ben noto che pur se retroattivo il Fis, come la cassa integrazione, non interrompe la mutua iniziata dai dipendenti prima della sospensione del lavoro. I lavoratori coinvolti stanno attendendo le dovute azioni sindacali per regolarizzare questa situazione. Ma perché la questione è importante? Semplicemente perché la malattia è pagata dall’azienda e dà diritto alla piena retribuzione, mentre il Fis è pagato dallo Stato e naturalmente prevede una retribuzione ridotta. Cambia per il lavoratore e cambia per l’azienda. I due interessi, come sempre, non coincidono. Su questo punto le organizzazioni sindacali stanno facendo le opportune verifiche e hanno già inviato una richiesta di chiarimenti a livello nazionale all’Inps.
Le organizzazioni sindacali hanno anche chiesto la rotazione sui rientri affinché il Fis sia equamente distribuito tra i lavoratori, su questo punto l’azienda ha preso tempo, si sa che le aziende non amano la rotazione. La riduzione del numero dei lavoratori in Fis si potrà probabilmente ottenere con l’ingresso di nuovo lavoro o aumento dei volumi delle commesse in essere. In questa direzione l’azienda ha comunicato la notizia di una nuova commessa sul cliente Inps che dovrà partire a brevissimo. L’attività necessiterà l’equivalente di 50 persone a tempo pieno che potranno lavorare da casa che rimane l’unica modalità che permette di lavorare in sicurezza, per questo Comdata deve assolutamente mettere tutti i dipendenti nella condizione di poter lavorare da casa.
Cadigia Perini