Comdata precisa brutalmente: chi non passa in Inps si ritenga licenziato.

“Le precisiamo che la cessazione della commessa di cui al richiamato contratto farà venir meno la ragion d‘essere del Suo rapporto di lavoro con noi.”

Con questa gelida frase Comdata precisa “per quanto superfluo” ai suoi dipendenti impegnati sulla commessa del call center Inps che con l’avvio dell’internalizzazione del servizio a dicembre 2022 gli stessi devono ritenersi licenziati, anche se non verranno assunti in Inps Servizi. In realtà, poi, ad esempio nella sede di Ivrea, l’azienda ha mandato la lettera di “avviso” non solo ai 100 dipendenti impegnati su Inps, ma a tutti quelli che risultano aver lavorato su Inps dal 2019, non importa se oggi non sono più su quel cliente, portando a 170 le persone alle quali Comdata ha detto in pratica se non entreranno in Inps devono comunque ritenersi fuori anche da Comdata.

Come noto la commessa Inps è stata persa da Comdata a causa della decisione dell’Istituto di internalizzare il servizio clienti affidandolo alla partecipata Inps Servizi spa (100 per cento di capitale pubblico attraverso la stessa Inps). Il contratto di appalto per la prestazione dei servizi di “contact center multicanale” tra Inps e Comdata prevede la scadenza e dunque la sua cessazione con effetto al 30 novembre 2022, ma sempre come già noto, Inps non assorbirà tutte le operatrici e gli operatori che lavorano sulla sua commessa. La clausola sociale difatti non è stata applicata, e oltre 300 persone rimarranno fuori. E a chi non avrà la “fortuna” di essere assunto da Inps Servizi, Comdata ha tenuto precisare che non si aspettino di conservare il posto di lavoro, poiché “vien meno la ragion d’essere”.

Da parte sua l’Inps ha avviato una procedura di selezione del personale attraverso “Avviso di Selezione” datato 25 maggio 2022 e che si è chiusa il 9 giugno. Comdata ha invitato ogni lavoratore coinvolto “a partecipare a tale selezione nei dovuti modi, termini e condizioni” previsti nell’avviso, sottolineando che Comdata “è del tutto estranea al programma di internalizzazione”. Ponzio Pilato era nessuno al confronto.

La risposta sindacale

«Le RSU, unitamente alle Strutture Territoriali SLC CGIL, FISTEL CISL e UILCOM UIL, intendono condividere con tutte le lavoratrici ed i lavoratori il loro totale disappunto in merito alla comunicazione inviata in data odierna [1 giugno 2022, ndr] da Comdata con oggetto: “Comunicazione ai dipendenti inseriti sulla commessa INPS – e aggiungono – Inoltre risulta totalmente inaccettabile la dicitura presente sulla stessa comunicazione in cui si dichiara che “la cessazione della commessa di cui al richiamato contratto farà venir meno la ragion d’essere del Suo rapporto di lavoro con noi.» Ma è nel finale del comunicato che i sindacati si esprimono più duramente: «riteniamo che l’arroganza di Comdata nel minacciare i lavoratori non possa e non debba passare sotto silenzio. A seguito della chiusura delle selezioni, fissata per il 9 giugno 2022, saranno molte le verifiche da fare rispetto all’assegnazione dei punteggi e alle reali condizioni, sia economiche che normative, di un eventuale passaggio dei lavoratori in INPS Servizi. Invitiamo pertanto Comdata ad abbandonare atteggiamenti di questo tipo che, oltre ad essere molto gravi, rischiano di diventare controproducenti.»

Con il bando di selezione che chiudeva il 9 giugno e nessuna informazione chiara sulle condizioni di lavoro future in Inps Servizi (a quale livello, in quale sede, come neo assunti e quindi senza scatti di anzianità e senza articolo 18?), i lavoratori e le lavoratrici erano allo sbando e in pochi in questa incertezza hanno partecipato al bando di selezione.

Mercoledì 8 giugno (un po’ tardi) sono state convocate le assemblee per illustrare e discutere la situazione di questa commessa. Nel comunicato di convocazione dell’assemblea le Rsu hanno anticipato i temi.

Sono diversi mesi che nelle varie assemblee tenute, sia come RSU che alla presenza delle Strutture Territoriali, abbiamo riportato la situazione che si sarebbe potuta prospettare quando la controparte è un ente pubblico che per una logica di budget ha scelto di reinternalizzare un servizio di contact center senza un confronto serio e concreto con il Sindacato.
La complicità della politica è evidente, è stata assente oltre che deleteria, gestita da una classe dirigenziale da troppo tempo inetta ed inadeguata, incapace di far applicare leggi dello Stato Italiano quali la Clausola Sociale; una Legge che ha alla base un principio di civiltà e giustizia sociale, che dalla sua entrata in vigore ha salvaguardato migliaia di posti di lavoro.
Facciamo presente a tutta la controparte coinvolta che hanno in capo una responsabilità sociale a cui nessuno si può sottrarre! Si parla di centinaia di famiglie che rischiano di non avere certezze dopo il 30 novembre!

Riteniamo inoltre la risposta di Inps Servizi alla nostra richiesta di incontro [Inps risponde di fatto che non c’è bisogno di un incontro, che hanno approntanto un call center e una serie di FAQ per risolvere ogni necessità di chiarimento, ndr] un insulto a tutti i Lavoratori che stanno vivendo momenti di incertezze.

Il comunicato delle Rsu termina con un appello: “Siamo pronti a qualsiasi iniziativa, come sempre, con l’auspicio che ora vi sia una consapevolezza tale tra i Lavoratori affinché le eventuali mobilitazioni abbiano un esito ben diverso sulle percentuali registrate negli scorsi mesi.“. Sembra però che nonostante la richiesta di alcuni lavoratori di sciopero immediato, ad oggi non sia pervenuta alcuna dichiarazione di stato di agitazione.  Eppure è questa una vertenza di portata tale che occorrerebbe una azione sindacale a livello territoriale e nazionale più forte sia verso Comdata sia verso Inps e non ultimo verso in ministeri del Lavoro e delle Politiche Sociali e dell’Economia e delle Finanze (che vigilano sull’Istituto). Il rischio di una ennesima emorraggia di posti di lavoro anche nel nostro territorio è alta

a cura di Cadigia Perini