Cliccate e moltiplicatevi

Ad accedere al bonus Vesta, tramite click day, 10mila famiglie su 50mila domande. Nel mentre riconfermato il milione di euro al fondo Vita nascente.
È il nuovo medioevo del welfare piemontese.

Solo 26 minuti. È il tempo nel quale sono finiti i 10 milioni di euro del bonus Vesta, misura promossa dall’assessore regionale al welfare Maurizio Marrone come aiuto alle famiglie piemontesi con bambini dagli 0 ai 6 anni.
Nonostante gli sforzi di Caf e sportelli rimasti per l’occasione aperti in piena notte, il metodo del click day per accedere agli aiuti si rivela un disastro sia sul piano pratico che su quello sociale, come molti già sostenevano. Solo 10mila le famiglie riuscite ad accedere, su un totale di oltre 50mila che ci hanno provato. Ora Marrone fugge dalle interrogazioni in aula e una raccolte firme è già partita, ma il danno è fatto: l’unica misura di sostegno in Piemonte a copertura della fascia tra i 3 e i 6 anni è stata distribuita a casaccio tra gare di click, malfunzionamenti e buchi nel sistema. Una scelta che va a braccetto col finanziamento di 1 milione di euro al fondo Vita nascente, destinato alle associazioni antiabortiste, il quale, riconfermato per il quarto anno di fila, diviene così strutturale nonostante i magri risultati raggiunti.
Misure ideologiche che attingono a piene mani all’immaginario culturale bigotto, paternalista e disumanizzante della destra, mentre lo stato sociale piemontese si trasforma in un nuovo medioevo distopico, tra gli Hunger games e Il racconto dell’ancella.

Il fallimento annunciato

I 10 milioni di Vesta, provenienti da fondi europei e destinati a coprire rette scolastiche, baby-sitter, centri estivi, attività sportive e musicali, avrebbe dovuto aiutare le famiglie in difficoltà, con importi tra i 800 a 1.200 euro, a seconda dell’Isee. Peccato che l’accesso al buono sia stato affidato a un click day di mezzanotte, simile a quello che si fa per accaparrarsi online i biglietti di un concerto. Una lotteria dell’aiuto, con migliaia di famiglie che hanno tentato di collegarsi contemporaneamente sul portale. Prevedibilmente, i fondi sono evaporati in meno di mezz’ora. Chi è arrivato anche solo qualche minuto dopo si è trovato davanti al messaggio Risorse esaurite. Risorse che avrebbero potuto essere distribuite in base a parametri specifici di necessità, e che invece sono stati dispersi a casaccio, penalizzando chi non ha una buona connessione. Parrebbe poi che chi si trovava all’estero, con un fuso orario diverso, sia riuscito ad accedere anche mezz’ora prima alla piattaforma. Insomma un disastro dietro l’altro, oltre che una presa in giro per le famiglie che proprio questa destra si vanta di aiutare.
«Sono 173mila i bambini rimasti scoperti – raccontano dal Caf Ci penso io di Barriera di Milano, che ha in questi giorni fatto partire una petizione (che è possibile firmare qui) per richiedere il rifinanziamento del bonus – Finalmente c’era un bonus valido per la fascia 3-6, sempre scoperta, e tantissima gente sperava di iscrivere i propri figli al nido e quindi poter ricominciare a lavorare. In Piemonte dal 2019 ad oggi sono nati circa 183mila bambini e il fondo ne copriva a malapena 10mila. Noi, come tanti altri Caf su Torino, abbiamo aperto i nostri uffici intorno alle 23 e speso risorse per mandare via clienti dopo 20 minuti dall’apertura di un bando che sarebbe dovuto essere sicuramente studiato molto meglio. Abbiamo dovuto mandare via 50 clienti se non di più. Al primo accesso risultavano già in coda con 20 minuti di attesa».
Similmente lo sportello Elp, che ha tentato la stessa impresa allo Zac di Ivrea: «Come sportello ci siamo dati disponibili, e grazie allo Zac che ha tenuto aperto oltre l’orario di chiusura, abbiamo voluto cercare di dare una mano a chi più ne aveva bisogno per la compilazione della richiesta – commenta la responsabile Vanessa Vidano –. Sottolineo cercato perché era praticamente una missione impossibile. Non sto a dire la frustrazione delle persone, alcune in attesa al Movicentro da ore, e nostra, che se pensavamo già dall’inizio che questa modalità fosse sbagliata, siamo tornati a casa con un senso di sconfitta pazzesco. I soldi per le fasce deboli non possono essere distribuiti come una lotteria».

L’assessore di cartone

Insomma, quello che è stato sbandierato per mesi da Marrone come grande risultato politico, si sta invece rivelando un boomerang, simbolo del fallimento delle politiche sociali piemontesi targate Fdi. Così tanto che sotto i post che annunciano la misura i commenti vengono disabilitati, e all’interrogazione presentata il 23 settembre dalle opposizioni, l’assessore Marrone è assente: «Prende in giro decine di migliaia di famiglie e nemmeno si presenta – tuonano le opposizioni, che per protesta hanno portato in aula un cartonato dell’assente Marrone – Un assessore di cartone».
Mentre infatti i compagni di partito sostengono la misura che ha aiutato «al 90% famiglie italiane», sottolineando il non troppo velato razzismo della misura, e addirittura la Regione rilancia parlando di raddoppiare i fondi, ora anche gli alleati della Lega si defilano dalla nave che affonda: «Ottima misura, ma metodo fallimentare» commenta il capogruppo del carroccio in Regione, Fabrizio Ricca.
A Ivrea, l’unico con abbastanza faccia tosta da sostenere la misura rimane il solo consigliere Andrea Cantoni, collega di partito di Marrone: «Di fronte ai risultati ottenuti da Vesta, che dimostrano come la Regione Piemonte sia al fianco del ceto medio piemontese, mentre la Sinistra è impegnata in tutt’altro, quest’ultima non può che criticare gli sforzi altrui – tuona sui social il consigliere –. La cosa più incredibile è il tentativo di intestarsi un qualche tipo di merito per gli scarni risultati ottenuti dallo sportello Elp, gestito da un consigliere di maggioranza». Chissà se avrebbe il coraggio di ripeterlo di persona a lavoratori di sportelli e Caf, rimasti aperti in piena notte.

Aiutati che Dio t’aiuta

Le modalità di Vesta, oggi in mezzo al fuoco incrociato, non sono però distanti dal concetto di welfare immaginato da questa destra. Esemplificativo in questo senso il fondo Vita nascente, rifinanziato anche quest’anno con 1 milione di euro. Soldi in regalo alle associazioni antiabortiste, in teoria per aiutare le donne incinte in difficoltà economica, in realtà utili a spargere propaganda e ad aiutare una tantum persone spesso provenienti da situazioni di estrema povertà, marginalità e violenza domestica, evitando che passino dai servizi statali.
Le due misure, Vesta e Vita nascente, si caratterizzano infatti per il pesante paternalismo, per l’apporto di aiuti che piovono dal cielo una tantum e per un malcelato disprezzo di fondo per i poveri, che “devono anche darsi una svegliata” e soprattutto fare nuovi figli per la patria. Meglio se bianchi. Salvo poi riversare sulle loro spalle l’aumento dell’Irpef per i redditi fino a 50mila euro fino al 2026 per compensare minori entrate. E per quanto riguarda mantenerli i figli, la cosa migliore da fare è affidarsi alla Provvidenza, pregando Dio che il tuo click arrivi prima degli altri.

 

Stefano Bertolino