Martedì 9 maggio 2017 ore 15.00, 17.10, 19.20, 21.30
Mercoledì 10 maggio 2017 ore 15.30, 18.00
titolo originale The Family Fang / regìa Jason Bateman / soggetto tratto dal romanzo La famiglia Fang di Kevin Wilson / sceneggiatura David Lindsay-Abaire / fotografia Ken Seng / musica Carter Burwell / montaggio Robert Frazen / scenografia Beth Mickle / costumi Amy Westcott / interpreti Nicole Kidman, Jason Bateman, Christopher Walken, Maryann Plunkett, Jason Butler Harner, Kathryn Hahn, Marin Ireland, Michael Chernus, Linda Emond, Josh Pais, Mackenzie Brooke Smith, Jack McCarthy, Taylor Rose, Kyle Donnery Buster / produzione Saari, Olympus Pictures, Blossom Films, Aggregate Films / origine USA 2015 / distribuzione Adler Entertainment / durata 1 h e 47’
scheda filmografica 27
Caleb e Camilla Fang sono performer le cui creazioni scioccano il pubblico e deliziano gli appassionati d’arte. Protagonisti sin dalla più tenera età sono i loro figli, pedine fondamentali delle loro opere provocatorie spesso al limite tra il genio e la follia. A causa di queste esperienze, Annie e Baxter ormai adulti si sono allontanati dai genitori, e conducono esistenze altamente problematiche. I fratelli sono però costretti a tornare a casa, dopo che i loro eccentrici genitori scompaiono nel nulla.
Che famiglia, i Fang, e che film! (…) Jason Bateman, talento pulsante ma sottostimato: La famiglia Fang non è la solita commedia formato famiglia, bensì una sottile, acuta e dolente disamina del cortocircuito tra arte e vita, verità e finzione, educazione e sfruttamento. Superbo Walken, sensibile Bateman, la sorpresa è la Kidman: paralizzata dal botox, ma gli occhi bastano e avanzano. Se volete riflettere, sorridere e masticare amaro sulla vita e i legami (an)affettivi, è il vostro film: non perdetelo.
(Federico Pontiggia)
(…) Tratto dal romanzo omonimo di Kevin Wilson, La famiglia Fang è un ritratto al vetriolo di una famiglia disfunzionale americana, con diversi punti in comune con Bad Words, l’opera prima di Bateman: lì la struttura da commedia era più immediata, ma il nocciolo era lo stesso, un legame strappato tra genitori e figli; qui, invece, le ambizioni del regista si fanno maggiori, le atmosfere sono tipicamente indie, i ritmi più traballanti, le situazioni più scomode. Il buon Jason si assume il rischio di annoiare un po’ ma ci parla con sincerità e, nella seconda parte, sa dosare con intelligenza i colpi di scena, e forma con Nicole Kidman una coppia di figli a pezzi decisamente efficace.
(Giuseppe D’Errico)
Parla il regista
Nicole Kidman aveva opzionato i diritti del libro anni fa. Aveva chiesto a David Lindsay-Abaire, con cui aveva già lavorato ai tempi di Rabbit Hole, di adattarlo in una sceneggiatura. Il passo successivo era trovare un regista e un coprotagonista. A Nicole era piaciuto Bad Words, così mi ha chiesto se ero interessato e dopo aver letto il libro in un pomeriggio ho accettato.
(…) Il rapporto con i propri genitori è qualcosa a cui tutti possono relazionarsi, è universale. Ognuno di noi è passato attraverso quel momento inevitabile in cui i tuoi genitori diventano umani. È un processo di crescita, inizi a vederli anche nei loro difetti, gli stessi che magari ritrovi in te stesso. (…) Questo tipo di scoperta, di presa di coscienza può essere al tempo stesso comico e drammatico, così come il processo di ammissione ed emancipazione psicologica a cui vanno incontro Baxter e Annie nel film. Il tono del film è di conseguenza sempre in bilico tra dramma e commedia, non è stato facile svilupparlo.
(Jason Bateman)