Martedì 7 novembre 2017 ore 15.00, 17.10, 19.20, 21.30
Mercoledì 8 novembre 2017 ore 15.30, 18.00
titolo originale Chez nous / regìa Lucas Belvaux / soggetto dal romanzo Le Bloc di Jérôme Leroy / sceneggiatura Lucas Belvaux, Jérôme Leroy / fotografia Pierric Gantelmi d’Ille / musica Frédéric Vercheval / montaggio Ludo Troch / scenografia Frédérique Belvaux / costumi Dorothée Guiraud / interpreti Émilie Dequenne, André Dussollier, Guillaume Gouix, Catherine Jacob, Anne Marivin, Patrick Descamps, Charlotte Talpaert, Stéphane Caillard, Cyril Descours, Michel Ferracci, Mathéo Debaets, Coline Marcourt, Thibault Roux, Corentin Lobet, Julien Roy, Bernard Mazzinghi / produzione Synedcoche, Artemis Porductions, France 3 Cinéma, RTBF, Voo-Be Tv, Shelter Prod. / origine Francia, Belgio 2017 / distribuzione Movies Inspired / durata 1 h e 54’
Pauline, infermiera a domicilio in un distretto minerario nel nord della Francia, cresce da sola i suoi due figli e si occupa di suo padre, un ex metalmeccanico. Devota e generosa, è amata dai suoi pazienti. Approfittando della popolarità della donna, i leader di un partito nazionalista in crescita decidono di proporla come loro candidata alle imminenti elezioni comunali.
Avvertenze per l’uso: è il film politico puntato sulla campagna elettorale francese contro il Front Nazional della Le Pen (una somigliante Jacob). In questo, si sforza di tenere un orientamento non deterministico o, peggio, fazioso, affidando contenuti e dubbi alla peripezia della protagonista (la cresciuta ‘Rosetta’ dei Dardenne) (…). Più interessante la ricostruzione dei legami tra i ‘verniciati’ politici e i violenti, del movimento. A governare l’intrigo, un freddo e subdolo Dussolier, emblema della promiscuità tra democrazia e fascismo.
(Silvio Danese)
Oltre a una narrazione efficace, il pregio di A casa nostra è la capacità di mostrare dal di dentro il potere d’affabulazione di cui – da sempre – le derive populiste si servono per empatizzare con i più indifesi: un meccanismo tanto sperimentato e storicizzato eppure incredibilmente potente.
(Anna Maria Pasetti)
Parla il regista
Forse la finzione è l’unica risposta udibile, in quanto, come il discorso populista, si rivolge ai sentimenti, al subconscio, alla pancia. Proprio come i demagoghi, racconta delle storie. Ma al contrario di loro, che provano a far passare delle fantasie per realtà e che semplificano all’estremo, la finzione cerca di capire, di fornire un racconto della complessità del mondo, dell’umanità, e dell’epoca. Senza dubbio, soltanto la finzione può sollecitare nelle persone la più profonda commozione. (…)
Ho sempre realizzato i miei film con l’obiettivo di rispondere alle domande che facevo a me stesso (anche se ho raramente trovato le risposte). E nel formularle ho l’impressione di averle condivise con gli spettatori, alcuni dei quali hanno lasciato il cinema leggermente diversi rispetto a quando erano entrati.
Sì, A Casa Nostra è un film politicamente impegnato. Non è, ad ogni modo, un film militante, e non espone davvero nessuna teoria. Ho tentato di descrivere una situazione, un partito, una formazione sciolta, e decifrare il suo discorso, comprendere il suo impatto, la sua efficacia e potere di seduzione. Di mostrare la graduale rottura del superego che questo provoca, liberando un tipo di linguaggio fino a quel momento impronunciabile. Esponendo la confusione che mantiene, le paure che istiga e trasforma in strumento politico.
(Lucas Belvaux)