Come previsto, il Consorzio per l’Informatizzazione del Canavese chiude definitivamente. Martedì 22 ottobre l’azienda ha inviato ai sindacati, assessorato lavoro Regione Piemonte, e ispettorato del lavoro di Torino la procedura per il licenziamento degli ultimi sette lavoratori. Si chiude. Nel silenzio generale.
“Ai sensi degli articoli 24 e 4 della L. 223/91 vi comunichiamo che la società CIC Scrl con sede legale a Napoli, Via Seconda Traversa Fumaroli 12* e unità produttiva in Banchette (TO) in via Castellamonte 8, intende procedere al licenziamento collettivo per la riduzione di personale a causa della definitiva cessazione di tutte le attività operative e di staff, con la conseguente risoluzione dei rapporti di lavoro, per un totale di n. 7 dipendenti strutturalmente in esubero.”
Inizia così la procedura di licenziamento firmata da Salvatore Saulle, amministratore delegato del CIC dal gennaio scorso. Prosegue poi con l’elenco di tutti i pregi dell’azienda, professionalità, servizi, clienti, come se dovesse venderla al miglior offerente e non chiuderla per sempre. E nell’ultima parte riporta le motivazioni del fallimento imprenditoriale. In buona sostanza si lamenta del fatto che le commesse pubbliche garantite per tre anni, non sono state rinnovate al CIC ma assegnate ad aziende vincitrici di bandi Consip. L’AD dimentica che i clienti del CIC sono tutti enti pubblici, Comuni, Consorzi, ASL, che sono obbligati a mettere a gara servizi e prodotti da acquistare, alcune proroghe le hanno anche ottenute ma le commesse non potevano essere prorogate all’infinito senza gare. La Csp era consapevole di avere tre anni (non pochi) per costruire nuovo business per poter mantenere in vita il CIC, ma evidentemente l’obiettivo iniziale non era quello di acquisire un’azienda per risanarla e svilupparla, ma solo di beneficiare di tre anni di commesse incluse nel pacchetto di vendita.
CIC venduta a mani insicure
Nessuno però può sorprendersi della fine del CIC. Messo in crisi dai suoi stessi soci-clienti pubblici e venduto senza alcuna garanzia di tenuta. Una fine prevedibile considerate le criticità già in essere della CSP al momento della gara di vendita (recente cessione di ramo d’azienda, cassa integrazione); la presenza fra i suoi rappresentanti di spicco di Pio Piccini, coinvolto nella bancarotta fraudolenta di Agile; il dubbio valore del programma software DHE portato da Csp in CIC con controvalore per 3,7 milioni di euro. Bastava un semplice controllo per scoprire che Csp aveva acquistato la piattaforma DHE dalla Gesi Spa solo pochi giorni prima e l’aveva messo in bilancio per un valore di 1,3 milioni contro i 3,7 valutati per comprare il CIC. Ma chi fece la valutazione ufficiale di quel programma software? Tal Giovanni Filosa, incidentalmente anche presidente di Gesi Spa. E come si sono conosciute la romana Gesi e la torinese Csp? Il tramite è Pio Piccini socio della Global Contact, che ha sede a Roma nello stesso edificio degli uffici della CSP, insieme a Raffaella Berardi che è anche socia di Gesi. E il cerchio si chiude. Ma sono tanti i cerchi attorno al CIC. Il nome di Piccini torna anche nell’inchiesta di frode fiscale in Finpiemonte, la finanziaria della Regione Piemonte, che lo vede indagato, fra gli altri, insieme all’ex presidente Fabrizio Gatti. E pare che fu proprio Gatti nel 2015 a presentare Piccini al liquidatore del CIC.
L’affondamento del CIC ha cause antiche
L’affondamento del CIC inizia comunque prima della vendita alla Csp alla quale si è arrivati in seguito al fallimento del Consorzio per l’Informatizzazione del Canavese. Ma come si è arrivati al fallimento?
CIC S.c.r.l nasce nel febbraio del 1985 come fornitore globale di sistemi informatici per la Pubblica Amministrazione locale e per la sanità, è una cosiddetta società in house, cioè che fornisce servizi ai suoi stessi soci. La compagine societaria è composta da: Comune di Ivrea (24,91%), AslTO4 (14,12%), Csi Piemonte (18.10%), ASM Spa azienda multiservizi del Comune di Settimo T.se (14,04%), Provincia di Torino (8,47%) e altri soci minori. Nel 1985 i dipendenti erano 154, nel 2014 sono arrivati 162. Il 70% del fatturato di Cic derivava da servizi ai tre principali soci, circa 3 milioni e mezzo ciascuno AslTo4 e Csi e alcune centinaia di migliaia di euro del Comune di Ivrea. La crisi emerge a fine 2013, quando il Cic inizia a non pagare le tredicesime e prosegue a tutto il 2014 quando si prospettava un buco di quasi 1 milione e trecentomila euro, poi ridotto a poco più di 483 mila euro, che porta all’apertura di una procedura di cassa integrazione. Le ragioni del rosso di bilancio vanno imputati ai debiti degli stessi soci verso il consorzio, in particolare l’aver fatto accollare al CIC i debiti accumulati dal Comune di Settimo e dalle relative società municipalizzate, prima fra tutte l’ASM, in liquidazione, per un totale di quasi un milione di euro, ma anche il CSI Piemonte ci ha messo del suo con un debito verso il CIC di 234.800. Dal lato dirigenziale, e politico, vi è la responsabilità di aver trascinato il CIC in grave crisi finanziaria e di non averlo voluto salvare con una ricapitalizzazione né ancor prima con un cambio di rotta nelle nomine direttive, più politiche che manageriali, risultate evidentemente inadeguate.
L’assordante silenzio
Il CIC chiude incredibilmente nel silenzio più assoluto, anche dei lavoratori. Non uno striscione sulla sede di Banchette situata in una posizione di visibilità strategica, un crocevia molto trafficato, davanti allo storico Palazzo Uffici Olivetti. Certo ormai oggi i lavoratori erano meno delle dita di due mani dopo una continua emoraggia di uscite soprattutto dalla fine dell’anno scorso. La mobilitazione doveva partire e perdurare molti anni fa, quando già c’erano tutti i sintomi per prevedere il peggio. E invece, salvo un paio di scioperi, ha prevalso il silenzio della speranza, sempre aleatoria, di una soluzione miracolistica.
Cadigia Perini
* “Traversa II privata Fumaroli” è una via della periferia est di Napoli (zona San Giovanni a Teduccio) dove non ti aspetti di trovare la sede di un’azienda. E quando e perché è stata trasferita la sede legale del CIC da Banchette a Napoli?