Dopo più di 15 anni il progetto sembra essere arrivato ad un punto morto: scadono gli incentivi e pendono due ricorsi al Tribunale delle Acque. Eppure, alcune “contraddizioni” non permettono di mettere ancora la parola fine a questa vicenda
Sono di pochi giorni fa (il 17 marzo) le dichiarazioni pubbliche del referente di Idropadana, Roberto Bruera, in merito al progetto di realizzazione della Centrale del Crist. «Fine del progetto, per quanto mi riguarda. Abbiamo speso un milione e mezzo solo per la fase progettuale. Ora va tutto in fumo» ha affermato il signor Bruera.
Già nell’agosto 2016 alcune indiscrezioni avevano lasciato presagire l’abbandono del progetto, ma da allora non si era saputo più nulla. I due ricorsi, attualmente in attesa di essere affrontati dal Tribunale delle Acque di Roma, e la mozione comunale, con la quale si invitava il comune a non concedere la deroga acustica, erano riusciti a rallentare i lavori, nonostante nulla vietasse ad Idropadana di cominciare a gettare le basi della futura centrale.
A distanza di sette mesi le possibilità che il progetto venga accantonato definitivamente si fanno più sostanziali, motivate dal fatto che Idropadana non ha più il tempo sufficiente a generare il primo Megawatt; se fosse riuscita a produrlo entro agosto 2018 avrebbe potuto accedere ai 700 mila euro di contributi spalmati su vent’anni, ma il termine utile per avviare i lavori di scavo sembra ormai scaduto.
L’associazione Legambiente, in prima linea per fermare questo progetto, esprime soddisfazione per le dichiarazioni pubbliche del signor Bruera, ma aspetta a cantar vittoria. Ci sono ancora diverse domande che necessitano una risposta e l’atteggiamento “ambiguo” di Idropadana mette in guardia gli ambientalisti.
Le dichiarazioni pubbliche, infatti, non sembrerebbero coerenti con il comportamento adottato dalla società in questione. Mercoledì 8 marzo, infatti, al Tribunale delle Acque, i legali di Idropadana avrebbero manifestato un atteggiamento meno “arrendevole” e più “acceso”. Come spiegare questo duplice atteggiamento? «Inoltre», aggiunge Nevio Perna, «gli incentivi erano ovviamente il punto forte di questa vicenda, ma questo non costituirebbe necessariamente un freno al progetto. Come mai sono stati fermi tutto questo tempo? La mancanza della deroga acustica non li obbligava a fermarsi. Inoltre, come mai non hanno chiesto espressamente al comune d’Ivrea la deroga? A quel punto il Comune avrebbe dovuto dire sì oppure no. Cosa pretendono di ottenere adesso minacciando di fare causa?».
Tra le dichiarazioni di Roberto Bruera, infatti, viene menzionato il fatto di voler citare in giudizio il Comune d’Ivrea per ottenere un risarcimento, accusandolo di aver sostenuto per 15 anni il progetto per poi voltare le spalle l’anno passato.
Ciò che il Consiglio Comunale aveva votato, nel luglio 2016, altro non era che una mozione comunale, un atto di indirizzo politico privo di valore esecutivo [vedi la vicenda della mozione di sfiducia sulla Fondazione Guelpa ndr]. Se Idropadana avesse avanzato una richiesta formale all’amministrazione eporediese, quest’ultima si sarebbe dovuta pronunciare con un atto amministrativo.
Ciò non è stato e queste incertezze raffreddano gli entusiasmi di chi quella centrale proprio non la voleva. Le dichiarazioni pubbliche lasciano ben presagire, ma la fine definitiva ancora si aspetta.
Nulla vieta, tuttavia, di tirare, almeno per il momento, un sospiro di sollievo per queste dichiarazioni che cadono quasi a ridosso della Giornata Mondiale dell’Acqua prevista per il 22 marzo.
Andrea Bertolino