Si presenta a Roma il movimento politico paneuropeo di Varoufakis, ex ministro del governo greco. Si chiama Democracy in Europe Movement e propone già un’iniziativa pubblica per il prossimo 25 marzo, 60° anniversario dei Trattati di Roma.
Ospitati da un piccolo circolo culturale su due piani in pieno centro di Roma, si sono ritrovate più di 200 persone per discutere cosa fare dopo la vittoria del no al referendum costituzionale dello scorso dicembre. Lo spazio era piccolo, accoglieva a mala pena le persone convenute, dividendole sui due piani del circolo. Al piano superiore anche il fondatore del movimento: Yanis Varoufakis, ex ministro del governo Tsipras, dimessosi dopo i rinnovati accordi con l’Eurogruppo. Il suo intervento di sabato alla Cappella Orsini di Roma è stato seguito di persona da quelli presenti al primo piano, su schermo da quelli a piano terra e in streaming da molti altri connessi a Internet.
E’ stato un intervento in un ottimo inglese, che ha invitato ad avere speranza, senza essere facilmente ottimisti.
L’intento è quello di aprire un terzo spazio politico alternativo sia alle attuali politiche europee che al rinascente nazionalismo reazionario. La dimensione è quella paneuropea. Sono sorti diversi gruppi Diem in varie città. L’azione contro l’establishment europeo non può che essere coordinata in diversi Paesi, altrimenti risulterà inefficace. Il cambiamento climatico, le migrazioni, la crisi bancaria e quella del debito non possono essere affrontate da soli dagli italiani. L’Italia è tuttora un paese molto importante, con un surplus produttivo notevole nonostante la crisi, per questo è una nazione in cui è importante nasca una forza progressista alternativa alle attuali politiche europee e al nazionalismo.
Non bisogna banalizzare e si deve essere pronti anche a soluzioni estreme, ma prima bisogna fare proposte costruttive. Quando queste saranno rifiutate e l’Europa collasserà, noi forse saremo pronti. Secondo Varoufakis si può fare già molto senza cambiare i trattati europei. Volerli cambiare come primo obiettivo richiederebbe troppo tempo. Bisogna iniziare da un programma di minima che aggreghi persone che vogliono cambiare, poi, quando ce ne saranno le capacità, si rivedranno gli accordi.
Dopo avere tracciato i contorni di Diem, Varoufakis ha dovuto abbandonare l’assemblea a causa di altri impegni. Le presenze, dopo che se ne è andato, sono diminuite. Sono rimasti più ragazzi, nati negli ’80, con un buon livello culturale, a continuare a discutere sul Che fare.
Un primo appuntamento sarà il 25 marzo prossimo. Sarà il 60° anniversario dei Trattati di Roma, i primi accordi europei che poi diedero vita alla CEE e poi alla UE. Ci sarà chi lo festeggerà come compleanno e chi come funerale. Si intende dare spazio anche a una voce critica che chieda maggiore democrazia in Europa.
I due gruppi che hanno continuato a discutere sono stati molto partecipati: molti interventi, voglia di discutere e buone intenzioni. Il tutto ha ancora l’aspetto di essere molto fragile, sia organizzativamente che per quanto riguarda i contenuti. Questo è però anche garanzia di genuinità. Diamo credito a questa nuova proposta politica che ha il merito di aver aggregato giovani e di essere transnazionale, seguiamo i gruppi e sosteniamoli: se son rose fioriranno.
Ultima nota di contorno del vostro cronista. Sono tornato con un Intecity notte che sarebbe dovuto partire alle 23.15 dalla rimodernizzata Stazione Tiburtina. Causa freddo estremo al sud Italia ha accumulato oltre 70 minuti di ritardo. Nella fredda e moderna stazione non c’è una sala d’attesa, a dire il vero quasi manco un cesso. Eravamo una trentina di persone, tra cui bambini in fasce e anziani, ad aspettare al gelo. Segno che questo sviluppo è proprio incivile.
Ettore Macchieraldo