Una festa e un’occasione per una riflessione
Il 1° maggio è innanzitutto una festa e come tale va vissuta. Deve però essere anche l’occasione per fare qualche riflessione in una fase in cui si incrociano fenomeni e situazioni complicate.
Intanto la Cgil può festeggiare un primo risultato concreto, dopo anni, nel contrastare le tante leggi che hanno ridotto i diritti di chi lavora: mi riferisco a voucher e appalti. Non sarà granché ma anche solo sei mesi fa in pochi ci avrebbero scommesso. Peraltro in questi giorni il Jobs Act certifica – finiti gli incentivi alle imprese – il suo fallimento, con il prevalere, nei nuovi avviamenti al lavoro, di contratti precari: esattamente il contrario degli obbiettivi che erano stati inizialmente propagandati.
C’entrano con il lavoro anche le elezioni francesi così com’è stato per quelle americane: in questi giorni che precedono il ballottaggio Marine Le Pen salta da una fabbrica ad un porto di pescatori, a tutti quei luoghi che rappresentano la sofferenza del lavoro triturato dal mercato globalizzato. Così come aveva fatto nei mesi scorsi Donald Trump con gli operai del Michigan e dell’Ohio, arrabbiati con le proprie aziende che preferiscono dare da lavorare agli operai messicani e cinesi. Consiglio vivamente, a questo proposito, di leggere l’inchiesta di Rampini tra gli operai di Detroit pubblicata su La Repubblica del 28 aprile.
Intanto un discorso serio come la “Industria 4.0” – termine con cui si indica la tendenza dell’automazione industriale ad integrare nuove tecnologie per aumentare la produttività degli impianti e la qualità dei prodotti – viene agitato come la panacea di tutti i mali, mentre invece (come tutti i salti tecnologici) porta con sé potenzialità ma anche grandi problemi, a partire dal fatto che si riduce drasticamente il lavoro umano.
Sono facce diverse – talora opposte – di una stessa medaglia, di un lavoro precarizzato e impoverito per i più, privo di una qualsiasi vera rappresentanza politica e con un sindacato che arranca nel fare i conti con processi spesso drammatici per gli effetti che hanno sulle persone.
E poi i drammi degli omicidi per troppo e cattivo lavoro: mi limito a ricordare solo i tre metalmeccanici morti nel torinese nelle ultime settimane: il magazziniere che si impiccato in una piccola azienda di Leinì, il tecnico dell’Italdesign morto nella galleria del vento della Pininfarina e l’operaio asfissiato dagli acidi nella vasca che stava pulendo in una boita di Moncalieri.
Quindi auguri a tutti per una festa che mantiene un senso unificante in un mondo del lavoro disperso e spaesato, che almeno per un giorno riconquista una scena che spesso nel corso dell’anno gli viene negata.
Federico Bellono