Un excursus sul M5S: dalle sue origini ai suoi cambiamenti, passando attraverso le molte contraddizioni. Di questo e altro si è parlato sabato 17 alla libreria Mondadori d’Ivrea durante la presentazione del libro L’Esperimento. Inchiesta sul Movimento 5 Stelle
«È un principio sacrosanto della democrazia quello secondo cui i governati insoddisfatti si organizzano per cacciare i governanti. Il M5S incarna o ha incarnato il sogno di molte persone che si erano sentite prese in giro, ma arriva un momento in cui questo sogno va messo alla prova». Con queste parole introduttive Davide Gamba ha inaugurato la serata di presentazione del libro L’Esperimento. Inchiesta sul Movimento 5 Stelle, edito Laterza e realizzato da Jacopo Iacoboni, giornalista per LaStampa, collaboratore con The Atlantic Council, Micromega e Radiotre nonché autore di innumerevoli inchieste politiche. Ospite d’eccezione della serata Nicola Biondo, ex capo comunicazione del M5S alla Camera fino al 2014.
Ivrea è dove tutto è cominciato ed è il luogo dove l’esperimento è sorto. Non è un mistero che Gianroberto Casaleggio abbia lavorato all’Olivetti e che abbia poi successivamente «cercato di trasformare la mitologia Olivetti in un brand» (curioso, ma non casuale che Iacoboni usi il termine mitologia). Che cosa intenda l’autore con “esperimento” è presto detto e la chiave per capirne il significato è custodita nella storia del suo fondatore.
Casaleggio, alla fine degli anni ’90, ricopre il ruolo di amministratore delegato della Webegg, una joint venture tra Finsiel e Olivetti. È durante questo periodo che comincia a sperimentare i meccanismi di formazione del consenso aziendale. Carlo Baffè, ingegnere informatico della Webegg, raccontò a Iacoboni come cominciò l’esperimento per capire i meccanismi e le tecniche di formazione e manipolazione del consenso. Internet e Facebook erano ancora lontani, ma Intranet offrì loro la prima piattaforma su cui poter coltivare questo studio. L’esperimento era semplice, ma metodico: un team di cinque persone si riuniva per decidere che tema lanciare su Intranet; un membro del gruppo avanzava sul forum aziendale una tesi; un altro membro si prodigava a rispondere con una posizione contrastante e successivamente altri due cominciavano a prendere le parti del primo, innescando quella che Casaleggio battezzò “la valanga del consenso”, ovvero una progressiva difesa della tesi iniziale da parte dei dipendenti.
«Un esperimento di ingegneria sociale», l’avrebbe battezzato successivamente Baffè; uno studio del movimento del consenso e delle sue “leggi meccaniche e di empatia”. Iacoboni, durante la serata, descrive con queste parole l’atteggiamento di Casaleggio: «la sua era ammirazione mista a cinismo, in quanto era più incentrato alla sperimentazione del metodo che alle sue implicazioni».
Su questo sfondo il Movimento 5 Stelle cominciò la sua storia: nel 2005 si crearono i primi meet-up, nel 2009 il Movimento venne fondato, nel 2013 entrò in Parlamento con il 25% dei voti e nell’aprile 2016, a seguito della morte di Gianroberto Casaleggio, l’eredità del movimento venne affidata al figlio, Davide. Iacoboni commenta così questo passaggio: «una vera e propria successione dinastica di un partito da padre a figlio, il quale risulta, tuttavia, più glaciale del suo predecessore».
Anche Nicola Biondo non si tira indietro dal raccontare alcune sue esperienze vissute come capo comunicazione pentastellato. Durante la serata ricorda un episodio in particolare, a suo dire significativo della mentalità di Casaleggio (da lui definito “cattivo maestro”, per la sua incapacità di gestire la complessità del mondo): «Ricordo un post sul blog di Beppe Grillo dal titolo “Cosa faresti in macchina con Boldrini?”. Quel post calamitò a sé il peggio dell’odio della rete e in una stanza d’albergo dissi a Casaleggio: “ma ti rendi conto che stiamo attirando cialtroni della rete?”. Lui mi rispose: “Siamo riusciti a canalizzare il sentimento della rete, ma abbiamo sbagliato a metterci la firma. La prossima volta lo faremo in anonimato”». Un racconto minimalista della genesi dell’anonimizzazione dell’orda sulla rete.
Nel complesso non sono mancati gli spunti di riflessione, ma la narrazione delle origini del M5S non è stata bilanciata con una lettura sul futuro di questo stesso movimento, così estremamente versatile e ondivago sui contenuti, soprattutto quelli a carattere sociale, da rendere impossibile ogni previsione sulla sua tenuta futura. L’originalità del M5S risiede, innanzitutto, nel fatto di aver dato vita ad un metodo politico, ad un movimento in grado di generare e manipolare il consenso subordinandolo al contingente. L’esempio più eclatante è forse quello sull’Unione Europea: un passaggio rapido dall’idea di rottura con l’UE ad un atteggiamento “possibilista e conciliatore”.
La rigidità del movimento rispetto alla forma (l’ossessione per il codice interno, le multe, le espulsioni…) e la sua fragilità nel scegliere di volta in volta da che parte stare aprono ad un interrogativo: senza una bussola di valori e senza una visione forte di società futura, il movimento non rischia di diventare preda di facili manipolazioni?
Andrea Bertolino