Scuola: bilancio di un Annus Horribilis

I furbetti dell’incentivo. Chi sei tu, prof che a malapena conosci te stesso, per indicare la strada maestra a una trentina di studenti, e perché e chi ti ha dato la patente di maestro di vita?

DIVIDE ET IMPERA

Questo primitivo basico ragionamento deve aver guidato lo staff del ministro Valditara quando ha ideato il maglio che finalmente riforgia la pubblica istruzione: l’orientamento perenne, il quale essendo vago, inacchiappabile, polimorfo, plasmabile a volontà, si presta a multiformi bisogne, oltre che ai magheggi dei cultori dell’arrotondamento.
E soprattutto, si presta a ulteriormente dividere i collegi docenti, poiché i prof dediti alla didattica orientativa producono fumo sommando burocrazia a burocrazia.
Ogni istituto ha nominato un certo numero di “docenti tutor” volontari (meglio pochi, per arrivare ai 4.750 euro lordi annui), che dovrebbero occuparsi, appunto, di didattica orientativa.
In che senso? Il principio sotteso è che tutto, ma veramente tutto, possa orientare verso un futuro per sua natura sempre più seducente e luminoso del presente.

Lo studente tipo, in luogo del solito palloso studio, sarà perciò accompagnato perennemente, che lo voglia oppure no, dal tutor – “consigliere delle famiglie nei momenti di scelta dei percorsi formativi o delle prospettive professionali dello studente” e inoltre coadiutore nella “costruzione di un E-port-folio” che conterrà, oltre al percorso di studi:
– lo sviluppo documentato delle “competenze in prospettiva del proprio personale progetto di vita culturale e professionale” (inclusi i PCTO, ché non si butta via niente);
– “le riflessioni in chiave valutativa, auto-valutativa e orientativa sul percorso svolto e, soprattutto, sulle sue prospettive”, qualunque cosa voglia dire;
– “la scelta di almeno un prodotto riconosciuto criticamente dallo studente in ciascun anno scolastico e formativo come il proprio capolavoro” (il grassetto è mio, poiché è questa la scemenza più esilarante).

LAVORETTI DEGNI DI ENCOMIO

In sostanza, si chiederà il lettore, che fa questo tutor?
Ecco… Diciamo che – previo breve agile corso propedeutico – egli/ella dispensa consigli, richiesti o anche no.
Ora, a parte la domanda che sorge imperiosa: ma chi sei tu, prof che a malapena conosci te stesso, per indicare la strada maestra a una trentina di studenti (tanti ne ha ogni tutor), e perché e chi ti ha dato la patente di maestro di vita?
Insomma, chi sei tu, prof, per elargire proposte e suggerimenti a prescindere dalla materia che insegni? A parte queste inezie, l’elemento onirico della pensata è che il tutor è pagato abbastanza – siamo nella scuola – per non fare granché, se non inserire ogni attività – dalla gara sportiva alla gita scolastica alla conferenza sul bosone di Higgs – nella casella “orientamento”, ché tutto fa brodo. Però divide, come tutto ciò che stabilisce differenze economiche ma non sostanziali.
Non è tutto: a proposito di “sogno o son desto?”, il tutor è tenuto a sollecitare ciascuno dei suoi fanciulli affinché produca un capolavoro da inserire nel proprio e-portfolio. “Mmm… che ho fatto io da mostrare al mondo?”, dubiteranno taluni perspicaci.
Ed è proprio lì che interviene il tutor, a incoraggiare, spronare, incalzare. Perché in fondo tutti siamo meglio di altri, tutti siamo bravi e un po’ narcisisti e giustamente competitivi. E il tutor è lì apposta, per spiegarci che i nostri lavoretti son degni di encomio.

IL CAPOLAVORO

C’è allora chi ha scelto l’ultimo tema dell’anno, francamente non un granché ma “a me piace”, chi ci ha messo una partita di basket (Eeeh? Sì prof, in cinque righe ho spiegato perché ho giocato bene nella partita Banchette-Samone), chi ha inserito un disegno caruccio, chi un problema risolto, chi un esperimento di chimica riuscito e chi il certificato elettorale (Ma non dev’essere un tuo capolavoro? Be’ sì prof, per me lo è…).
Questo, signore e signori, è il capolavoro, e davvero è un mistero come ci si sia abbassati a tanto “perché è legge”, una legge accettata supinamente o, peggio, cavalcata da furbetti.

QUANTA PAZIENZA ANCORA?

Ma gli studenti non hanno sopportato abbastanza?
Non è sufficiente essere costretti ad aggiungere allo studio quotidiano le attività di PCTO (la vecchia alternanza scuola-lavoro), corsi o attività talvolta interessanti, spesso molesti e distraenti ma sempre obbligatori?
Non basta avere aggiunto alle altre una disciplina – Educazione civica – che per quanto importante non ha un’ora dedicata e dunque vive di ritagli e pressapochismo?
Non è già grave aver perduto la libertà, con un registro elettronico tipo guinzaglio che immediatamente informa la famiglia se il figliolo ritarda, non ha fatto i compiti, si è beccato una nota, ha preso un 5?
Non sono già indeboliti da un voto di condotta che “fa media” e dunque in qualche modo li ricatta? Ora, obbligati ad avere un prof alle calcagna che come uno stalker insegna loro a capirsi e amarsi e produrre magnificenze come fossero infanti, sopporteranno ancora?

sire