Battersi per la Sanità pubblica è difficile, ma senza quegli oltre 12 mila lavoratori e cittadini in piazza lo sarebbe molto di più

Considerazioni di uno degli organizzatori della manifestazione di sabato 27 maggio a Torino

In un altro articolo su varieventuali la manifestazione di sabato scorso – 27 maggio – è già stata definita “grandiosa”, in barba all’abituale sobrietà del giornale.
Avendo partecipato ad organizzarla – come dirigente della Cgil – non posso usare termini altrettanto altisonanti, però…

Però ci sono tanti, troppi elementi che meritano di essere evidenziati:
– il tema è sentito perché riguarda tutti, ma non è di per sé sufficiente, di questi tempi, a portare tanta gente in piazza
– non si è trattato di un’ iniziativa estemporanea, ma di un percorso, durato mesi, di costruzione tra soggetti diversi
– la Cgil ha sicuramente avuto un ruolo di traino, ma paritario con tutti gli altri
– se una battaglia è giusta e la narrazione tanto radicale quanto concreta, la persone si mobilitano, anche in tempi di crisi della partecipazione
– riportare il diritto alla cura al centro, restituire ai diritti sociali il giusto valore è un’operazione politica e culturale di fondo
– che rafforza anche le lavoratrici e I lavoratori del settore sul piano sindacale, perché I loro interessi assumono una valenza generale
– la partita è difficile – siamo in ritardo e abbiamo tutti delle responsabilità – ma merita di essere giocata: se così non fosse non ci sarebbe stata così tanta gente
– e per lo stesso motivo definirla una battaglia ideologica è solo un modo per giustificare la propria assenza
– per la Cgil è una grande opportunità, ma anche una sfida in un presente pieno di difficoltà e contraddizioni
– a volte anche tra di noi usiamo l’efficace espressione di “sindacato di strada” con qualche disinvoltura
– a questo proposito l’idea alla base del nostro impegno sulla sanità è una buona cartina al tornasole: non bastano tavoli istituzionali, soprattutto di questi tempi, se non hai con te i lavoratori e una parte della società
– e qui arriviamo al nodo: la Cgil può partecipare ad una battaglia “maggioritaria” anche a prescindere dai suoi abituali compagni di viaggio
– il rapporto con Cisl e Uil dev’essere un valore aggiunto e non un freno
– su questo versante ci saranno occasioni di ricomposizione
– ma la vera priorità è intanto CONTINUARE INSIEME alle 60 ASSOCIAZIONI che sono scese in piazza:
– capitalizzare il risultato – e l’entusiasmo – di sabato in piazza sia verso la Regione Piemonte, titolare della politica sanitaria, sia moltiplicando sul territorio le azioni a difesa della sanità pubblica (strutture inadeguate, assenza di personale, a partire dai medici di famiglia e i pediatri).

Tutto molto difficile, ma senza quegli oltre 12 mila lavoratori e cittadini in piazza lo sarebbe molto di più!

Federico Bellono (segreteria Cgil Torino)