La mobilitazione generale e immediata dei lavoratori e delle lavoratrici di Arca, del territorio e delle istituzioni, ha dato i suoi frutti.
Nell’incontro di martedì scorso in Confindustria Arca ha manifestato una piccola apertura verso le richieste sindacali accettando di utilizzare i contratti di solidarietà e la discussione di un piano industriale di rilancio dell’azienda.
Gli scioperi con le manifestazioni e cortei davanti alle sedi di Ivrea e Bollengo, la grande presenza di lavoratori nel primo incontro in Confindustria del 26 marzo scorso (partecipazione tale da stupire l’azienda, “ma ci sono tutti!”, dissero), Sala Santa Marta il 4 aprile strapiena di lavoratori e rappresentanti istituzionali, da consiglieri comunali a senatori (siamo anche sotto elezioni…), cittadine e cittadini, ha fatto capire ad Arca che non avrebbe potuto sbattere la porta e andarsene. Per ora i licenziamenti non sono stati ritirati, ma si è aperto uno spiraglio nella trattativa.
Che l’azienda abbia realizzato velocemente che era opportuno prendere sul serio la questione lo si è capito dal numero e livello dei rappresentanti aziendali che hanno partecipato all’incontro di martedì in Confindustria, erano presenti: l’amministratore delegato Enrico Bocchiardi, il capo del personale in Italia, Demetrio Labate, e dagli Stati Uniti Francisca Yanez, responsabile risorse umane del gruppo, chiudeva la delegazione il consulente della Mackinac Partners, società specializzata in “ristrutturazioni aziendali”, Keith A. Maib, ingaggiato da Arca per “tagliare teste”.
Un’apertura che non era per nulla scontata, tutta guadagnata dalle lavoratrici e dai lavoratori di Arca, tutti, non solo quelli sotto tiro, con la loro mobilitazione e determinazione. Se questa reazione non ci fosse stata, come purtroppo sempre più spesso accade, stiamo certi che Arca non si sarebbe sognata di far arrivare manager dagli USA per venire a trattare. Non si può che ribadire che è proprio vero che chi lotta può perdere, ma chi non lotta ha già perso.
I lavoratori con la Fiom stan dunque reagendo in modo adeguato alla situazione, ora spetta alle istituzioni, a partire dalla Regione che deve aprire un tavolo di crisi, fare la loro parte.
Cadigia Perini