Sono stati approvati, ma in zona Cesarini, i decreti legislativi previsti dalla legge 107/2015 che dovrebbero portare a compimento il progetto di riforma della scuola avviato dal Governo Renzi e confermato dall’esecutivo di Gentiloni.
I provvedimenti, seppure in bozza, sono stati approvati dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 14 gennaio, esattamente 48 ore prima della scadenza dei termini.
Come illustrato nel comunicato stampa che il Governo ha diramato al termine della seduta, i provvedimenti riguardano le seguenti materie:
Accesso ai ruoli del personale docente
Il decreto delinea l’articolazione del percorso unitario di accesso e formazione ai ruoli a tempo indeterminato del personale docente della scuola secondaria, nonché dell’insegnamento tecnico-pratico, denominato “Sistema di formazione iniziale e di accesso”. Viene prevista l’emanazione con cadenza regolare del bando di concorso sul numero di posti che si prevedono vacanti e disponibili al termine del triennio corrispondente al percorso formativo.
Inclusione scolastica degli alunni con disabilità
Il decreto aggiorna, riorganizza e razionalizza i provvedimenti vigenti in materia, tenendo conto della nuova prospettiva nazionale ed internazionale dell’inclusione scolastica; viene anche previsto che, ove siano presenti studenti con disabilità certificate, le sezioni per la scuola dell’infanzia e le classi prime per ciascun grado di istruzione, non abbiano classi di più di ventidue alunni.
Istruzione professionale
Si supera la sovrapposizione tra istruzione professionale e istruzione tecnica attraverso il rafforzamento dell’identità dell’istruzione professionale, prevedendo una diversa articolazione degli indirizzi di studio.
Si prevedono anche misure per realizzare il raccordo tra istruzione e formazione professionale.
Sistema integrato di educazione e di istruzione per le bambine e per i bambini in età compresa dalla nascita fino ai sei anni
Il provvedimento valorizza l’esperienza educativa dalla nascita a sei anni, con l’obiettivo di dare adeguata collocazione a tale esperienza all’interno del percorso di formazione della persona. Il decreto, tenuto anche conto dell’orientamento europeo, elimina la cesura tra i due periodi dell’infanzia, fornendo indicazioni e linee guida per servizi educativi e di istruzione.
Diritto allo studio
Allo scopo di garantire su tutto il territorio nazionale l’effettività del diritto allo studio degli alunni e degli studenti, il decreto riorganizza le prestazioni, anche accessorie, per il sostegno allo studio.
Valutazione, certificazione delle competenze ed esami di Stato
Il decreto riordina e coordina in un unico testo le disposizioni vigenti in materia di:
– ammissione alla classe successiva per gli alunni del primo ciclo;
– semplificazione dell’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione, con una riduzione del numero di prove scritte e con nuove modalità di attribuzione della valutazione finale;
– esame di maturità (eliminazione della prova multidisciplinare predisposta dalla commissione e potenziamento delle attività di alternanza scuola-lavoro);
– eliminazione della prova Invalsi dall’esame di terza media.
Altri due decreti riguardano la “cultura umanistica” e le scuole italiane all’estero
La decisione del Governo ha sorpreso quasi tutti gli osservatori anche perchè la sera precedente tutte le agenzie di stampa parlavano di 4 soli decreti all’esame del Consiglio dei Ministri; lo stesso ordine del giorno della seduta, diramato quasi in contemporanea con l’avvio della riunione riportava un elenco di 5 provvedimenti.
Solo durante la conferenza stampa si è saputo che il Governo aveva invece approvato 8 decreti (la legge 107 ne prevede 9: resta in sospeso il decreto per la revisione del testo unico sulla scuola che risale al 1994).
Adesso, per esaminare gli otto decreti, le Commissioni parlamentari avranno a disposizione esattamente 60 giorni a partire dal momento in cui i testi dei provvedimenti saranno consegnati ai presidenti delle Commissioni stesse (si presume che questo possa avvenire durante questa settimana).
Scaduti i 60 giorni il Governo sarà autorizzato ad emanare i testi definitivi dei decreti anche senza il parere di deputati e senatori.
E siccome per esaminare 8 decreti, alcuni dei quali anche particolarmente delicati e complessi come ad esempio quelli sul reclutamento dei docenti, sul sistema 0-6 anni e sulla riforma del sostegno, ci vorranno tempo e attenzione, non è da escludere che i 60 giorni risultino davvero pochi.
A quel punto il Governo potrebbe trovarsi a dover fare i conti persino con gli stessi parlamentari della maggioranza: si può escludere, infatti, che i senatori e i deputati del PD che tra maggio e luglio del 2015 avevano votato obtorto collo a favore della legge 107 per “disciplina di partito” adesso non decidano di dire basta e di mettere in difficoltà la Ministra?
Ministra che, per parte sua, ha già detto che i decreti approvati oggi dal Governo sono solamente delle bozze molto provvisorie e che adesso bisogna aprire un’ampia campagna di ascolto. Ma allora la domanda è: se queste sono bozze molto provvisorie, perché non sono state adottate dal Governo già un paio di mesi fa? Se non altro ci sarebbe stato un po’ più di tempo per discutere e dibattere.
Intanto sta partendo la battaglia per contrastare l’approvazione definitiva dei decreti.
Nel pomeriggio del 14 è iniziato un primo giro di consultazioni fra Gilda, Cobas e Unicobas per promuovere uno sciopero di tutto il comparto scuola nella seconda metà di marzo.
E quasi certamente la protesta coinvolgerà anche altri soggetti del sindacalismo di base (Usb e Cub innanzitutto).
Sulla decisione del Governo di andare avanti sulle deleghe previste dal comma 181 della legge 107, arriva invece l’apertura di credito dei due principali sindacati della scuola, Flc-Cgil e Cisl.
Il sindacato di Maddalena Gissi (Cisl Scuola) auspica che “sulle deleghe attuative della 107 si apra subito un confronto ampio e approfondito” e aggiunge: “Abbiamo apprezzato ultimamente il positivo cambio di clima nelle relazioni sindacali e ci auguriamo che si confermi tale anche per quanto riguarda il confronto sulle deleghe“.
“Fino ad oggi – commenta Francesco Sinopoli nuovo segretario nazionale Flc-Cgil – nell’elaborazione delle deleghe il Miur ha operato in maniera opaca e autoreferenziale, senza alcun reale coinvolgimento di chi opera quotidianamente nelle scuole, delle studentesse e degli studenti, delle organizzazioni sindacali. Ci saremmo aspettati il rinvio dei termini quale atto di responsabilità da parte di un governo che si propone di dare ascolto e attenzione al mondo della scuola. Così non è stato“.
“Adesso – aggiunge Sinopoli – si proceda a un confronto reale e costruttivo su tutte le materie oggetto delle deleghe con le forze sindacali, le associazioni, le varie rappresentanze. Le dichiarazioni di queste ore fanno sperare che sia questa la strada“.
Reginaldo Palermo