Un rifugio bio-culturale a Santo Stefano di Sessano. È questo l’ambizioso obiettivo di Pietro e Marta. Per realizzarlo hanno lanciato una raccolta di sottoscrizioni online alla quale chiunque può contribuire
Pietro e Marta sono oggi una giovane coppia.
Marta è figlia di genitori “controcorrente”: durante la giovinezza Paolo e Milena decisero di portare avanti i loro sentimenti e valori di giustizia nel modo più umile e radicale possibile, ovvero lasciando i propri rispettivi lavori e dedicandosi alla coltivazione biologica della terra. Fin da piccola i suoi giochi preferiti si svolgevano ora tra i rami di un grande gelso, ora tra i banchi dei mercati ai quali partecipavano i suoi genitori, ora a rincorrere le palline nel pollaio. Da sempre ha sviluppato una passione per la cucina semplice e casalinga, quella che profuma di torta di mele appena sfornata. Al liceo si forma sui libri dei classici greci e latini, ma la sua passione per la terra la porta a laurearsi in scienze gastronomiche. Inizia a lavorare come cuoca e nel mondo dell’associazionismo, ma Marta vorrebbe di più.
Pietro, nato nel cuore della Valle Cervo, porta con sé i retaggi di un popolo valligiano e combattivo. All’età di dieci anni un’improvvisa malattia gli porta via mamma e il piccolo Pietro si rifugia nel mondo della cucina perché l’azione di nutrire qualcuno è il gesto più materno che possiamo immaginare. Si forma alla scuola alberghiera e inizia ad intraprendere la carriera di cuoco, prima a Biella, poi a Milano e infine all’estero.
Ma non è la stella che sogna, bensì avere un giorno un’attività tutta sua. Si iscrive all’Università del Gusto dove scopre la passione per la botanica e le erbe spontanee, che lo riportano con la memoria alle passeggiate nei boschi con il nonno Carlo. Da lì decide di lasciare gli studi per dedicarsi a una ricerca più integrata con la natura: lavora in un rifugio alpino, dove inizia ad utilizzare in cucina la flora spontanea commestibile.
Quando Pietro e Marta si incontrano tra loro sboccia un amore gentile, leggero e delicato come un germoglio primaverile: assieme progettano attività e reti, ricostituiscono un’associazione e danno vita a progetti territoriali legati alla valorizzazione dei saperi sulle erbe spontanee commestibili. Il loro progetto Erbass si arricchisce di persone, eventi, belle realtà che collaborano per valorizzare il territorio alto-piemontese. Pietro e Marta, in un bel giorno dell’autunno 2023, decidono di sposarsi e, cercando un luogo dove celebrare il proprio amore, non viene loro in mente nessun posto migliore che la chiesetta di Santo Stefano di Sessano, luogo al quale entrambi, per motivi diversi, sono affezionati.
Un giorno di gennaio 2024, fanno un giro a Santo Stefano per immaginare il proprio momento felice, e proprio mentre fanno per entrare nell’area verde scoprono l’edificio di quello che un tempo era il bar di Santo Stefano. Nella mente di entrambi contemporaneamente inizia a prendere vita un sogno, un’idea, un progetto, come se un piccolo semino fosse stato dormiente per anni dentro di loro, o li avesse portati a compiere tutte le azioni della loro vita per arrivare lì, in quel preciso istante per germogliare vigoroso: aprire un ristoro a Santo Stefano, dove Marta potrà sfornare le sue torte di mele e Pietro potta attuare la sua ricerca sulla cucina botanica, dove d’estate poter servire gelati al rosmarino e d’autunno riempir l’aria del profumo scoppiettante delle caldarroste, dove poter finalmente avere uno spazio per portare avanti progetti sociali, di inclusione e formazione e – soprattutto – un luogo dove cooperare con la comunità: un rifugio bioculturale per preservare e condividere i saperi.
Un sogno grande vuol dire una grande sfida. La prima che Pietro e Marta si preparano ad affrontare è quella di dover rifare parte degli interni della struttura per renderla accessibile a tutte le persone, eliminando le barriere architettoniche. Chi conosce l’area di Santo Stefano di Sessano, sa quanto quel luogo sia meravigliosamente magico, e sa anche che un’offerta gastronomica integrata con l’ambiente in cui si colloca fornirebbe un incredibile valore aggiunto al luogo. E poiché Marta e Pietro desiderano rendere accessibile a tutte le persone la bellezza di questo luogo, per farlo hanno bisogno di aiuto, per realizzare un sogno e un progetto che coinvolga tutti i cittadini e le cittadine.
É possibile contribuire al progetto diventando co-creatore, per rendere accessibile il ristoro di Santo Stefano, che Marta e Pietro vorrebbero chiamare Ansema, dal piemontese insieme, perché il progetto vuole essere di e per la comunità.
La donazione liberale a Marta Miolo e Pietro Ganni, con causale “donazione per rendere accessibile il ristoro di Santo Stefano” può essere effettuata all’ IBAN: IT8960608522300000001004113 oppure attraverso la piattaforma produzionidalbasso.com
con 15 euro: il proprio nome verrà scritto nel libro delle erbacce, consultabile dagli ospiti
con 30 euro dopo l’apertura verrà offerto un aperitivo selvatico
con 60 euro sarà possibile partecipare a un pomeriggio di corso di riconoscimento delle erbe, con aperitivo selvatico finale, nell’area di Santo Stefano
con 120 euro si potranno seguire due lezioni sulle erbe spontanee commestibili, con aperitivo selvatico finale
con 300 euro: sarà possibile partecipare a due lezioni sulle erbe e ci sarà una cena per due in omaggio
con 500 euro sarà possibile frequentare un corso di quattro lezioni sulle erbe spontanee.
L’obiettivo è raggiungere, entro la fine del 2024, 20.000 euro, che serviranno per rendere accessibile a chiunque il ristoro bio culturale Ansema che prenderà vita nel corso del 2025 a Santo Stefano.
Per informazioni : [email protected]
Simonetta Valenti