Venerdì 25 marzo: a Torino per la Terra e per la Pace – Appunti sparsi di una manifestazione riuscita
Nel suo sforzo maggiore l’uomo può soltanto proporsi di diminuire aritmeticamente il dolore del mondo.
in A. Camus, L’uomo in rivolta
Manifestare
Strano davvero, ma a questa manifestazione non mi ha accompagnato nessuno. Veniva quasi voglia di
non andarci. Perché alla fine, a una manifestazione vai anche per confrontarti, per discutere col tuo vicino, per parlare e non sempre è facile farlo con gli sconosciuti. Ma poi ha vinto il desiderio di partecipare, soprattutto ora che si può tornare in piazza e che c’è bisogno più che mai di chiedere pace e giustizia. Qualcuno mi chiede ancora se penso che così il mondo cambi. Io dico che non lo so, ma ogni volta che vado a manifestare, cambio io. E quindi continuo a manifestare.
Striscioni
Il corteo apriva con l’emblematico Effetto Serra Effetto guerra. Anche dietro al nuovo conflitto, che ci impressiona così tanto perché combattuto in Europa, si può scorgere una guerra per accaparrarsi risorse, dal momento che il modello di sviluppo prevalente tende ad esaurirle, a immaginare una crescita infinita impossibile: l’impossibile crescita infinita che ha causato la crisi climatica, appunto. E poi, molti altri messaggi per la giustizia climatica, alcuni perfino per il nucleare (!) – e il per me più bello: amici amici e poi non usano la bici: un vero inno a farsi coerenti e a cambiare stile di vita. E ancora, molte e molte bandiere della pace.
Giovani
Io che sono diversamente giovane, e che faccio l’insegnante, mi sento fiera quando sento gli interventi dei ragazzi ai Friday for Future. Durante questa manifestazione, due in particolare mi hanno colpito, e mi spiace non poter riferire i nomi delle ragazze che li hanno pronunciati.
Il primo ha messo in luce l’inadeguatezza dei leader mondiali, ribaltando il paradigma che vuole i giovani coltivatori di utopie e gli adulti più concreti: sono i potenti ad essere idealisti, perché pensano di poter continuare a vivere nel mondo dei combustibili fossili, di cui già vediamo la fine. I giovani invece sono realisti: sanno che è necessario cambiare, si uniscono per amplificare la vita e distribuire il potere a tutti gli individui.
Altro intervento significativo, quello di una giovane colombiana, costretta a scappare dal suo Paese nel quale gli attivisti per l’ambiente sono in pericolo di vita. La ragazza ha ricordato Breiner David Cucuname Lopez, morto a 14 anni per aver difeso la sua terra. Il ragazzo faceva parte della Guardia indigena studentesca, che cerca di controllare un territorio conteso tra bande di trafficanti di cocaina e gruppi paramilitari.
Che fare?
Tornare a casa da una manifestazione come quella di Torino fa riflettere: è necessario abbracciare i principi della lotta per la giustizia climatica e contribuire affinché le comunità di cui facciamo parte si attivino per questo. E soprattutto, la prima comunità che dovrebbe attivarsi profondamente per questa causa è la scuola. Non credo sia utopico: gli strumenti per farlo esistono e nel prossimo futuro ho fiducia che saranno messi in campo.
Chiara Canova