La serata sul fine vita allo Zac!

Una battaglia di civiltà, ma con un grande assente

«Quando ci attaccano, ci dicono che siamo quelli “per la morte”, ma è tutto il contrario. Anche se l’associazione Luca Coscioni è nota per le sue campagne sul fine vita, la prima vera grande campagna è stata quella contro i divieti della legge 40/2004, sulla fecondazione assistita. L’abbiamo smontata pezzo per pezzo, grazie a noi dei bambini sono nati. Noi siamo quelli per la vita e per i diritti».
Così apre la serata Paola Stringa, avvocata civilista e giurista per le libertà della cellula Coscioni Torino, nell’incontro organizzato da Laboratorio Civico, tenutosi allo Zac nella sera di martedì 30 gennaio, dove si è parlato di fine vita e testamento biologico.

Quest’ultimo in particolare, in Italia arriva solo nel 2017 con la legge 219, che per prima parla di consenso informato, pianificazione condivisa delle cure e disposizioni anticipate di trattamento (Dat). Uno strumento che può essere utilizzato dai cittadini maggiorenni e in possesso delle proprie facoltà per esprimere la propria volontà di rinunciare alle cure in caso di una patologia irreversibile fonte di sofferenze. Ma che può essere utilizzato anche all’opposto, per richiedere il massimo grado di accanimento terapeutico, se lo si preferisce. Uno strumento utile a esprimere le proprie volontà quando si è ancora in salute e in grado di intendere e di volere, e che garantisce che la propria autonomia venga rispettata se e quando ci si dovesse trovare ormai incapaci di esprimerla.
«Il percorso più semplice è andare nel proprio comune, dall’Ufficiale di stato civile, scrivendo ciò che si desidera e indicando un fiduciario – spiega Gilberto Guerriero, coordinatore dei servizi anagrafe di Ivrea, tra gli ospiti della serata –. Dal 2020 in poi la Dat viene in automatico trasmessa alla banca dati nazionale, alla quale gli unici che possono accedere sono il medico curante e gli interessati».

Una scelta che converrebbe a tutti esprimere, visto che nonostante la serata continui parlando anche dei successi ottenuti negli anni dall’associazione e da tutti quellə che combattono per il diritto all’autonomia sul proprio corpo, non si può non pensare alla recente bocciatura della legge regionale di iniziativa popolare sul fine vita in Veneto, affossata nonostante il favore dello stesso Luca Zaia, presidente leghista della regione, grazie anche all’astensione della consigliera Pd cattolica Anna Maria Bigon.
Ed è proprio il Partito democratico il grande assente dalle battaglie sul fine vita. Anche nella serata organizzata allo Zac, dell’attuale Pd eporediese non si presenta nessuno tra il pubblico (unica eccezione l’ex sindaco Della Pepa), nonostante con Laboratorio civico siano in maggioranza.

Un’assenza che pesa, qui come a livello nazionale, con il partito elettoralmente più significativo dell’area progressista che ancora una volta si dimostra troppo timido per riuscire a portare avanti anche una battaglia di civiltà basilare come quella sul fine vita.
Troppo diviso al suo interno per scegliere da che parte stare, troppo assuefatto ai giochi di palazzo per riuscire a rendersi conto del sentire comune, almeno su un tema così largamente condiviso. Un partito che ogni giorno sembra più irriformabile e destinato ad avvitarsi su sé stesso. Una “sinistra” che volesse davvero fornire un’idea possibile di futuro diverso, non dovrebbe avere nemmeno un attimo di esitazione di fronte a queste battaglie.

lz