Una bella e molto partecipata festa che è stata anche occasione per riflettere sulle marginalità e sul proprio ruolo nella realtà sociale della città e del territorio
E’ una comunità allegra, affettuosa e accogliente quella che si è ritrovata sabato scorso, 7 dicembre, a festeggiare il quinto compleanno dello ZAC! (Zone Attive di Cittadinanza) al Movicentro di Ivrea, diventato il centro più attivo della città, con la particolarità di non avere un’unica funzione, ma tante funzioni diverse al servizio della città e del territorio: «il bar/ristorante, i mercatini per una spesa locale, l’aula studio per i ragazzi, l’aggregazione informale nell’atrio con un servizio tipico dell’educativa di strada, uno spazio per le associazioni, i vari corsi e laboratori, e in più tutte le attività a base culturale, la musica, il teatro, i libri e le feste» – come ricordava una delle fondatrici in un’intervista di qualche giorno fa, osservando che «funzioni, così mescolate tra di loro, fanno dello ZAC! un vero e proprio “spazio di comunità”».
Uno spazio “praticato” da centinaia di persone anche sabato scorso ritrovatesi per brindare (com’è d’obbligo per ogni compleanno), cenare a km zero, degustare le torte della “gara” (con premiazione pubblica annessa), godersi diversi spettacoli (il breve intervento del laboratorio teatrale interculturale ODI insieme al laboratorio di percussioni Portaverta, il sempre grandioso “coro dello ZAC”, il concerto del gruppo La Bandita e poi il djset). Ma anche per riflettere sulle marginalità sociali e il ruolo di spazi pubblici come lo ZAC!, una continuazione di fatto del convegno sulla rigenerazione urbana di metà novembre, con Andrea Morniroli, noto a Ivrea per l’attività sociale e politica svolta fino a metà degli anni 90, trasferitosi poi a Napoli, dove, con la cooperativa sociale Dedalus, si occupa della tratta e delle marginalità urbane, collabora con il Comune di Napoli sui temi della dispersione e dell’inclusione scolastica, coordina lo staff del Forum Disuguaglianze Diversità.
“Sconfinamenti” il titolo dell’intervento di Morniroli che, citando diverse esperienze in varie parti d’Italia e utilizzando a mo’ di esempio alcuni episodi vissuti nell’attività sociale, ha invitato a uscire dai “recinti” nei quali chi lavora con la marginalità sociale viene rinchiuso, e spesso si rinchiude. Così, attraverso la settorializzazione delle competenze (di questo si occupano i servizi sociali, di quest’altro la politica, di quest’altro ancora le forze di polizia e così via), si perde spesso il senso della completezza delle persone e l’efficacia degli interventi contro la marginalità sociale. Occorre perciò “sconfinare”, anche nelle pratiche e, a questo proposito, Morniroli ha sottolineato la funzione estremamente positiva che possono svolgere le attività artistiche (teatrali, musicali e culturali in genere), attività per lo più rivolte “all’agio” e generalmente ritenute poco o nulla adatte ad affrontare il disagio. A questo proposito Morniroli ha portato l’esempio di “Gomitoli”, un centro culturale e di produzione artistica nato dal lavoro di integrazione di migranti, che è riuscito a costruire un rapporto tra migranti e abitanti di un quartiere, Porta Capuana a Napoli, non certo facile dal punto di vista sociale. “Sconfinamento” questo che, per la sua connotazione multifunzionale, lo ZAC ha realizzato sin dalle origini.
C’è poi un altro “sconfinamento” di cui ha parlato Morniroli, quello nella politica. Ovviamente non costruendo uno o più partiti, ma pretendendo che chi conosce la realtà sociale perché la vive quotidianamente possa influire sulle scelte politiche prese per lo più da persone che della realtà conoscono solo la rappresentazione. Persone che determinano poi scelte che influiscono pesantemente sulle condizioni degli ultimi e dei penultimi nella scala sociale e sulle possibilità di operare nella realtà. Per questo occorre superare un’istintiva ritrosia a “impicciarsi di politica” e cercare di aprire tavoli di confronto nei quali portare le esperienze e la realtà sociale.
Ricordando che le sofferenze personali sono sofferenze urbane e le attività per ridurle sono attività delle quali beneficia tutta la comunità, anche le parti non disagiate. Riguardano cioè la qualità del vivere civile di tutti. Oggi “le città non sono pacificate e sono riempite di rancore e – dice ancora Morniroli in risposta a un intervento del pubblico – prima della sottrazione di risorse economiche per gli interventi sociali, abbiamo assistito a una sottrazione culturale di attenzione alle condizioni sociali”.
Anche a questo, a stimolare una maggiore attenzione alle condizioni sociali e alle disuguaglianze oltre alle pratiche positive per l’ambiente e il vivere civile, serve oggi lo “spazio di comunità” dello ZAC! Uno spazio che va difeso, sostenuto e rafforzato. Buon compleanno ZAC e… cento di questi compleanni.
ƒz