Segnali incoraggianti dalle scuole eporediesi: al liceo Gramsci studenti e professori si stanno organizzando non solo per far crescere una sensibilità ambientale, ma per promuovere pratiche di riciclo e di contrastro allo spreco sotto ogni sua forma
“BeGreen@Gramsci” nasce naturalmente, senza fatica.
Constatato che uno sciopero e una manifestazione e poi ginetti e bidoncini per la plastica sparsi per la scuola sono solo placebo buono per chi ha l’anima quieta, un gruppetto di insegnanti comincia a incontrasi quasi senza dirselo, così per abbandonare il vano bla bla.
Lo fa il lunedì pomeriggio, giorno vuoto di riunioni (prima!), e velocemente la voce si diffonde: arrivano altri prof, poi gli studenti (senza i quali mancherebbe il senso), e Legambiente, e lo ZAC!, e la Società Canavesana Servizi, e chiunque abbia un’idea che gli frulla in testa e niente tempo da buttare, o una scontentezza che non passa, una voglia di fare.
Con il sostegno di dirigente e direttrice amministrativa – elemento che al gruppo rende la vita più semplice – ci si dà una sorta di crono-programma: indagini sui consumi di acqua in bottigliette (ché le borracce aumentano ma sono ancora poche), sui costi e gli sprechi elettrici, sull’uso di auto private per arrivare e tornare, su qualità e quantità dei detersivi utilizzati, su produzione e smaltimento dei rifiuti.
Si avanzano richieste semplici (cartelloni con istruzioni chiare, ulteriori bidoni per la plastica, istruzioni chiare contro lo spreco energetico, corsi di formazione per adulti e studenti) e proposte tutte da valutare (installazione di erogatori di acqua filtrata, piantumazione di arbusti a bassa manutenzione, studio sull’autoproduzione di energia elettrica, organizzazione di giornate “no auto”, finanziamento di iniziative con un crowdfunding….).
Tutto verbalizzato e inserito in tabella: fatto / da fare / chi, perché noi non si sta qui a pettinare le bambole.
i.s.
Spese pazze, oppure nelle piazze
Dall’alto di quale pulpito i responsabili di questo scempio osano giudicare?
«Ma lei chi è, scusi? Mi mostri i documenti! E’ sicuro di avere le carte in regola per essere qui in questo momento a fare quello che fa?».
Disse l’uomo a chi gridava «La casa sta bruciando», mentre la casa bruciava e inceneriva.
Così la rete, che a braccetto col mercato tutto soffoca e sottomette – in compagnia della destra sfacciatamente trumpiana e di certa sinistra altezzosamente misantropa – ha messo alla berlina Greta Thunberg, giovanissima ragazza dotata di uno stupefacente dono della sintesi e colpevole di dire la verità usando parole chiare.
E allora: Greta è al servizio di qualche multinazionale, è una spia che viene dal freddo, arriva dal futuro e c’era già in passato (circola nel web la sua immagine in una fotografia del 1898!), si è inventata un personaggio per saltare la scuola, è la cocca di mamma e papà, è colpevolmente ricca, ha creato una moda che passa e va, è una sobillatrice di “gretini”.
Ma soprattutto, esclamano personaggi in cerca di buone cause, non intralcia il sistema, piace ai ministri, a mamma e papi, ai prof, ai presidi. E’ un paravento, non infastidisce il cavallo che beve.
E se invece i “gretini” stessero cominciando – volenti o no – a intaccare l’occidental style? Se gli adolescenti scoprissero che le alternative esistono e sono pure più gradevoli dell’esistente?
A nessuno, per dire, è saltato in mente di intralciare il venerdì nerissimo del consumismo, con il quale godiamo tanto a emulare il peggio del peggio degli USA (in gran parte dei quali, teniamolo a mente, per il “black friday” le scuole chiudono i battenti, aargh!), nessuno ha buttato lì un “boicottiamo” un “protestiamo” un “vaffa”, da nessun cilindro è sbucata un’ideuzza…
A parte quei giovincelli ingenuotti e stolti che alle spese pazze han preferito vie e piazze di Torino, di Milano, di Roma. Gli stessi che all’interno delle loro scuole propongono diminuzione dei consumi, raccolta differenziata e responsabilità. Che tra un follower e un like trovano il tempo e il gusto per parlare di ambiente. Quelli che provano, passo dopo passo, con fatica e anche candore, a rimediare alle schifezze degli altri, gli adulti, che nei salotti tanto volentieri parlano di loro e che chiudevano gli occhi e si turavano il naso mentre l’irreparabile accadeva.
i.s.