Iniziata nel 2009 l’ignobile vicenda che ha portato alla bancarotta di Agile ex-Eutelia non ha ancora visto la parola fine né nelle aule di tribunale né per i circa 600 lavoratori ancora senza prospettive di lavoro e ormai senza più alcun sostegno al reddito
I lavoratori e le lavoratrici Agile ex-Eutelia appartengono ancora a quella vecchia guardia che non si arrende, che è salita sui tetti, scesa nelle piazze, occupato sedi, che continua a incontrarsi in assemblee, che agisce collettivamente per sé, ma anche per gli altri lavoratori per affermare che resiste e lottare si può, si deve, perché non lottare è come darsi per persi in partenza. Una lotta nazionale, dove i territori – e fra questi Ivrea e Torino – hanno contato e partecipato sempre in prima persona, un collettivo che non si fermerà “fino a che rimarrà anche un solo senza lavoro o pensione” e che continuerà a pretendere il rispetto degli accordi ministeriali finalizzati alla ricollocazione, finora totalmente disattesi.
La giustizia dei tribunali
Come pure non si fermerà fino a che anche la giustizia dei tribunali non sarà fatta. E’ di questi giorni il comunicato della Fiom che conferma l’appoggio sindacale e legale ai lavoratori per proseguire in Cassazione dopo le sentenze di appello contro i bancarottieri di Agile, dove sono state confermate le condanne (ridotte solo di un anno rispetto al primo grado) a 6 anni e 6 mesi in contumacia a Claudio Marcello Massa e a 8 anni ad Antonangelo Liori, detenuto per altra causa presso il carcere di Cagliari. Nel secondo grado di giudizio è stato invece assolto Isacco Landi (aveva avuto sei anni in primo grado) per non aver commesso il fatto. “Riteniamo grave e comunque rilevante quanto fatto da Isacco Landi, per questo valuteremo attentamente cosa farà la Procura Generale (potrà fare ricorso avverso l’assoluzione), ma come FIOM CGIL a prescindere dalle decisioni della Procura, confermeremo la nostra costituzione e concluderemo in Cassazione.”, dichiara il sindacato dei metalmeccanici della Cgil. Il proseguimento in Cassazione è necessario sia perché non decada il riconoscimento del danno definito in 5.000 euro a titolo di parziale risarcimento per ogni lavoratore costituitosi parte civile (quasi tutti) sia contro l’assoluzione di Isacco Landi, perché di fatto è l’unico che ha capienza economica, infatti sia Massia sia Liori risultano nullatenenti…
Vi è poi il processo a carico di Samuele Landi (stralciato dal primo perché l’imputato è latitante a Dubai). Samuele Landi è stato condannato in primo grado a 6 anni e 6 mesi di reclusione e al pagamento di una provvisionale per i danni morali di 10.000 euro per ogni lavoratore (più le spese legali). Gli avvocati difensori dei lavoratori Agile hanno tentato di arrivare ad un accordo tramite il legale di Landi per il pagamento delle provvisionali, ma – anche se per la strategia della difesa sarebbe stato opportuno pagare, Samuele Landi ha rifiutato ogni accordo (ci saremmo invero stupiti del contrario conoscendo l’uomo). Si attende quindi l’appello che è fissato per il 14 dicembre prossimo, anche se gli avvocati dei lavoratori stanno chiedendo di anticipare. Ricordiamo che Samuele e Isacco Landi sono stati già condannati in primo grado dal tribunale di Arezzo per la bancarotta di Eutelia, si attende anche qui l’appello.
La vicenda ha dato molto lavoro a inquirenti e tribunali, i procedimenti Eutelia hanno visto oltre dieci filoni di indagini, nel luglio del 2010 furono effettuati otto arresti e decine di perquisizioni in tutta Italia per la bancarotta milionaria Agile-Eutelia, molti hanno patteggiato, incluso quel Pio Piccini consulente della CSP che ha acquisito il Consorzio Informatizzazione del Canavese (CIC).
Di nuovo in piazza
A fine 2016 sono finiti gli ultimi ammortizzatori sociali (la mobilità per chi aveva più di 50 anni, i più giovani hanno invece chiuso l’anno prima), un certo numero di lavoratori tra l’”opzione donna”, le ultime salvaguardie e l’Ape Social (Anticipo Pensionistico sociale, inserito nella finanziaria 2017 per recuperare parzialmente danni della legge Fornero) sono andati, stanno per andare, in pensione, ma rimangono ancora circa 600 lavoratori in situazione precaria, sono quelli tra i 45 e 60 anni troppo giovani per andare in pensione , ma troppo vecchi per le richieste del mercato del lavoro. E per questi lavoratori che si continua a lottare e a pretendere che vengano rispettati gli accordi.
Mercoledì 12 aprile scorso le lavoratrici e i lavoratori Agile ex-Eutelia hanno di nuovo manifestato a Roma, in piazza Montecitorio, per richiedere la riattivazione del tavolo di crisi e verificare le possibili soluzioni per quei lavoratori che, scaduti gli ammortizzatori sociali, sono senza reddito e senza prospettive occupazionali né pensionistiche. Il Ministero dello Sviluppo Economico da tempo mette la vertenza Agile fra quelle chiuse, risolte. Forse per scadenza termini? Perché per il resto nulla è stato attivato del roboante accordo con l’allora sottosegretario al Mise Claudio De Vincenti, poi promosso alla vicepresidenza del Consiglio dei ministri da Renzi e oggi ministro della coesione territoriale e del mezzogiorno, con tutte queste promozioni inutile dire che il tavolo di crisi Agile è praticamente saltato.
“Con il presidio di mercoledì 12 aprile i lavoratori Agile hanno ottenuto di partecipare in delegazione a un incontro con la commissione lavoro della camera presieduta da Cesare Damiano. Sono stati esposti i temi riassunti nel comunicato unitario diramato prima del presidio e hanno avuto rassicurazioni che la vertenza Agile deve proseguire. Si proverà a capire se nei prossimi mesi si riuscirà a dare una risposta ai temi trattati, in primis la riapertura dei tavoli e la concessione per tutti di una tranche di nuovi ammortizzatori.”, ci informa Maurizio Santini, Rsu Fiom-Cgil di Ivrea. L’impegno dei parlamentari incontrati è stato quello di scrivere una risoluzione a firma di tutta la commissione lavoro anche per sollecitare il ministro dello sviluppo economico Marco Calenda (l’ennesimo nella vicenda Agile) per la riapertura del tavolo di crisi Agile.
Di sicuro è urgente avviare interventi per scongiurare situazioni di indigenza, già sfiorata, che colpiranno tutti i lavoratori e le lavoratrici che si avviano o sono già nella condizione di reddito zero.
Cadigia Perini