Il 10 agosto è morta a 51 anni Michela Murgia. La sua voce profondamente libera, controcorrente, ci mancherà. Mancheranno i suoi appunti alle brutte pieghe della nostra società. Ci lascia un patrimonio in scritti, romanzi, articoli, e video, regalati fino agli ultimi suoi giorni. Rileggerli e riascoltarli sarà benefico, ma dovremmo essere conseguenti per onorare il suo ricordo e provare a migliorare come singoli e comunità.
Fra i tantissimi interventi di Michela Murgia, riportiamo quello sulla Festa della Repubblica, letto questa mattina al 78o presidio per la Pace a Ivrea.
«Trovo privo di logica celebrare la nascita della democrazia facendo mostra dell’apparato bellico, perché è la stessa cosa che fanno le dittature. Le forze armate ce l’hanno già la loro festa: è il 4 novembre. Il 2 giugno è invece la festa di tutti i cittadini e tutte le cittadine, e sarebbe bello se un Paese facesse sfilare le migliori espressioni della sua vita democratica».
«Io ho un sogno: immaginate i vostri figli che un giorno ai Fori Imperiali vi chiedano: ‘Mamma, chi sono quelli che aprono la parata?’
E voi potreste rispondere: ‘Sono gli artisti e le artiste di questo Paese, che ci ricordano che cercare la bellezza è quello che ci rende umani anche nell’orrore più grande. Sono i dottori, i medici e le mediche che ci salvano tutti i giorni dalle malattie e che ci hanno salvato dalla pandemia, morendo e sfinendosi perché noi potessimo guarire, o non ammalarci. Sono il corpo insegnanti, grazie al quale se studi sarai in grado di diventare quello che vuoi. Sono i 100 più onesti contribuenti, che rendono possibile mantenere i servizi dello Stato sociale. Sono giornalisti e giornaliste, persone che garantiscono l’informazione libera di questo Paese. Dove la democrazia non c’è, queste persone con la penna in mano non potrebbero neanche fare quel lavoro».
«Immaginate che lezione di civiltà ne verrebbe fuori. Certo, è difficile convincere chi fa arte a sfilare, se le scelte dei governi in questi anni hanno precarizzato il settore fino a trasformare gli artisti e le artiste in degli accattoni di Stato. Complicato anche far sfilare il personale medico, dopo che da anni tagli i finanziamenti al sistema sanitario. Credo sia difficile chiedere anche ai docenti meno pagati d’Europa di passarti, orgogliosi, sotto al palco. Anche chiederlo ai giornalisti e alle giornaliste è diventato complicato: specialmente se come politico pratichi la querela intimidatoria contro chiunque di critichi, come sta succedendo sempre di più. Impossibile poi onorare i contribuenti onesti, se li hai fatti sentire dei cretini chiamando le tasse “pizzo di Stato”.
Le forze armate invece no, possono sfilare fiere: non solo i finanziamenti al comparto bellico sono cresciuti a dismisura negli ultimi anni, ma il governo attuale sta stornando i fondi del Pnrr destinati a ben altro per finanziare armi e eserciti. E per evitare di essere disturbato si è tolto di mezzo anche il controllo della Corte dei Conti. Questo. Basta questo perché le persone come me preferiscano andare al mare, a rileggersi Don Milani, anziché ai fori imperiali a vedere il passo cadenzato degli stivali da guerra».
Sì sono anti-militarista e “non vuol dire che odio i militari, vuol dire che sono cittadina di uno Stato che nella sua Costituzione ripudia esplicitamente la guerra. Se davvero crediamo che quella sia la Costituzione ‘più bella del mondo’, come ci piace spesso ripetere, dovremmo essere tutti e tutte anti-militaristi”.
Michela Murgia, 4 giugno 2023