Domenica 22 ottobre c’ero anche io, così come Simonetta Valenti e Cristina Bona, ad ascoltare il Vescovo Luigi Bettazzi presentare il suo ultimo libro “Sognare eresie”.
Il Vescovo ha toccato argomenti anche molto spinosi e delicati, ma sempre con grande sagacia, profondità e quel pizzico di ironia che da sempre contraddistinguono le sue dissertazioni.
Uno di questi argomenti è stato l’aborto e la legge 194 e qui le mie orecchie si sono fatte particolarmente attente perché è un tema che mi è sempre stato molto a cuore e per il quale, insieme alle mie compagne di Ivrea ma non solo, ormai 45 anni fa ho partecipato a molte accese discussioni, assemblee, manifestazioni perché finalmente venisse promulgata una legge a tutela delle donne, della loro salute, dignità e maternità e che permettesse una corretta prevenzione.
Finalmente, nel 1978, questa legge è diventata realtà; certo non è una legge perfetta e non voglio entrare oltre nel merito, ma io penso che in tutti questi anni abbia reso tutte le donne italiane più serene nel dover affrontare, se ritenuto opportuno, un’interruzione volontaria di gravidanza.
E’ stato quindi con grande sgomento che sono stata costretta ad ascoltare l’intervento, assolutamente non previsto e non richiesto, del Presidente del Centro Aiuto per la Vita/Movimento per la Vita di Ivrea.
Man mano che tale signore procedeva nel suo discorso mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo, ascoltavo un uomo che con tono anche bonario spiegava ad una platea prevalentemente femminile quanto possa “essere doloroso abortire”, che le donne “non devono dare ascolto a quelle femministe che le influenzano negativamente”, che in realtà “le donne non vogliono veramente abortire” e che se “giustamente accompagnate” possono rinunciare a tale scelta perché “non sanno veramente a cosa vanno incontro”.
Ho cominciato ad agitarmi sulla sedia, a guardarmi intorno, a cercare altri sguardi per avere conferma che avevo sentito giusto!
Sì, avevo sentito giusto, ma non ero assolutamente preparata ad un attacco di questo genere, non era per quel motivo che ero andata curiosa e serena al Salone 2000 ad ascoltare Bettazzi!
Mi sono resa conto che quando si parla di aborto, di legge 194, c’è ancora tanta strada da fare, non bisogna veramente dare nulla per scontato, soprattutto oggi. Ogni occasione è buona per minare l’autonomia di pensiero e l’indipendenza che faticosamente negli anni NOI, LE DONNE, abbiamo ricercato e in parte conquistato.
Non abbassiamo mai la guardia, per noi, ma soprattutto per le giovani donne e le ragazze che rischiano sempre di più di veder sparire diritti che si pensava fossero ormai ampiamente acquisiti.
Antonella Picco