La variante del Piano Regolatore conferma la strategia di “ricucitura” nei confronti dei commercianti da parte dell’amministrazione, in particolar modo quelli legati all’area mercatale. Si ragiona seriamente sullo spostamento del mercato nel centro cittadino e nel parcheggio delle Poste, anche per permettere al Lago d’Ivrea di tornare in superficie
”Vision”, rigenerare, limitare il consumo di suolo e diventare attrattivi. Sono queste le parole d’ordine della variante del Piano Regolatore, i cui risultati sin ora ottenuti dal confronto con associazioni di categoria e cittadinanza sono stati esposti martedì 20 marzo in sala Santa Marta.
Presente, durante la serata, il sindaco Della Pepa, le cui parole introduttive hanno finalmente sciolto ogni dubbio circa la possibilità che l’amministrazione comunale decidesse di forzare i tempi anticipando “l’adozione della variante” (così si dice, in gergo tecnico) prima della fine del mandato attuale: «questo sarà probabilmente l’ultimo incontro pubblico prima della campagna elettorale; le visioni e le strategie del piano prescindono dal colore politico e servono a migliorare la qualità della vita della città. Spero che la nuova amministrazione sappia recepire questa variante». Anche le parole dell’assessore Giovanna Codato confermano questa direzione: «Il piano deve regolare, porre delle regole, ma non è un piano strategico. Oggi poniamo le regole che daranno gambe a visioni future. Le fasi successive arriveranno con l’insediamento del nuovo sindaco».
Il lavoro dello studio Boeri, “capitanato” dall’architetto Massimo Giuliani, fino a questo momento ha portato avanti un lavoro di conoscenza, di comprensione dell’attuale situazione eporediese, individuando le criticità maggiori sulle quali dover intervenire e dando forma alle osservazioni della cittadinanza che erano state raccolte durante la giornata di workshop il 6 dicembre scorso.
Tanti sono gli elementi emersi, molti dei quali per ora solo abbozzati, ma due questioni su tutte hanno calamitato la maggior parte dell’attenzione: il tema dell’area mercatale e l’emersione del Lago di Città.
Le due questioni sono strettamente connesse, in quanto i disagi strutturali della cementificazione su cui il martedì e il venerdì si alleste il mercato sono direttamente connessi alla “volontà” del lago cittadino di tornare “in superficie”. «Il lago mercatale vuole diventare il sesto dei laghi che gravitano su Ivrea e ci sembra che l’abbia fatto capire molto bene» afferma Giuliani e, arrivati a questo punto, sembra non ci siano più dubbi sul fatto che l’intenzione dell’amministrazione sia quella di voler far sì che la natura riprenda la sua porzione di territorio. Permettere ciò, tuttavia, vuol dire ripensare completamente l’ubicazione del mercato cittadino, in particolar modo rivedendo la collocazione delle bancarelle non alimentari. La proposta c’è già e durante la serata è stata illustrata: «il mercato d’Ivrea ha bisogno di essere ripensato nella sua collocazione. Abbiamo immaginato che potrebbe spostarsi più nel centro storico, anche per poterlo riattivare. Potremmo rifunzionalizzare l’area ex-Varzi e il parcheggio delle poste». L’ipotesi di spostamento del mercato è solo in fase di proposta, ma la cartina rapidamente fatta scorrere tra le molteplici slide durante la serata ha mostrato più di quanto le parole dell’archietto Giuliani volessero semplicemente abbozzare. Oltre alla piazza delle Poste e l’area ex-Varzi (che insieme coprono una superficie di 67.000 mq a fronte degli attuali 28.000 utilizzati dal mercato) tra le aree prese in considerazione nell’ottica di portare una parte dell’area mercatale nel centro storico, sarebbero evidenziate: piazza Ottinetti, piazza Santa Marta, piazza Fillak, Porta Vercelli, piazza di Città e l’attuale parcheggio in via E. Guarnotta (davanti alla libreria Didattica Più, per intenderci).
Insomma, le idee sono state messe in moto e non c’è dubbio che questa scelta “caschi a fagiolo” per l’amministrazione eporediese per cercare di venire incontro alle esigenze dei commercianti, come già si era lasciato parzialmente intendere durante il primo incontro sulla variante, tentando una ricucitura di rapporti divenuti freddi a seguito della discutibile gestione dell’assessorato al commercio (prima affidato a Strobbia e ora nelle mani del sindaco).
La variante del piano regolatore non finisce qui. Un altro aspetto di estrema rilevanza ha riguardato il contenimento del consumo di suolo (fissare dei limiti precisi e certi fin dove la città possa espandersi) in relazione con il riutilizzo e la rigenerazione di aree degradate o sottoutilizzate. «Abbiamo contato 17 ambiti dismessi, degradati e sottoutilizzati. Rigenerare sarà il vero obiettivo di questo nuovo piano. Inoltre, i valori immobiliari della città sono bassi e questo ne rende difficile il recupero. Anche su questo tema occorrerà lavorare». E poi ancora: perequazione territoriale, istituire una fascia di salvaguardia dei sistemi urbani, valorizzare l’agricoltura e la mobilità sostenibile.
A parole questa variante sembra andare verso una direzione corretta. Troppe volte si è insistito sull’importanza del turismo e della necessità di rendere la città più “attrattiva”, immaginando che fosse possibile cercare soluzioni “esterne” alla città e al territorio per ovviare ai molti problemi economici e produttivi. Questa variante non cancella quest’idea (che pure meriterebbe d’essere approfondita per capire quale reale ricaduta territoriale è in grado di offrire), ma, se non altro, ha il pregio di aver cercato di equilibrare tutto ciò con un tentativo di miglioramento della qualità della vita a Ivrea, a partire dall’area del mercato (oggettivamente in difficoltà), senza trascurare l’aspetto naturalistico e il centro urbano in crisi.
Anche la scelta di non forzare l’iter di approvazione della variante muove verso una direzione corretta, coerentemente con quanto la minoranza del Consiglio Comunale aveva chiesto.
La domanda ora diventa: basteranno queste “ipotesi” (qualcuno potrebbe maliziosamente definirle “promesse elettorali”) a placare l’animo dei commercianti eporediesi per arrestare l’emorragia di voti del centro-sinistra?
Per ora sono solo parole.
Andrea Bertolino