Solo poche forze politiche hanno nei loro programmi “pace e disarmo nucleare”

Un confronto dei programmi elettorali dei partiti, liste o movimenti che si presenteranno alle elezioni del 4 marzo riguardo alle tematiche di pace, nonviolenza e disarmo nucleare. Di ratifica Trattato ONU e messa al bando delle armi nucleari parlano solo Potere al Popolo, LeU, +Europa, Lista Insieme e Movimento 5 Stelle

Tra gli argomenti della campagna elettorale, toccati ripetutamente nelle interviste, nei talk show, negli articoli ed editoriali, non ci sono temi di pace e disarmo (politiche di pace, spese militari, forze armate, armi atomiche, produzione e commercio delle armi, disarmo, difesa civile nonviolenta, trasformazione nonviolenta dei conflitti, educazione alla pace).
Forse questi argomenti non interessano agli italiani, ai partiti, ai giornalisti?
Interessano però alle organizzazioni pacifiste e nonviolente: quelle che da mesi portano avanti la Campagna “Italia ripensaci”, finalizzata a spingere il governo italiano a firmare il Trattato ONU di messa al bando delle armi atomiche, già firmato il 7 luglio 2017 da 122 stati.
Perciò queste organizzazioni riunite in Piemonte nel Coordinamento di cittadine/i, associazioni, enti e istituzioni locali contro l’atomica, tutte le guerre e i terrorismi, si rivolgono ai candidati con l’appello “#TiVotoSoloSe”, col quale chiedono ai futuri parlamentari un impegno scritto a sostenere, se eletti, la ratifica del Trattato ONU e il conseguente allontanamento delle armi atomiche dalle basi Nato in Italia.
Come si può vedere sul sito www.tivotosolose.it , hanno finora firmato 63 candidati deputati e senatori in provincia di Torino, di partiti differenti (non quelli di centro-destra).

Ma cosa c’è su questi temi nei programmi dei partiti? Una sintesi può essere utile, affinchè i cittadini elettori possano essere più consapevoli e motivati nel scegliere chi e cosa votare il 4 marzo.
Di impegno per la firma e la ratifica del Trattato ONU per l’abolizione delle armi nucleari, parlano solo i programmi di Liberi e Uguali (LeU), Potere al Popolo, Associazione +Europa, Lista Insieme e Movimento 5 Stelle.

Parlando di Difesa in Europa, la Lista +Europa, che non ha nel programma il tema Pace-disarmo, precisa: “Il problema del rapporto tra un esercito europeo, che + Europa vuole equipaggiato di sole armi convenzionali, e il deterrente nucleare francese, auspichiamo si risolva nel medio-lungo termine nel quadro di un disarmo nucleare generale e completo … Ad interim, le armi nucleari francesi, conservando la loro consistenza e schieramento attuali, potrebbero estendere la deterrenza al resto dell’Unione europea, supplendo al ruolo svolto attualmente da quelle americane.

Il Partito Democratico ribadisce l’attuale programma di difesa per l’Italia, sottolineando l’importanza di una difesa comune europea, dentro la Nato. Poi specifica: “È soprattutto verso l’Africa che si giocano le partite fondamentali per il futuro del nostro continente”. Tutto qui per il PD.

Il MoVimento 5 Stelle, nel capitolo sulla politica estera, rifacendosi all’art.11 della Costituzione, ripudia le numerose guerre attuali con le loro tragiche conseguenze. “Le lobby dell’industria militare e i governi collusi sono gli unici a guadagnare”.
La pace è un diritto irrinunciabile di tutti i popoli, perciò occorre “considerare reato internazionale la guerra di aggressione e di conquista e rconoscere il diritto delle popolazioni aggredite ad essere risarcite dai Paesi aggressori.” Il “sistema di sicurezza occidentale” non solo non ci ha reso più sicuri, ma è il primo responsabile del caos odierno. Dalla gestione drammatica dell’invasione della Libia fino alla distruzione pianificata della Siria, passando per il finanziamento, il supporto e la vendita di armi ai “bancomat del terrorismo internazionale” (Arabia Saudita su tutti), il sistema di sicurezza occidentale ha registrato una serie di fallimenti che hanno portato alle popolazioni dei Paesi membri, miliardi di euro di perdite, immigrazione fuori controllo e destabilizzazione di intere aree”.
Il M5S è per la revisione della partecipazione dell’Italia alla Nato e per “il disimpegno dell’Italia da tutte le missioni militari della NATO in aperto contrasto con l’art. 11 della Costituzione”.
La politica estera del MoVimento 5 Stelle si basa sul rispetto dell’autodeterminazione dei popoli . Criticando la politica fin qui condotta in Medio Oriente denuncia: “I nostri governi hanno distrutto intere popolazioni, come quella siriana, seguendo l’interventismo occidentale della NATO .”
“Una vera rivoluzione consiste semplicemente nell’applicare la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale.” Si impegna a sostenere una riforma degli organi decisionali delle Nazioni Unite” . Ritiene importante riconoscere le prerogative e i diritti delle minoranze e come ad esempio dei Palestinesi.
Nel capitolo sulla Difesa dice che le spese militari sono troppo elevate, chiede lo stop del programma dei caccia F35, sottolinea l’importanza della difesa dei diritti dei militari e della gestione delle risorse. “La spesa militare italiana è uno degli aspetti più oscuri del programma di spesa dello Stato. Per venirne a capo dobbiamo addirittura fare ricerche su diversi ministeri”. “La gestione delle risorse umane della Difesa rappresenta un vero e proprio “tallone d’Achille” per uno dei dicasteri che riceve più stanziamenti dalla legge di bilancio annuale.” “Bisognerà migliorare questi dati (rapporto tra comandanti e comandati) a vantaggio di ruoli operativi e di nuovi arruolamenti, anche alla luce delle continue minacce che nel breve e medio periodo ci dovranno trovare pronti con uomini e mezzi ben dislocati a difesa degli interessi nazionali in Italia e nelle sedi diplomatiche nel mondo.” “L’idea centrale è la possibilità di spostare buona parte degli investimenti pubblici, oggi impiegati nei programmi d’armamento tradizionali, verso lo sviluppo e la ricerca di strumenti più attuali come la cyber security e l’intelligence.” “L’immenso patrimonio della Difesa ha un impatto notevole nei vari contesti territoriali; parliamo di aeroporti, caserme o basi navali, ma anche di poligoni, depositi o strutture abbandonate.”

Nel programma di Liberi e Uguali c’è un intero capitolo su Pace e Disarmo, nel quale si citano i dati dell’”Osservatorio italiano sulle spese militari italiane”: essi “ci dicono che negli ultimi 10 anni di recessione e di tagli in tutti i comparti sociali, la spesa pubblica militare italiana è invece aumentata del +21% con una crescita costante, che continua tuttora arrivando, con la Legge di Bilancio per il 2018, all’1,42% del Pil (più della Germania, ferma all’1,2%).
Serve una politica estera di pace. Dobbiamo rafforzare le politiche di cooperazione e solidarietà internazionale, di promozione dei diritti umani attraverso l’applicazione delle convenzioni internazionali e rifiutare l’interventismo militare al servizio di una logica di guerra. Un investimento è già stato fatto con i corpi civili di pace, da sviluppare con l’istituzione di un Dipartimento della difesa civile, quale mezzo alternativo per promuovere iniziative multilaterali di risoluzione pacifica dei conflitti. Crediamo inoltre non rinviabile una riduzione delle spese militari, con un risparmio per la finanza pubblica. Occorre far rispettare all’industria italiana degli armamenti – integralmente e strettamente – le norme internazionali, europee e sulle limitazioni all’export bellico, a partire dalla legge 185/90, in particolare sui paesi in guerra. All’interno di questa cornice occorre interrompere l’autorizzazione dell’export bellico nei confronti dell’Arabia Saudita, in guerra con lo Yemen.

Anche Potere al Popolo dedica a “Pace e disarmo” un capitolo del suo programma e pone l’accento sul rischio della corsa al riarmo richiesto ai paesi Nato: “Non a caso riprende la corsa al riarmo con un ruolo particolarmente aggressivo dell’amministrazione Trump, che chiede a tutti i paesi della Nato di portare le proprie spese militari al 2% del PIL. Per il medesimo vincolo di subalternità sul nostro territorio proliferano basi militari vecchie e nuove (Sicilia, Campania, Sardegna), si installano nuove bombe nucleari a Ghedi ed Aviano, aumentano la produzione, le spese e gli impegni militari all’estero, sia nel quadro della Nato che del nascente esercito europeo: una spesa media di 800 milioni di euro l’anno per le “missioni” militari all’estero e per il riarmo, circa 500 milioni di euro all’anno per la diaria dei 50 mila soldati di stanza nelle basi militari Usa e Nato, 80 milioni di euro al giorno per le spese militari generali. La fuoriuscita dai trattati militari è la condizione per impedire il coinvolgimento del nostro paese nelle guerre imperialiste del XXI secolo, per una sostanziale riduzione delle spese militari, lo smantellamento delle armi nucleari e delle basi militari, per una politica di disarmo, neutralità e cooperazione internazionale. Il nostro paese si è trovato e rischia di trovarsi sempre più coinvolto in guerre di aggressione a causa degli automatismi dell’adesione alla Nato”.
Per questi motivi Potere al Popolo propone il ritiro delle missioni militari all’estero, la cancellazione del programma F35, la riconversione civile dell’industria bellica e la cancellazione del MUOS in Sicilia, lo smantellamento delle basi militari in tutto il paese.

La Lista Insiemerileva come lo spettro del conflitto nucleare sia ancora grande e come sia arrivato il momento in cui le nazioni devono dichiarare la propria inequivocabile opposizione alle armi nucleari.
Le risorse liberate dalle politiche di pace e disarmo saranno investite sui comparti sociali e civili di spesa pubblica, a cominciare da messa in sicurezza del territorio, istruzione e cultura. “Insieme” intende promuovere politiche di Pace per la costruzione e la diffusione di una cultura della pace attraverso l’educazione e la ricerca, la promozione dei diritti umani, lo sviluppo e la solidarietà nazionale ed internazionale, il dialogo interculturale, l’integrazione. “Insieme” intende adottare un Piano Nazionale per la Prevenzione della violenza e la promozione della pace sociale. “Insieme” intende prevenire la violenza sociale e promuovere linguaggi e comportamenti liberi dall’odio, qualificando le politiche di istruzione rispetto all’educazione alla nonviolenza, alla trasformazione positiva dei conflitti. “Insieme” propone come prime misure urgenti di uscire dal programma di acquisto dei cacciabombardieri F35, di “istituire il Ministero della Pace e/o di un dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta (come richiesto dalla campagna un’Altra difesa è possibile e dalla relativa proposta di legge di iniziativa popolare)”; di “Sviluppare e potenziare il Servizio civile universale (nazionale ed estero) consentendo ogni anno a 100.000 giovani di partecipare a questa esperienza di cittadinanza attiva”; di “Contenere le spese militari entro l’1% del Pil (oggi in Italia incidono per l’1,42%); di Rispettare integralmente e strettamente le norme internazionali ed europee sulle limitazioni all’export bellico, a partire dalla legge 185/90, in particolare verso i paesi in conflitti armati; Regolamentare strettamente l’export militare e progressivamente riconvertire l’industria bellica in industria ad alta tecnologia civile”.

Nei programmi dei partiti di centro-destra è inutile cercare termini come disarmo, nonoviolenza e riduzione delle spese militari.

Pierangelo Monti