Mercoledì 6 dicembre si è tenuto, in grande stile alle Officine H, il Workshop Ivrea2030, il laboratorio “a tavole rotonde” pensato per raccogliere idee e proposte sulla variante del piano regolatore d’Ivrea
Il Workshop 2030 è stato un incontro discretamente partecipato se si tiene in considerazione il fatto che una parte della società civile è venuta a conoscenza dell’evento solo pochi giorni prima e in maniera del tutto casuale, per sentito dire o tramite passaparola. Decisamente una partenza con il piede sbagliato se l’intento era quello di creare “partecipazione”.
C’è chi avrebbe potuto pensar male, vedere in questo gesto una malcelata negligenza amministrativa, ma come poter “gufare” un progetto così importante come quello di una variante del piano regolatore di una città che fatica a trovare una sua strada per il futuro?
Ingoiato il malumore e accettata l’idea che si sia trattato solo di una “dimenticanza” o, tutt’al più, di una “disorganizzazione involontaria”, la giornata ha visto impegnate circa un centinaio di persone, tra addetti al lavori, geometri, architetti, tecnici, cittadini e rappresentanti di associazioni; un numero considerevole di uomini e donne suddivisi in 7 tavoli tematici, ognuno dei quali avente il proprio tema di riferimento: “Ivrea e la città metropolitana”, “paesaggi agricoli e servizi ecosistemici”, “difesa del territorio”, “attrattività urbana”, “qualità della vita”, “riattivazione della città e usi temporanei” e, infine, “produzione, innovazione e cultura”.
Ognuno tra i partecipanti ha portato il proprio contributo per aiutare questo “team” di esperti milanesi (lo studio Boeri, vincitore dell’appalto al prg da 100 mila euro) che, per ovvie ragioni, necessita di una fase di approfondimento delle criticità del territorio. Milano è una metropoli, Ivrea un’anziana signora a metà tra un grosso paese e una piccola città: le differenze sono notevoli ed è quindi più che sensato che prima di definire un progetto articolato si prenda confidenza con le peculiarità eporediesi.
Per questa ragione, più che di un workshop si è trattato di un brainstorming, di un giro d’idee da mettere a confronto, per quanto si possa parlare di confronto.
A diversi tavoli, infatti, sono mancate delle figure istituzionali con le quali poter affrontare determinate questioni. Così, ad esempio, nonostante il tavolo 1 avesse come parole chiave i termini “servizi sovracomunali”, “trasporto pubblico”, “sistemi verdi”, “flussi” e “polarità” non si è presentato nessun rappresentante della Regione, dell’Agenzia mobilità metropolitana, di RFI, di Trenitalia e dei presidi e dirigenti scolastici delle scuole superiori d’Ivrea, per altro tutti soggetti “invitati” al tavolo.
Una partecipazione a metà, in sostanza, ma che ci si augura possa portare a nuovi incontri e nuove proposte. Ciò che invece non ci si augura, in tempi sospetti in cui il tatticismo politico è all’ordine del giorno, è che questa giornata sia stata funzionale a fini meramente elettorali. Lo stesso Francesco Comotto di Viviamo Ivrea, presente ad uno dei tavoli, dichiara: «Non ho mai visto cominciare un piano regolatore sei mesi prima delle elezioni. Va bene il confronto, ma auspichiamo che nessuna decisione venga presa prima di uno studio approfondito e soprattutto chiediamo che al Consiglio Comunale non si proponga di “adottare” la nuova variante in prossimità della scadenza elettorale».
Cosa vorrebbe dire “adottare” il nuovo piano regolatore a ridosso di elezioni amministrative? Vorrebbe dire, in gergo tecnico, “porre il PRG in salvaguardia” ovvero obbligare qualunque scelta edilizia (e non solo) a rispettare sia i dettami del vecchio piano regolatore che quello nuovo appena “adottato”: 2 vincoli (tra di loro ipoteticamente contraddittori) anzichè uno solo. E se nel frattempo l’amministrazione a guida PD venisse sostituita da un altro indirizzo politico? Avremmo un piano regolatore datato, uno nuovo “adottato”, ma probabilmente da ridefinire e una nuova amministrazione appena insediata e già impantanata attorno a questo paradosso.
Insomma, la fretta è cattiva consigliera e non è un caso che i piani regolatori necessitino di anni per essere approvati, come d’altronde testimonia il vecchio piano eporediese dal titolo PRG2000, ma approvato solo nel tardo 2006, ovvero sei anni dopo.
Andrea Bertolino