Presentato sabato scorso a Ivrea dall’Ordine della Mugnaia in una sala Santa Marta gremita oltre misura
Sabato 25 novembre, in concomitanza con la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, è stato presentato il Progetto Violetta, pensato e promosso dall’Ordine della Mugnaia con il sostegno di Asl To4, Corso di Laurea in Discipline Infermieristiche di Ivrea, Fondazione del Carnevale e patrocinato dal Comune di Ivrea. L’idea di un impegno concreto contro la violenza di genere è maturata all’interno dell’Ordine della Mugnaia da un gruppo di donne appartenenti anche ad altre componenti del Carnevale e si è sviluppata intorno alla figura di Violetta, dalla quale prende il nome: “una figura femminile che è ambasciatrice di liberta ed emancipazione”, come specificato dalle promotrici stesse.
In città già da un paio di settimane si vedevano i segni di questa operazione: grandi scarpe rosse in moltissime vetrine del Centro Storico ad annunciare l’evento. E c’è veramente da complimentarsi per la capillarità e l’effetto prodotto.
A presentare il progetto Lilli Angela, presidente dell’Ordine, Barbara Bessolo, psicologa e psicoterapeuta, e Silvana Faccio, referente Equipe Donne Oltre dell’Asl/To4 e coordinatrice della rete didattica contro la violenza di genere del corso di laurea di Infermieristica di Ivrea. Dopo che Barbara Bessolo ha inquadrato il problema con le sue molte sfaccettature e ripercussioni sociali sul vissuto di tutti, non solo delle dirette interessate, Silvana Faccio ha fornito i dati ricavati dal lavoro delle tre equipe dell’Asl che si occupano della violenza alle donne: Donne Oltre Ivrea, Ametista Chivasso, Gyné Ciriè, Lanzo.
I numeri, e ci limitiamo a quelli del 2016, dicono che sono state seguite 187 donne, di età compresa tra i 18 e i 60 anni. La nazionalità del maltrattante in 120 casi era italiana, di queste, 178 riportavano maltrattamenti fisici e psicologici, di cui 177 avvenuti in famiglia e 99 con figli minori a carico. Insomma, anche il nostro territorio non è immune al fenomeno e, come si evince dai dati forniti, per due terzi riguarda soggetti italiani, la stragrande maggioranza dei casi avviene in famiglia e la metà coinvolge figli minori, giusto per chiarire qualche punto e smentire lo stereotipo del “babau” straniero.
Il progetto prevede la creazione di un fondo, già aperto e operativo, presso un conto corrente Banca Prossima (Intesa Sanpaolo) che verrà utilizzato per aiutare donne in difficoltà. il primo obiettivo è quello di organizzare e promuovere azioni di sensibilizzazione, attraverso l’organizzazione di incontri ed eventi specifici e di potenziare e garantire un percorso di sostegno psicologico alle donne vittime di violenza che accedono alla rete dell’ASL TO4, proponendo moduli di intervento di psicoterapia individuali, di coppia e di gruppo. Non è stato spiegato molto di più rispetto al come tutto ciò verrà gestito, con quali modalità e chi deciderà quali saranno i soggetti beneficiari.
Fin qui, tutto bene. E’ sicuramente positivo sapere che l’interesse per il problema della violenza di genere inizia ad allargarsi a fasce di persone sempre più ampie e di diversa estrazione sociale. Quello che però lascia un po’ di amaro in bocca è constatare che, in molte altre occasioni (e ce ne sono state diverse negli ultimi anni) ad eventi organizzati sul tema, il numero dei partecipanti fosse decisamente inferiore alla metà della metà della metà rispetto alle presenze che, sabato 25 novembre, hanno gremito all’inverosimile la Sala Santa Marta, luogo scelto per la presentazione del Progetto Violetta. Moltissima gente non è riuscita ad entrare. E la mancanza di spazi pubblici di capienza adeguata in questa nostra città prima o poi bisognerà affrontarlo, e soprattutto cercare di risolverlo.
Tornando a monte, il progetto “Violetta” parte bene, con un sostegno largo, un esteso interesse e il coinvolgimento del “mondo carnascialesco”. Un coinvolgimento al quale probabilmente avrà concorso il “One Billion Rising” (movimento globale, laico, apartitico, che afferma che ogni donna ha il diritto di vivere e decidere del proprio corpo della propria salute, fondato dalla scrittrice e attivista Eve Ensler) che nel 2015 fu dedicato proprio alla “Violetta” eporediese, avviando così una liaison con lo Storico Carnevale di Ivrea.
Lisa Gino