Vodafone di fatto non accetta la sentenza del giudice del lavoro Matteo Buffoni del Tribunale di Ivrea, isola i lavoratori ricorrenti e presenta appello
Dal giorno della sentenza del 19 ottobre scorso che ha dichiarato illegittimi i trasferimenti da Ivrea a Milano, Vodafone ha collocato in permesso retribuito fino a venerdì scorso tutti i 17 lavoratoratori trasferiti. Nello stesso giorno i lavoratori hanno ricevuto una lettera dall’azienda i cui toni rimarcano la volontà di isolarli, in attesa dell’esito dell’appello alla sentenza, confermato nell’incontro sindacale tenutosi a Milano il 10 novembre scorso. Nell’incontro, voluto da Vodafone, con le segreterie nazionali dei sindacati e il Coordinamento Rsu, si sono discussi vari punti relativi all’organizzazione del lavoro e uno di questi era proprio la questione dei trasferimenti da Ivrea a Milano. Per questo i lavoratori di Ivrea interessati sono andati a Milano e hanno chiesto di parlare con i rappresentanti, ma Vodafone – nessuno stupore – ha rifiutato di riceverli, “L’Azienda non ha ritenuto meritevoli né di un saluto né di breve confronto i lavoratori di Ivrea ex trasferiti che hanno atteso davanti ad Assolombarda il responsabile delle risorse umane per chiedere se poteva essere considerata terminata questa vicenda che tanto è stata pesante e ingiusta e che tanto chiaramente è stata condannata dalla magistratura disponendo la revoca dei trasferimenti riconosciuti come infondati.“, si legge nel resoconto dell’incontro diffuso dai Cobas.
Anche senza incontrarli, l’azienda una risposta l’ha data molto esplicitamente: la vicenda per Vodafone non è per niente terminata. Lo prova, fra le altre azioni, il ricorso in appello contro la sentenza del Tribunale di Ivrea presentato pochi giorni prima. “La riteniamo una decisione indegna, chiara riconferma di un accanimento verso alcuni lavoratori e una diabolica volontà di perseverare su strade sbagliate dal 2007 a oggi, strade e decisioni che non fanno bene né all’azienda né naturalmente ai lavoratori tutti, non solo a quelli di volta in volti coinvolti in simili allucinanti decisioni.”, denuncia il Cobas che al tavolo milanese aveva chiesto una presa di posizione alle altre organizzazioni sindacali in merito all’accanimento discriminatorio di Vodafone, presa di posizione che “tristemente non è pervenuta“.
Il rientro al lavoro
Ma la corda non si può tirare troppo e anche Vodafone lo sa, così giovedì 16 novembre l’azienda invia una raccomandata dove informa i lavoratori che “in mera esecuzione del decreto reso dal Giudice del Tribunale del lavoro di Ivrea”, e in attesa dell’esito dell’appello, dovranno presentarsi lunedì 20 novembre nella sede di via Jervis 13 per fare un periodo di formazione per essere quindi assegnati all’attività di “follow-up collaudi”.
Bene, dopo essere stati trasferiti a Milano per fare uno stupido lavoro che potevano fare ovunque, rientrati a Ivrea grazie al Tribunale, ma lasciati a casa, finalmente si rientra a lavoro!
Perché allora parliamo di confino nel titolo dell’articolo?
Perché come sempre i fatti vanno analizzati. Vodafone non intende in nessun modo inserire i lavoratori dei quali voleva liberarsi in attività proprie della sede di Ivrea, e meno che mai dividendoli in vari uffici. Ancora una volta infatti Vodafone fa rientrare dall’estero un’attività per collocare i lavoratori “ribelli”, e questa volta oltre ai reintegrati da Comdata aderenti al Cobas (che si opposero alla cessione del 2007), vengono inclusi nel “confino” anche le due lavoratrici con l’esenzione al lavoro in cuffia.
Insomma si vogliono tenere in uno stesso recinto i lavoratori indesiderati, diciamo per praticità, per meglio indirizzare e proseguire con il percorso vessatorio e giudiziario. “E’ tutto talmente smaccato!“, è l’amaro commento di Valeria Viletto, Rsu Cobas Vodafone Ivrea.
E’ tutto talmente ingiusto.
Ma i lavoratori che lottano, non perdono. Resistete, che soli mai sarete.
Cadigia Perini