Sono ricominciati gli incontri della Palestra Politica dello Zac! e questa stagione autunnale apre a discussioni inerenti tematiche sociali, a partire dal delicato tema della cittadinanza tramite ius sanguinis, ius soli o ius culturae
«Quello che noi stiamo chiedendo è una calendarizzazione al Senato che porti all’approvazione della legge sullo Ius Soli». Con queste parole Andrea Gaudino ha aperto la serata di giovedì 26 della Palestra Politica dello Zac! dal titolo “Ius soli e diritto alla cittadinanza”. Una quarantina le persone ad ascoltare gli interventi dei due ospiti dell’incontro: Anass Hanafi, studente di giurisprudenza e segretario nazionale di AFD International per la difesa e la promozione dei Diritti Umani e Ilaria Sesena, giornalista di Altreconomia.
Durante la serata si è cercato di chiarire cosa comporterebbe l’attuale proposta di legge sullo ius soli, ma per far questo è necessario sapere cosa prevede attualmente la legislazione italiana in materia di cittadinanza.
Come funziona attualmente
La legge 91 del 1992 prevede un’unica modalità di acquisizione della cittadinanza italiana, definita ius sanguinis (diritto di sangue): un bambino ottiene la cittadinanza italiana se almeno uno dei due genitori è italiano. Nel caso in cui entrambi i genitori siano stranieri, la legge, invece, diventa piuttosto restrittiva: per poter ottenere i documenti di cittadinanza i figli hanno l’obbligo di residenza continuativa fino al compimento del diciottesimo anno d’età e, successivamente a questo lungo periodo di “stasi”, un solo anno di tempo per presentare la domanda. La carenza di questa legge è dovuta al fatto che migliaia di bambini nati e cresciuti in Italia siano legati al destino dei loro genitori che possono veder scadere il proprio permesso di soggiorno e costringere tutta la famiglia a lasciare il paese.
Ius soli temperato e Ius culturae
Nel 2011, per far fronte all’incapacità del Parlamento di promuovere una riforma sulla cittadinanza, una ventina d’associazioni diedero vita alla campagna “L’italia sono anch’io”, raccogliendo un numero sufficiente di firme per presentare due leggi d’iniziativa popolare confluite il 13 ottobre 2015 in una riforma di legge approvata alla Camera e che ora attendono di essere approvate anche al Senato. Ma cosa prevedono le leggi d’iniziativa popolare sullo ius soli temperato e ius culturae?
Nel diritto, lo ius soli puro prevede che la cittadinanza venga data automaticamente a chiunque nasca nel territorio di un certo stato (diritto legato al territorio); questo è valido, ad esempio, negli Stati Uniti, ma in nessun paese dell’Unione Europea. Lo ius soli temperato mette dei paletti all’automatismo della sua versione “pura”: un bambino nato in Italia diventa italiano se almeno uno dei due genitori si trova in Italia da almeno 5 anni. Se il genitore non proviene dall’Unione Europea, deve aderire ad altri parametri:
– deve avere un regolare permesso di soggiorno
– deve avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale;
– deve disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge;
– deve superare un test di conoscenza della lingua italiana.
Lo ius culturae, invece, prevede la cittadinanza a quei bambini nati o giunti in Italia prima del compimento del 12° anno d’età che abbiano frequentato le scuole per almeno 5 anni e superato un ciclo scolastico (elementari o medie); i ragazzi giunti in Italia tra i 12 e i 18 anni potranno ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico.
Quanti bambini potrebbero beneficiare dello ius culturae ad Ivrea?
Prendiamo il caso eporediese: se, per ipotesi, domani venisse approvata al Senato la legge sulla cittadinanza, quanti bambini stranieri potrebbero beneficiare di questa legge? Una risposta precisa non esiste, ma una stima può essere azzardata. Secondo l’ISTAT, infatti, al 1° gennaio 2017 si conterebbero, residenti ad Ivrea, circa 387 bambini e ragazzi stranieri d’età inferiore ai 19 anni. Il dato non è approfondito e non fa luce su chi siano i bambini nati o arrivati prima del dodicesimo anno d’età né tanto meno quanti anni di scuola italiana abbiano affrontato; ciò nonostante questo numero restituisce una fotografia della dimensione dell’impatto che questa legge potrebbe avere sul territorio (almeno a Ivrea, escludendo tutti gli altri comuni canavesani).
”Stiamo crescendo dei ragazzi delusi e arrabbiati”
Le parole di Ilaria Sesena, sul finale della serata, rendono abbastanza bene il motivo per cui è necessario approvare una nuova legge sulla cittadinanza, sia che si tratti di questa ferma al Senato o di un’altra: «Negli ultimi 4 anni, di tutti i ragazzi sotto i trent’anni che hanno ottenuto la cittadinanza italiana, undicimila hanno successivamente deciso di abbandonare l’Italia. In questo dato io ci vedo un disinnamoramento, una delusione. Pensate cosa vuol dire a 25 anni vedere le proprie ambizioni spezzate: il risultato è che stiamo crescendo dei ragazzi delusi e arrabbiati».
Eppure, c’è chi questo disinnamoramento vorrebbe vederlo perpetuato, in nome di una “difesa alla sostituzione etnica” fomentata dalle destre italiane, che più che temere il “diverso” temono il musulmano, come ha anche ricordato la stessa Sesena. Il cosiddetto “imbastardimento della razza” sembra essere l’unico argomento che i detrattori dello ius soli sono stati in grado di avanzare.
Più che dell’imbastardimento della razza c’è da temere l’imbastardimento della nostra solidarietà e già questo sarebbe di per sé sufficiente a fugare ogni dubbio: questa legge d’iniziativa popolare, malgrado tutto, merita di essere approvata.
Andrea Bertolino