Legambiente e l’Associazione Pro Ambiente Crist pubblicano la lettera inviata al sindaco Della Pepa e al responsabile per l’autorizzazione della centrale
«In riferimento alla Comunicazione del Sindaco di Ivrea apparsa sui media il 26 gennaio in merito alla “carenza delle risorse di acqua potabile”» il Circolo Dora Baltea di Legambiente e la neo-nata Associazione Pro Ambiente Crist hanno immediatamente presentato una lettera al Comune d’Ivrea mettendo in evidenza la “ridicola e paradossale” (si fa per dire) ovvietà della situazione. Si legge, infatti: «è noto che durante i mesi invernali la portata della Dora Baltea si riduce notevolmente avvicinandosi al valore del deflusso minimo vitale previsto dalla legge. In annate in cui si verificano lunghi periodi di siccità la ricarica delle falde non avviene mettendo in crisi sia gli ecosistemi che gli usi civili ed economici. Il cambiamento climatico in atto, dovuto in larga parte alle attività umane, rende le crisi idriche, sia negli aspetti di carenza che in quelli alluvionali, non più fatti isolati ma frequenti. Se a tutto ciò aggiungiamo che lo sfruttamento intensivo delle acque del fiume (nel tratto Carema Ivrea sono presenti otto centrali e tre sono in progetto) per la produzione di energia elettrica sottrae alla Dora Baltea in modo permanente quantitativi importanti di acqua (dai 20 ai 40 metri cubi al secondo), si comprende come si stia di fatto pregiudicando la vita del fiume e le importanti funzioni che esso svolge per l’ecosistema».
Il fiume che alimenta l’Anfiteatro Morenico d’Ivrea è già ampiamente messo in difficoltà dall’insistente presenza di diverse centrali e altre potrebbero ben presto impattare ulteriormente la già precaria vita di questo importante “protagonista azzurro” canavesano. Come se non bastasse, la carenza di neve e acqua che ognuno di noi, quest’inverno, ha potuto constatare non lascia spazio ad alcun dubbio circa la sopravvivenza e la tenuta futura della Dora Baltea. Tutti questi elementi, sommati tra di loro, mettono a dura prova la stabilità del fiume e per questa ragione Legambiente e l’Associazione Pro Ambiente Crist hanno avanzato al sindaco Della Pepa e al responsabile del procedimento di autorizzazione unica per la centrale del Crist Vincenzo Latagliata le seguenti richieste: «nella Conferenza dei servizi del 18 novembre 2015 convocata per valutare il progetto, la Smat aveva fatto notare che la costruzione del nuovo canale avrebbe potuto avere un impatto negativo sul livello della falda che alimenta i pozzi, accentuando i rischi di carenza di risorsa nei periodi invernali. In quell’occasione fu chiesto a Idropdana di avviare il monitoraggio con cadenza mensile delle falde in questione: tale monitoraggio è stato avviato? Se si quali sono i risultati e chi li controlla?». In secundis: «dato il potenziale danno che la centrale del Crist arrecherebbe ai cittadini e all’ambiente, non sarebbe opportuno completare il monitoraggio e valutarne i risultati prima di avviare i lavori?».
Il buonsenso è sovrano in queste richieste: se il sindaco stesso ha, de facto, allertato la cittadinanza per la carenza di risorse idriche, che senso avrebbe costruire una o più altre centrali andando a minare ulteriormente il normale corso del fiume e le sue falde acquifere? La Cop21 è stato il primo simbolico passo verso la conquista di una convivenza armonica di uomo e ambiente, ma senza piccoli gesti locali in grado di dare forza e veridicità a questo storico compito, la trasformazione è condannata a restare impressa sulla carta, ma non sulla nostra realtà.
Comprendere che la Dora Baltea non è una risorsa economica, bensì una risorsa vitale per il nostro territorio è un imperativo al quale ogni canavesano non può sottrarsi. Questo è il primo passo da compiere. Il secondo sarebbe bloccarne ogni abuso, centrali comprese.
Andrea Bertolino | 03/02/2016