Il 5 ottobre scorso una nostra rappresentanza ha incontrato i responsabili del Consorzio InReTe sul tema della accoglienza e accompagnamento alla autonomia delle persone richiedenti protezione.
Si è verificata, ancora una volta, una piena identità di vedute per quanto riguarda le caratteristiche e i contenuti che il servizio deve avere: una forte connotazione educativa, ovvero di crescita di conoscenze e del capitale umano e non una deleteria accoglienza assistenzialista umanamente degradante e privante delle aspirazioni di persone che hanno affrontato prove durissime per guardare con speranza al futuro loro e dei loro Paesi.
I contenuti dei bandi e dei capitolati in base a cui sono stati assegnati alle sette cooperative i lotti del servizio sono chiari ed esaurienti, così come le penali e sanzioni in caso di inadempienze.
Abbiamo concordato però che, pur se il percorso di assunzione di responsabilità da parte delle amministrazioni locali è quello giusto, molta strada resta da fare.
Devono essere ancora realizzati i primi due aspetti strutturali che sono previsti: il decentramento sul territorio dei 51 Comuni e il conseguente modello di accoglienza di piccoli gruppi evitando le concentrazioni.
Ciò si traduce nel fatto che, ancora oggi, quasi un quarto dei posti previsti non sono gestiti da InReTe ma dalla Prefettura secondo il precedente modello.
Abbiamo espresso la nostra disponibilità a lavorare con le comunità locali ancora prive di persone ospitate, perché possano essere partecipi di una impresa che, se non è facile, non è nemmeno fuori dalle capacità e vocazioni delle nostre genti; ed è perfino nelle esigenze di un territorio che ha uno dei più alti tassi di invecchiamento del mondo.
Parimenti abbiamo dichiarato la nostra disponibilità a trasferire conoscenze e competenze nostre e di altre realtà regionali ed extra regionali, che hanno avviato positivi percorsi di partecipazione dei richiedenti protezione alle attività di volontariato a favore delle comunità ospitanti.
Siamo infatti convinti che una relazione che porti alla reciproca conoscenza, alla caduta di stereotipi e paure frutto della distanza, possa avviarsi dal “fare insieme per il bene comune” anche da piccole cose.
Abbiamo ancora una volta segnalato la fondamentale necessità di apprendimento della lingua, ma anche delle basi della convivenza della nostra comunità nazionale, dei diritti e dei doveri, del funzionamento dei servizi, del mercato e della legislazione del lavoro, della necessità di censire capacità, professionalità, studi e competenze possedute.
Anche in questo, se certamente i servizi devono fare la loro parte (Centri Istruzione Adulti e Cooperative devono garantire almeno 10 ore di scuola settimanali) le comunità locali sono essenziali per una costruzione di relazioni positive.
Come Osservatorio siamo impegnati in diversi campi, non ultimo quello delle scuole, a diffondere informazioni, esperienze e contatti, cioè cultura; per contrastare paure e chiusure pericolose per il nostro avvenire che ha invece bisogno di aprirsi a nuove relazioni e scambi sapendo che abbiamo molto da dare e molto possiamo scambiare.
Pensiamo altresì di promuovere una occasione di riflessione sul futuro del territorio in presenza di questo fenomeno. Una riflessione a cui chiamare i diversi soggetti che hanno ruoli nelle scelte di strategie di sviluppo sociale, culturale ed economico.
Osservatorio Migranti
persone e associazioni per la difesa dei diritti
e delle potenzialità dei richiedenti asilo e protezione