Due iniziative in programma nei prossimi giorni (la prima martedì prossimo, 19 settembre) riportano l’attenzione su uno dei peggiori carceri d’Italia: la Casa Circondariale di Ivrea
Sono 32 i detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane, dove la “normalità” è quella di condizioni strutturali degli edifici inaccettabili e decadenti, violazione delle norme igienico-sanitarie, sia nella distribuzione del vitto che nelle condizioni di vita quotidiana, possibilità di veder rispettati i propri diritti (distribuzione della posta, svolgimento dei colloqui familiari, regolarità nelle telefonate) lasciata in balia della discrezionalità di chi ha una qualche briciola di potere.
A questo si aggiungono il sovraffollamento, lo sfruttamento delle condizioni di lavoro, il rincaro esorbitante che viene applicato ai costi della spesa interna e l’utilizzo massiccio e devastante di psicofarmaci usati esclusivamente come strumento di controllo.
Contemporaneamente a questa situazione i detenuti della casa circondariale di Ivrea hanno da tempo iniziato una protesta per denunciare la disumanità della condizione detentiva, le gravi violenze e gli abusi subiti: molti di loro a seguito di queste proteste sono stati trasferiti in altri carceri fuori regione.
Il carcere, che ha come capienza 192 posti regolamentari, è sovraffollato: 244 detenuti di cui 102 stranieri (41,80%). Per quanto riguarda il personale della casa circondariale, delle 220 unità ottimali 183 sono in pianta organica, ma solo 144 sono effettivamente a disposizione della direttrice. Negli ultimi mesi, all’aumento delle presenze si è sommato l’arrivo di diversi casi di detenuti trasferiti da altri istituti, per lo più a causa di sanzioni disciplinari. Questa delicata situazione si scontra con la carenza di organico e con gli scarsi strumenti che la struttura ha a disposizione.
A luglio un ragazzo tunisino di 37 anni è morto in carcere d’infarto, probabilmente per abuso di farmaci. La vicenda è finita sul tavolo del procuratore capo di Ivrea, Giuseppe Ferrando, che ha aperto un fascicolo per omicidio a carico di ignoti e disposto l’autopsia. La morte del ragazzo potrebbe essere legata a un uso eccessivo di farmaci all’interno del carcere; farmaci che potrebbero essere oggetto di scambio tra detenuti. Il garante regionale dei detenuti Bruno Mellano ha chiesto e ottenuto di incontrare la responsabile della Sanità penitenziaria dell’Asl To4, Ornella Vota, che ha il compito di monitorare le terapie e le prescrizioni fatte ai detenuti del carcere di Ivrea. Il ragazzo era uno dei 1.811 detenuti stranieri presenti nelle 13 carceri piemontesi.
Il 23 agosto un detenuto italiano, ristretto nel reparto transito della casa circondariale, ha completamente distrutto una cella. In particolare, il detenuto ha devastato le suppellettili e ha sfondato la parete che divide la cella dal bagno seminando caos nel carcere. L’uomo stava scontando l’esclusione dalle attività in comune con gli altri detenuti.
E la città?
Il 31 marzo scorso un presidio organizzato da “Castellazzo assediato” e “Alpi libere” evidenziava le condizioni dei detenuti del carcere di Ivrea, proseguendo l’attività di attenzione al carcere dopo la fine ottobre del 2016, quando la Casa Circondariale eporediese fu teatro di un pestaggio seguito alle proteste dei detenuti per le condizioni di vita.
Malgrado l’intervento di consiglieri regionali, parlamentari, garante dei detenuti locale, piemontese e nazionale e ministero e Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, la Casa Circondariale di Ivrea resta tra le peggiori d’Italia (e quasi la peggiore in Piemonte).
Nel frattempo, lo ricordiamo, in Consiglio Comunale a Ivrea si discuteva della situazione nella Casa Circondariale per effetto di una mozione presentata il 6 febbraio da Francesco Comotto (di Viviamo Ivrea) e Alberto Tognoli (della Lista dei Cittadini). Mozione che, ritenendo «indispensabile l’assunzione di una posizione propositiva e inequivocabile dell’Amministrazione Comunale di Ivrea circa i fatti denunziati e le condizioni generali di una struttura pubblica che ricade sul territorio cittadino», proponeva di impegnare l’amministrazione comunale «ad attivarsi per affrontare e risolvere nei tempi più solleciti le emergenze che coinvolgono tutti coloro che vivono nella Casa Circondariale» e «a riattivare un canale di comunicazione con l’Amministrazione Penitenziaria programmando nel tempo visite periodiche da parte dei Consiglieri Comunali e degli Assessori».
Una proposta non passata per l’astensione del gruppo consiliare del PD. A questo proposito il capogruppo Dulla ha sostenuto che è una follia sostenere che il carcere sia una specie, seppur particolare, di “quartiere” della città e che non spetta al Comune occuparsi di ciò che vi accade perché sono altre le autorità alle quali spetta questo compito. In chiusura del dibattito, prima del voto, la richiesta del sindaco Della Pepa a Comotto e Tognoli di ritirare la mozione per presentarne una nuova in un successivo consiglio elaborata nella riunione dei capigruppo. Richiesta non accolta.
E così, mentre c’era chi manifestava sotto il carcere di Ivrea per far sentire ai detenuti la vicinanza e l’attenzione sociale alla loro condizione, nella stessa sera il Consiglio Comunale della città (e più precisamente il gruppo consiliare PD che ne costituisce la maggioranza assoluta) dichiarava che non intende occuparsi di quanti vivono in corso Vercelli 165. La tradizione di impegno dell’amministrazione comunale eporediese nei confronti del carcere sembrerebbe un ricordo lontano.
Dopo mesi di disattenzione (e mesi nei quali la situazione interna al carcere non è certamente migliorata, come confermano i fatti accaduti questa estate), arrivano in questi giorni due iniziative: la prima, martedì 19 settembre (dalle ore 9,30 alle 13.30 presso l’Auditorium del Liceo Gramsci), organizzata dal Comune di Ivrea insieme alla Casa Circondariale e con la collaborazione della Fondazione di Comunità, è “una giornata di studio e di proposte per ridurre la recidiva delle persone che stanno nel nostro carcere” presentata con l’eloquente titolo “Ti accompagno all’uscita e non tornare più”. Un’occasione di confronto, aperto al pubblico, di esperienze realizzate in altre case circondariali (Bollate, Padova). Già, perché la recidiva nelle nostre carceri è tra le più alte d’Europa (sette detenuti su dieci).
Un’altra iniziativa in programma a breve è il RadioDramma dal titolo “Evasioni creative”, frutto di un laboratorio (realizzato da gennaio a maggio all’interno della Sezione Transessuali della Casa Circondariale di Ivrea) a cura di Elena Ruzza per l’associazione “Terra Terra”.
Si tratta di cinque trasmissioni radiofoniche a cura delle persone detenute che sono già state registrate e andranno in onda previa autorizzazione del Ministero di Grazia e Giustizia e della Direzione della Casa Circondariale.
Due iniziative che, ovviamente, da sole non modificano il clima e le condizioni di vita nel carcere eporediese, ma almeno riportano un po’ di attenzione sulla vita in questo “quartiere della città” (come in molti lo considerano a Ivrea, con buona pace del capogruppo del PD in Consiglio Comunale) e offrono un’occasione per ragionare sul senso dell’istituzione carcere.
Simonetta Valenti