Il segretario operaio

Lino Malerba, ex operaio e delegato sindacale alla Olivetti eletto segretario della Fiom Piemonte

Lino Malerba nasce a Napoli nel 1963. Inizia a lavorare giovanissimo come elettricista. In “nero”, neanche da dire, che è un modo per approfondire l’argomento diritti & sicurezza senza studiarlo sui libri. Per seguire la sua compagna, eporediese, si trasferisce a Ivrea, lasciandosi alle spalle affetti e famiglia. Nel 1984 viene assunto in Olivetti, nello stabilimento di Scarmagno insieme a tanti altri giovani; del resto gli anni ’80 sono quelli del pieno boom informatico. La Olivetti si allontana sempre più dall’ideologia che fu di Adriano (il “padrone umano”); è una fabbrica come le altre, il tavolo dove ci si siede per risolvere i conflitti tra padronato e forza lavoro non è più rotondo, da una parte si siede il padronato e dall’altra il sindacato. Lino Malerba si siede al posto giusto e da delegato Fiom combatte la sua prima battaglia, quella per la conferma di tutti i giovani assunti con i contratti di “formazione lavoro” e la loro trasformazione in contratti a tempo indeterminato. Anche questa battaglia è un ottimo libro di testo per il futuro segretario, che riconoscerà facilmente anni dopo il  “precariato”. Figura spesso scomoda anche all’interno dell’organizzazione sindacale coniugherà sempre la lotta per i diritti alla crescita politica. Due tratti indissolubili dello stesso modo di “fare sindacato”. Lo troviamo ai cancelli della fabbrica nei 120 giorni di presidio che seguirono la cassa integrazione del 1998 e protagonista di quei due mesi dell’autunno 1999 in cui centinaia di operai e impiegati occuparono la fabbrica dichiarata fallita. Sarà la più complicata ed eroica lotta sindacale degli ultimi decenni che porterà alla vendita della ex Olivetti Personal Computers con la ricollocazione di tutti i 1500 dipendenti rimasti. Dopo diverse vicende che seguono quell’esperienza nel 2006 Lino Malerba viene chiamato dalla Fiom come funzionario sindacale, prima a Settimo Torinese, poi a Ivrea e nel Canavese. Successivamente approda a Torino nella sede sindacale provinciale, per occuparsi prima di vertenze legali e poi delle aziende di Torino città. Nel 2022 la Fiom lo vuole responsabile dell’organizzazione e della formazione quadri a livello regionale; a settembre scorso viene eletto Segretario della Fiom Piemonte.

Quale FIOM hai trovato da neo segretario?

Una situazione davvero complicata. La cassa integrazione sta crescendo in modo vorticoso, la crisi dell’automotive non trova una soluzione con la 500 ibrida di Mirafiori e l’indotto sta soffrendo ormai da anni. Tutti gli altri settori metalmeccanici sono in grande difficoltà: dai macchinari allo stampaggio, dal meccanotessile alle botteghe orafe di Valenza. Il precariato intanto si allarga e si sono completamente fermati gli investimenti. A farne le spese, ovviamente, sono lavoratrici e lavoratori a cui le imprese non intendono rinnovare i contratti. Il settore aerospazio torinese è l’unico ad andare in controtendenza, purtroppo “grazie” alla crescente spesa militare.

Quella dell’occupazione del ’98 a Scarmagno (mi piace ricordare che in quei 120 giorni siamo stati compagni e delegati insieme) è una esperienza oggi immaginabile?

Quella è stata una battaglia epica, ma ci sono tante esperienze di resistenza, a partire dalla GKN di Campi Bisenzio. Poche però salgono agli onori della cronaca. A Scarmagno ho visto  le persone più diverse farsi un tutt’uno, lottare insieme, coinvolgere le famiglie, vivere le lunghe notti dell’occupazione, coinvolgere il territorio che si è stretto intorno ai
lavoratori. Tra quei lavoratori si sono creati legami umani indelebili. Hanno tentato la strenua resistenza contro il suicidio della Olivetti di De Benedetti e la desertificazione industriale dell’Eporediese, che è sotto gli occhi di tutti. Ancora oggi sono profondamente legato a quell’esperienza umana unica. I cambiamenti sociali spingono sempre più le persone a isolarsi con i loro problemi anziché agire collettivamente. Il che è sempre un errore perché chi non lotta ha già perso. Il mio ricordo indelebile è il momento in cui abbiamo abbandonato l’occupazione dopo l’accordo sulla vendita: ho chiuso il lucchetto al cancello della fabbrica ripensando alla biblioteca aziendale nella quale mi ero formato, simbolo di un modello di impresa che non avrebbe più riaperto.

É di pochi giorni fa la notizia che ogni giorno, nel territorio della procura di Ivrea, assistiamo a tre infortuni sul lavoro o malattie professionali. Lo ha dichiarato la procuratrice Gabriella Viglione. Un caso? La normalità? Stiamo tornando vertiginosamente indietro; perché? E come si muove La Fiom? Quali sono le categorie più colpite?

Sì, è normale. Una normalità diabolica. Come se ormai fosse una fatalità uscire per andare al lavoro e non tornare a casa. La classe operaia oggi non ha una rappresentanza politica e viene letteralmente sacrificata in nome del profitto. Assistiamo alla liberalizzazione dei subappalti, a un proliferare di imprese senza alcuna considerazione per la vita delle persone e per le quali la sicurezza dei lavoratori è un odioso e fastidioso costo: mancati investimenti, mancate manutenzioni per risparmiare, controlli che arrivano solo dopo gli infortuni, controllori disonesti… le ragioni sono tante, ma sempre le stesse. Allora bisogna assumere ispettori negli Spresal (Servizio Prevenzione Sicurezza Ambienti di Lavoro. É la struttura delle Aziende Sanitarie Locali che si occupa della tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori n.d.r.) e punire i colpevoli. Oggi se la cavano con le multe, ma i responsabili non pagano mai. Occorrerebbe una procura specializzata negli omicidi sul lavoro, gli infortuni e le malattie professionali, ma il governo su questi temi non fa altro che propaganda. Il sindacato riesce a essere un forte deterrente, ma solo nelle imprese in cui è presente, che sono una minoranza. In questa fase di crisi, di dazi e di caro-energia la situazione sta peggiorando. Il profitto passa sopra le ragioni dell’umanità.

Martedì 21 ottobre si sono tenute alla Muviq di Ivrea le elezioni delle Rsu: la Fiom si è confermata primo sindacato e Monica Tedesco delegata e candidata, (la cui auto, nella notte tra il 15 e il 16 ottobre è stata oggetto di un atto vandalico e sessista nel parcheggio pubblico utilizzata dai dipendenti) la più votata in assoluto. Come leggi la vicenda Muviq? 

La vicenda Muviq è il segno preoccupante di un clima parecchio complicato in quell’azienda, che va analizzato a fondo. Credo si sia trattato di un tentativo di intimidire la nostra delegata alla vigilia delle elezioni alla Rsu aziendale, aggiungendo per sfregio l’elemento sessista. Confido sia possibile individuare i colpevoli e far loro pagare il conto. Ma di certo hanno sbagliato bersaglio! Sono felice del risultato, ma soprattutto dell’affetto dimostratole da colleghe e colleghi

Pur lavorando a Torino continui a vivere a Ivrea

Il mio ufficio è a Torino e sono spesso in giro per il Piemonte, ma ho scelto di continuare a vivere a Ivrea. Anzi, non mi ha mai sfiorato l’idea di trasferirmi. Qui ci sono luoghi e persone verso i quali ho affetti e legami indelebili, forgiati nelle lotte per lo strenuo tentativo di difendere il patrimonio industriale di questa città.

a cura di Simonetta Valenti